Foglio di Comunità – n° 7-8/2016

Bollettino informativo non periodico della Comunità cristiana di base Viottoli
Distribuzione gratuita — Pinerolo (To), 30/06/2016

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EUCARESTIE  E  GRUPPI  BIBLICI

Come ogni anno, durante l’estate ci saranno delle variazioni per quanto riguarda la celebrazione dell’Eucaristia e i gruppi di lettura biblica. L’assemblea di comunità ha deciso il seguente calendario:

EUCARESTIE:

venerdì   8 luglio alle ore 21 (a cura di Carla e Beppe)

venerdì 29 luglio alle ore 21

venerdì 12 agosto alle ore 21

venerdì 26 agosto alle ore 21

L’eucarestia domenicale riprenderà domenica 11 settembre, ore 10.

I gruppi biblici settimanali sono sospesi e riprenderanno lunedì 5 settembre, ore 21, al FAT.

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ASSEMBLEA DI COMUNITA’

Venerdì 26 agosto la comunità si è convocata per programmare la ripresa delle attività dopo la pausa estiva. Alle ore 19 ceneremo insieme e alle ore 21celebreremo l’eucarestia nella sua forma breve. Seguirà l’assemblea di programmazione.

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LETTURE BIBLICHE PER IL PROSSIMO ANNO

L’assemblea di comunità ha raccolto alcune proposte su cui prenderemo decisioni durante l’estate. Queste le proposte formulate:

  • alcuni testi delle scritture cristiane (lettere pseudo-paoline e scritti apocrifi)
  • la storia del movimento cristiano durante i primi secoli, fino ai primi Concili
  • il libro della Genesi

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GRUPPO RICERCA

Riprenderà i propri lavori giovedì 22 settembre alle ore 21, sempre a casa di Paola ed Elio a Miradolo di S. Secondo. La prima serata sarà dedicata ai video sul nostro viaggio in Nicaragua e Guatemala con Nico, Angelina e Adolfo. Poi inizieremo la lettura del libro Donne sciamane di Morena Luciani.

Il gruppo è sempre aperto a chiunque desideri coinvolgersi in un cammino di ricerca e scambio.

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GRUPPO DONNE

Gli incontri estivi saranno comunicati di volta in volta alle donne interessate.

Carla, Doranna, Luisa

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GRUPPO “USCIRE DALLA GUERRA”

Lunedì 4 luglio, alle ore 17,30, il gruppo è convocato per ripensarsi e programmare le attività al rientro dalle ferie.

Ricordiamo che questo gruppo è nato non solo per organizzare eventi pubblici, ma soprattutto per essere un luogo di autoformazione e approfondimento. Siamo quindi tutti e tutte invitati/e a partecipare e a far circolare l’invito alla partecipazione.

Luciano, Domenico e Beppe

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UN ABBRACCIO…

… A tutte le persone che ultimamente non abbiamo più visto, ma che sono nel nostro cuore, in particolare a tutti e tutte coloro che vivono periodi di sofferenze e difficoltà. Non sempre riusciamo ad esservi di aiuto, ma vi accompagniamo con il nostro affetto e le nostre preghiere.

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VIOTTOLI

E’ in stampa il n. 1/2016 (che verrà spedito entro l’ultima settimana di luglio).

Approfittiamo di questo spazio per ringraziare le persone che hanno accolto con grande disponibilità il nostro invito a collaborare. Ringraziamo anche tutti/e coloro che tramite email e telefono ci contattano e per gli apprezzamenti che riceviamo. Vi invitiamo a collaborare mandandoci articoli, riflessioni, preghiere, recensioni…

Ricordiamo la quota associativa: 25,00 € (socio ordinario) – 50,00 € (socio sostenitore); oppure potete versare un contributo libero utilizzando il ccp n. 39060108 intestato a: Associazione Viottoli – via Martiri del XXI, 86 – 10064 Pinerolo (TO) o con bonifico bancario: IBAN: IT 25 I 07601 01000 000039060108   BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX

Vi invitiamo inoltre a richiedere copie saggio gratuite del nostro semestrale (per informazioni: viottoli@gmail.com). Sono disponibili alcune raccolte complete con tutti i numeri della rivista dal ‘92 a oggi.

Sul nostro sito http://www.cdbpinerolo.it cliccando su VIOTTOLI —> ARCHIVIO DEI NUMERI ARRETRATI trovate, e potete scaricare gratuitamente, tutti i numeri in formato *.pdf dal 1998 al 2014.

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INCONTRO CON LA COMUNITA’ DI TRENTO

Abbiamo ricevuto da Paola Morini il programma dell’incontro – da giovedì 1 a domenica 4 settembre organizzato a Terzolas (Val di Sole, in Trentino) sul tema: Spiritualità laica nel mondo d’oggi. Si tratta del loro incontro annuale del dopo-ferie a cui ci invitano a partecipare.

Carla e Beppe

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Carissimi/e, anche quest’anno la Comunità di S. Francesco Saverio ha deciso di offrire, a tutte/i coloro che siano interessate/i, l’opportunità di incontrarsi per tre giorni nella “Casa per ferie” di Terzolas sviluppando un percorso di approfondimento e confronto su un tema che pensiamo possa essere coinvolgente per molti/e:

Spiritualità laica nel mondo d’oggi

Vorremmo porre al centro delle nostre riflessioni l’immagine che abbiamo del divino, di noi stessi, delle persone che ci vivono accanto (o che vorrebbero farlo), e di come tutto ciò influenzi il senso che diamo al nostro stare nel mondo. A cosa facciamo riferimento quando parliamo di “spiritualità”? Essa è necessariamente coniugata con la religione? In che modo coinvolge la relazione che abbiamo con noi stessi, con le altre persone e con la natura di cui siamo parte?

Cercheremo di dipanare insieme questa matassa facendoci aiutare, nella ricerca del filo, da persone che partono da approcci diversi: filosofico, psicologico, religioso ed esperienziale. Il nostro auspicio non è di trovare “la risposta” ma di fare un’esperienza che ci aiuti a muovere i nostri passi nella maggior consapevolezza possibile.

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PROGRAMMA

Giovedì 1/09/2016

accoglienza a partire dalle ore 17

20,45 proiezione di un film sul rapporto tra umano e trascendente; segue dibattito

Venerdì 2/09/2016

9-10 “Religioni e spiritualità: quale offerta di senso per l’essere umano?” relazione di Alberto Conci

10,30-11,30 gruppi di lavoro su quanto emerso dalla relazione

15-17 i gruppi riferiscono in assemblea e si apre il dibattito con il relatore

20,45 per le/gli interessate/i: proiezione di un film inerente alle tematiche trattate

20,45 per gli/le interessati/e: presentazione di “Uomini in cammino” a cura di Beppe Pavan

Sabato 3/09/2016

9-10 “Come uscire dalla cultura del dualismo oppositivo e accostarsi alla dinamica dell’armonia” relazione di Maria Luisa Drigo

10,30-11,30 riflessioni e confronto

15-16,30 per gli/le interessati/e: visita al castello di Caldés e alle sue mostre

17-19 “Spiritualità come pratica del quotidiano” testimonianza dalle CdB con Carla Galetto e Doranna Lupi

21 serata musicale (e danzante?) con la fisarmonica di Beppe Pavan e tutte le chitarre possibili

Domenica 4/09/2016

9-10 “Incarnazione: il Dio nato da donna nella gioia dell’amore (Amoris laetitia)” relazione di p. Giorgio Butterini (segue dibattito-confronto)

11 celebrazione eucaristica con p. Giorgio Butterini

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La partecipazione prevede:

COSTO – 1 pensione completa (dalla cena di giovedì 1 al pranzo di domenica 4): € 167,60 a persona in camera doppia (iva compresa ) + € 2,40 tassa di soggiorno; supplemento singola € 25,00 (iva compresa);

EXTRA: bevande ( escluso acqua naturale della fonte del Convento). Pasto singolo € 20,00.

Le adesioni vanno inviate all’indirizzo comunita.sfrasaverio@gmail.com: è necessario indicare nome, cognome e l’opzione per la camera doppia o singola, nonché segnalare se la partecipazione sarà completa o parziale.

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GRUPPO UOMINI IN CAMMINO

Dopo la consueta festa annuale con famiglie e amici e amiche a casa di Arci a Fenestrelle domenica 3 luglio, i gruppi riprenderanno i propri incontri a partire da mercoledì 14 settembre (UinC 2) e giovedì 15 settembre (UinC 1).

Gli incontri si svolgono ogni quindici giorni: il mercoledì – nella sede dell’Arci in stradale Baudenasca 17 a Pinerolo – alle ore 21, e il giovedì – nella sede del FAT, vicolo Carceri 1, Pinerolo – dalle ore 18,45 alle 20,45.

Ricordiamo agli uomini che leggono questo foglio che il nostro gruppo è sempre aperto a chi sente il desiderio di conoscerci o di mettersi in cammino con noi. Basta una telefonata per un contatto preventivo con uno di noi.

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pridetorinoQuest’anno il Pride piemontese, che nel 2015 ha coinvolto circa 70.000 persone, confermandosi come la più partecipata manifestazione del territorio dedicata al riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, compie 10 anni. 

Il Torino Pride, che si svolgerà il 9 luglio 2016 e il cui claim 2016 è “il domani ci appartiene”, per festeggiare l’importante anniversario, avrà un respiro e una visibilità nazionali e non si risolverà nella sola parata ma, grazie anche al convinto supporto di tutte le istituzioni e di diversi sponsor privati, prevederà un importante happening in piazza San Carlo con la partecipazione di ospiti di fama internazionale. 

Fra gli eventi collegati al Pride 2016 anche un progetto fotografico alla Fondazione Merz, un’asta benefica il cui ricavato andrà a CasaOz, la conferenza internazionale “The march towards equality. Celebrating Prides in Eastern Europe”, il Rights Village a Torino Esposizioni e il party “Boato” sempre a Torino esposizioni.

Il Torino Pride 2016, organizzato dal Coordinamento Torino Pride, fa parte dell’Onda Pride che prevede lo svolgimento di molte parate in varie città d’Italia per reclamare il riconoscimento dei diritti civili.

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IL COORDINAMENTO TORINO PRIDE

Il Coordinamento Torino Pride GLBT, membro di Ilga Europe (l’organizzazione internazionale non governativa che riunisce 422 realtà LGBTQI di 45 paesi europei), è costituito dalle associazioni Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender operanti sul territorio della Regione Piemonte, insieme a realtà non LGBT impegnate nel sostegno dei valori della laicità, del rispetto delle differenze. Progetta e organizza iniziative politiche, sociali e culturali sul tema dei diritti delle persone LGBT, a difesa della loro identità e dignità e per il superamento di ogni forma di pregiudizio e discriminazione legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

Sono membri del Coordinamento Torino Pride:

AGEDO Torino – Associazione parenti e amici di persone LGBT
Altra Martedì del Maurice – politica, cultura e aggregazione lesbica femminista
Arcigay “Ottavio Mai” Torino
Associazione Culturale e Ricreativa “Sauna 011”
Associazione di Volontariato LAMBDA
Associazione Famiglie Arcobaleno – genitori omosessuali
Associazione sportiva GattoNero
Associazione Quore – diritti delle persone LGBTQ e scambio sociale, culturale e turistico
Associazione TeSSo – Associazione Trasformazione e Sviluppo Sociale
Associazione Viottoli – Pinerolo, esperienze di liberazione umana e di ricerca di fede
Cento Studi Calamandrei
Centro Studi e Documentazione “Ferruccio Castellano” – fede, religione e omosessualità
Gruppo Gayitineris – Attività sportive in montagna
L’Altra Comunicazione – Associazione culturale per la diffusione della Cultura di Genere attraverso le arti visive
Maurice – GLBTQ
Polis Aperta – Associazione LGBT appartenenti a Forze Armate e Forze dell’Ordine
Rete Genitori Rainbow – Genitori LGBT con figl* da precedenti relazioni eterosessuali
Tessere l’identità – Alessandria
Ufficio Nuovi Diritti CGIL Asti
UISP – Torino

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“IL DOMANI CI APPARTIENE” – 10 ANNI DI ORGOGLIO


Le
rivendicazioni della realtà LGBTTIQ (Lesbica,Gay, Bisessuale, Transessuale, Transgender, Intersessuale, Queer) sono molteplici ed ancora e purtroppo inascoltate, soprattutto nel nostro Paese dove non esiste praticamente alcun tipo di riconoscimento di diritti. Il Pride è una delle maggiori occasioni per esprimere fermamente, anche con rabbia, che vogliamo gli stessi diritti; attraverso il Pride diamo forma e voce alle nostre richieste, tuttora disattese.

Vogliamo ricordare qual è il significato del Pride. La “rivolta di Stonewall” vide una serie di violenti scontri fra la comunità omosessuale e la polizia a New York, culminati il 28 giugno 1969 a seguito dell’ennesima irruzione violenta e immotivata della polizia in un bar gay in Christopher Street (nel Greenwich Village) chiamato Stonewall Inn. Stonewall è considerato dal punto di vista simbolico il momento della nascita del movimento di liberazione lesbico, gay, bisessuale e trans moderno in tutto il mondo e il 28 giugno è stato scelto come data della “Giornata mondiale dell’orgoglio LGBT” o “LGBT Pride”; esso equivale al nostro 27 Gennaio (Giornata della Memoria), al nostro 8 Marzo (Festa della Donna), al nostro 25 Aprile (Festa della Liberazione), al nostro 1° Maggio (Festa del Lavoro) e merita anch’esso lo status di celebrazione.

Sottolineiamo con forza il carattere commemorativo e al tempo stesso festoso del Pride, rivendicando come valore positivo l’aspetto folcloristico e carnevalesco della parata, con tutti i suoi eccessi colorati e trasgressivi. Quest’anno vogliamo proprio richiamare l’attenzione delle persone sull’origine storica, liberatoria ed egualitaria del carnevale: unico momento dell’anno in cui, fin dall’antichità, tutti gli esseri umani erano considerati uguali, ed anche agli ultimi era consentito dileggiare e sbertucciare i potenti, con scherzi anche pesanti e con atteggiamenti fortemente trasgressivi, celati dal mascheramento e dal travestimento.

Dieci anni di orgoglio, dieci anni di battaglie e di volontà chiara di lavorare insieme. Questo esprime l’anniversario del Coordinamento Torino Pride GLBT. L’orgoglio non è solo quello dell’essere in modo completo e manifesto se stessi ma anche di essere state e stati capaci di lavorare insieme, riuniti in un’associazione comune, a partire da molte e – a volte – diversissime realtà associative, sensibilità politiche o culturali. Una sfida vinta che vede Torino all’avanguardia e che consente alla Città un’ulteriore primato nella storia del movimento per i diritti in generale e della comunità delle persone LGBTQI in particolare.

Per celebrare, il termine non è casuale, il decimo compleanno che si proietta sul futuro grazie al lavoro e ai sacrifici che protagonisti e protagoniste del movimento hanno messo in opera a Torino e in tutta Italia sin dagli anni Settanta (ricordiamo la nascita del FUORI e il primo Pride sotto la Mole del 1978) il Coordinamento ha scelto, per l’edizione 2016 del Pride torinese, un’immagine che solo in apparenza può sembrare lontana dalla storia e dalle prospettive della battaglia per l’uguaglianza delle persone LGBTQI. La bella immagine sorridente di un bambino, visual convincente del “futuro che ci appartiene” come recita il claim che accompagna la manifestazione, non solo proietta la storia verso il futuro ma interroga tutte e tutti sul presente, sul diritto negato a migliaia di bambine e bambini, figli e figlie di coppie gay e lesbiche nel nostro Paese. Per questo, per una lettura che finalmente superi ogni forma di pregiudizio e segregazione, consapevoli che un primo ma non risolutivo passo è stato fatto nella prospettiva di pari diritti e doveri, lo sguardo del Torino Pride si rivolge all’infanzia, al futuro presente, alla carica di vita spesso – purtroppo – segnata da problemi assai gravi e del tutto trasversali.

Quest’anno, come peraltro l’anno passato, non potevamo però non porgere anche un accento sull’uso strumentale da parte delle gerarchie vaticane del concetto di “teoria del gender”: storicamente costruito, l’ordine sessuale è solidamente naturalizzato attraverso un sistema di strutture sociali che iscrivono le norme che lo caratterizzano nelle categorie mentali, nelle categorie istituzionali e nelle divisioni del mondo sociale come fossero un fatto di natura.

La “teoria del genere” è dunque usata come un’etichetta‐slogan al cuore di un dispositivo retorico che riformula una visione in cui l’eterosessualità e la complementarietà tra i sessi sono pensati come fatti di natura. Il sintagma è pensato per impressionare e convincere non gli avversari – che d’altronde non possono riconoscersi nella caricaturizzazione delle loro posizioni – ma i terzi: i legislatori, i parlamentari, i giornalisti, gli elettori sono i veri destinatari di tale discorso.

Nel quadro politico italiano il mancato riconoscimento di diritti oltre ad essere una contraddizione sociale e cultuale è ben distante da quanto espresso dall’Articolo 3 della Costituzione Italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. L’articolo 3 è sicuramente uno dei principi più significativi della Costituzione Repubblicana: esso è il portato dei valori che discendono dalla rivoluzione francese (Liberté, égalité et fraternité) e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. La proclamazione del principio di uguaglianza segna una rottura decisa nei confronti del passato, quando la titolarità dei diritti e dei doveri dipendeva dall’estrazione sociale, dalla religione o dal sesso di appartenenza. Nell’Articolo 3, bisogna distinguere il primo comma  che  sancisce  l’uguaglianza  in  senso  formale,  dal  secondo  che  riconosce l’uguaglianza in senso sostanziale.

Nell’uguaglianza “formale” trova espressione la matrice liberale della democrazia Italiana, in quella “sostanziale” si rivela il suo carattere sociale. Uguaglianza formale vuol dire che tutti sono titolari dei medesimi diritti e doveri, le varie specificazioni «senza distinzioni di» furono inserite affinché non trovassero posto storiche discriminazioni per porre fine l’affermazione di un’uguaglianza “senza distinzioni di sesso”. Così, l’uguaglianza «senza distinzioni di razza» serviva a preservare l’ordinamento costituzionale, mettendolo al riparo dall’infamia delle leggi razziali. Tuttavia, la nostra Costituzione non si arresta al riconoscimento dell’uguaglianza formale: essa va oltre assegnando allo Stato il compito di creare azioni positive per rimuovere quelle barriere di ordine naturale, sociale ed economico che non consentirebbero a ciascuno di noi di realizzare pienamente la propria personalità. Questo passaggio concettuale è pregnante, poiché consente di affermare che le differenze di fatto o le posizioni storicamente di svantaggio possono essere rimosse anche con trattamenti di favore che altrimenti sarebbero discriminatori.

Attraverso l’uguaglianza sostanziale, lo Stato e le sue articolazioni si assumono l’impegno di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. Il compito dello Stato quindi è quello di agire concretamente per metter tutti nelle stesse condizioni di partenza, dotando ognuno di pari opportunità per sviluppare e realizzare pienamente e liberamente la propria personalità. Il carattere aperto del principio di uguaglianza ha consentito alla giurisprudenza della Corte Costituzionale di adeguare continuamente il quadro dei diritti e dei doveri all’evoluzione economica e sociale del nostro Paese. Il principio di uguaglianza è stato declinato in un generale divieto di discriminazione; si discrimina quando si trattano in maniera uguale situazioni diverse, ovvero quando si trattano in maniera diverse situazioni uguali. La disparità di trattamento è consentita solo quando le differenze sono stabilite dal legislatore in modo ragionevole ed obiettivo.

Attraverso il canone della ragionevolezza, vero cuore del principio di uguaglianza, i divieti di discriminazioni sono stati estesi, per via giurisprudenziale, agli orientamenti sessuali, all’appartenenza ad una minoranza, all’handicap, all’età. L’uguaglianza è quindi un obiettivo tendenziale che deve essere difeso e tutelato soprattutto quando, come oggi, esso risulta al centro di un attacco incrociato, sia nella sua accezione formale che sostanziale.

Grazie alle lotte che il mondo LGBTTIQ ha condotto negli anni trascorsi da quegli eventi drammatici oggi possiamo registrare una mutata attenzione, sia sul piano nazionale che su quello internazionale, da parte dell’opinione pubblica, dei mezzi di comunicazione e del ceto politico, nei confronti delle istanze avanzate dal movimento, ma tali aperture non corrispondono ancora alle nostre aspettative.

Anche se abbiamo ben presente che gli interessi partitici o di potere potrebbero trarre in inganno rispetto alla reale apertura della politica, e aspettiamo la prova dei fatti per giudicarla, riteniamo che il riconoscimento delle istanze del movimento sia un fatto compiuto. Per questo si pone il bisogno per l’associazionismo LGBTTIQ di aprirsi ad un confronto più ampio e permeabile alla società civile per abbattere, attraverso un costante dialogo con tutte le sue componenti, le barriere ed i pregiudizi che ancora pesano sull’universo LGBTTIQ. Le nostre istanze non sono più minoritarie nello spirito dei tempi che stiamo vivendo. Questa considerazione potrà apparire eccessivamente ottimistica, ma crediamo che sia necessario alimentare costantemente la speranza in un mondo migliore.

Un ultimo aspetto sul tema del diritto e dell’uguaglianza ILGA Europe (INTERNATIONAL LESBIAN, GAY, BISEXUAL, TRANS AND INTERSEX ASSOCIATION) assegna all’Italia nel ranking dei diritti un 19% contro il 77% del Regno Unito. Nel report 2013 Il Capitolo italiano viene introdotto con queste parole: “Sviluppi positivi in Italia derivano principalmente dalle decisioni giudiziarie, piuttosto che iniziative legislative, in gran parte a causa della mancanza di volontà della classe politica di rispondere alle chiamate della comunità LGBTI per aprire la discussione intorno all’uguaglianza del matrimonio o di altri diritti. E ‘preoccupante che l’Italia continua ad avere un livello relativamente alto di omofobia e transfobia che si esprime attraverso la violenza. Nel corso dell’anno, tre donne trans sono state uccise mentre diverse altre persone LGBTI sono rimasti gravemente feriti.”

Non è solo di questione di leggi che mancano dunque. Viviamo in un paese ancora assurdamente omofobo sul piano dell’accesso ai diritti. Siamo quindi avvicinabili in modo negativo a paesi quali Turchia 14%, Bulgaria 18% e lontani da paesi che per stereotipo pensiamo “lontani dal diritto ugualitario” Ungheria 55% , Romania 31%.

TUTTE LE NOSTRE RIVENDICAZIONI

La nostra richiesta è d’investire nella sensibilizzazione, in/formazione ed educazione sulle tematiche LGBTTIQ, allo scopo di costruire una società più accogliente e meno discriminante, favorendo il superamento di stereotipi e pregiudizi, in modo che alla persona sia garantito un armonioso ed equilibrato sviluppo rispetto al proprio orientamento sessuale, identità di genere e alle scelte di vita a questi elementi connesse.

A tal fine rivendichiamo:

LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA, LESBOFOBIA E TRANSFOBIA: estensione della legge Mancino, che prevede le aggravanti penali per i crimini di odio, anche a protezione delle persone LGBTTIQ.

LEGGE SUL CAMBIO DI GENERE SESSUALE: revisione della legge 164/82, affinché anche coloro che non desiderano o non possono sottoporsi agli interventi chirurgici di riassegnazione sessuale abbiano diritto al riconoscimento del sesso desiderato nei propri documenti di identità.

DEPATOLOGIZZAZIONE DELLA TRANSESSUALITA’: cancellazione dal DSM (manuale diagnostico‐statistico delle malattie psichiatriche) della transessualità in quanto malattia psichiatrica, poiché considerarla una malattia non è soltanto un errore scientifico ma anche uno stigma sociale.

INTERSESSUALITA’: chiediamo che si  fermino le  ri‐assegnazioni  chirurgiche del sesso fino a che la persona non abbia la facoltà di esprimersi in merito e non sia in grado di dare il proprio consenso informato ad eventuali trattamenti.

MATRIMONIO: gay e lesbiche hanno uguale dignità e diritti delle coppie eterosessuali, come avviene in molti altri paesi europei e non solo. La legge italiana favorisce, di fatto, un principio antidemocratico e discriminatorio negando l’accesso al matrimonio a gay e lesbiche.

UNIONI CIVILI: unioni diverse da quelle fondate sul matrimonio riconosciute e tutelate giuridicamente e che siano accessibili a tutte le persone perché possano scegliere liberamente quale istituto giuridico meglio le rappresenta e tutela.

ADOZIONI: le adozioni di minori per i singoli, le singole e le coppie, indipendentemente dall’orientamento sessuale dei/lle richiedenti, anche qui come avviene in molti altri paesi europei e non solo.

FORMAZIONE/EDUCAZIONE: tutela al diritto di corretta formazione e informazioni senza atti di censura o discriminazioni volti a creare una cultura di vero riconoscimento di ogni espressione libera della persona, anche al fine di favorire il contrasto e il superamento delle varie forme di bullismo, in specie di quello omolesbotransfobico.

RICONOSCIMENTO DEL GENITORE NON BIOLOGICO: sul piano legale devono essere tutelati il diritto dei figli alla continuità affettiva con il genitore non biologico, il diritto a godere dei benefici economici e materiali derivanti dal legame con il genitore non biologico ed il diritto‐dovere del genitore non biologico di prendersi cura dei figli.

PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA: abolizione della legge 40 e parità di diritti all’accesso per tutti e tutte alla procreazione assistita.

LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO: approvazione in Italia, come già avvenuto in altri Paesi europei, di una legge sul fine vita che riconosca ai cittadini il diritto alla libera scelta e allo Stato il dovere di farsi carico di situazioni cliniche eccezionali per porre fine ad agonie prolungate.

LAVORO E WELFARE: chiediamo il rispetto, la libertà e la dignità di lavoratori e di lavoratrici, che si ponga fine al la precarizzazione del mercato del lavoro e rivendichiamo l’affermazione di un welfare universale.

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Quello che segue è un testo elaborato dall’associazione nazionale Maschile Plurale dopo i recenti tragici femminicidi. Lo affido alla vostra lettura, alla vostra firma di adesione e alla vostra disponibilità a farlo circolare tra amici e ambienti interessati, per raccogliere altre adesioni e firme… (Beppe)

PRIMA DELLA VIOLENZA: per una Giornata nazionale contro la violenza maschile

Un’adolescente violentata e gettata in una piscina, una ragazza uccisa e bruciata, una donna uccisa insieme ai figli da un uomo che poi uccide se stesso, una giovane nigeriana schiavizzata, uccisa a colpi di pistola: sono solo gli ultimi episodi di una lunga serie di violenze. Quando la violenza si fa più estrema l’indignazione pubblica e l’orrore superano la soglia dell’indifferenza quotidiana. Ma la realtà è molto più ampia e profonda ed è fatta di minacce, ricatti, abusi, relazioni di dominio.

La violenza degli uomini verso le donne, ormai ne siamo consapevoli, non si può liquidare come patologia di pochi marginali, né come il segno di culture lontane da noi: nasce nella nostra normalità. Anche quando è estrema parla una lingua che conosciamo e che mescola amore, controllo, dipendenza, onore, gelosia, frustrazione, potere… prima di divenire violenza. Enfatizzare l’emergenza nasconde il fatto che si tratta di un fenomeno strutturale e diffuso. Condannare la violenza senza riconoscere la cultura che la produce e la giustifica, è un gesto vuoto.

L’emozione che si è suscitata è un’opportunità per aprire gli occhi su questa realtà.

Ma l’indignazione, ai tempi di facebook, può essere una trappola: può esaurirsi in tre giorni, per poi passare al prossimo video virale, può soddisfarsi di urlare la richiesta di punizione, può ridursi a esercizio retorico. Specie se chi ha responsabilità politiche si accoda al coro della condanna ma poi lascia che i centri antiviolenza chiudano per mancanza di fondi.

Dopo le ultime, atroci, storie di violenza molti uomini hanno preso la parola pubblicamente, hanno promosso gruppi di discussione, appelli a un impegno comune, incontri in varie città. Sono stati pubblicati sui maggiori quotidiani e sui social interventi, riflessioni, analisi. Tutti ci pare mettano al centro una consapevolezza nuova: la violenza maschile contro le donne chiama in causa gli uomini, mette in discussione la nostra cultura, le nostre aspettative, le nostre frustrazioni, il nostro modo di stare al mondo e nelle relazioni. Anche diverse voci femminili hanno sollecitato una presenza e un impegno maschile più forte e netto.

Non lasciamo che questa nuova consapevolezza e assunzione di responsabilità durino tre giorni.

Proponiamo a tutti gli uomini che di fronte a queste violenze si sono sentiti colpiti e hanno sentito il bisogno di interrogarsi, di non fermarci qui: organizziamo incontri in ogni città a partire dalle sollecitazioni emerse in questi giorni, coinvolgiamo altri uomini, proviamo a scavare più a fondo e a mettere in gioco noi stessi.

Proviamo a darci un tempo di ascolto e dialogo, d’iniziativa e riflessione: tre mesi durante i quali trasformare l’indignazione in occasione di cambiamento. Costruiamo così, insieme, una giornata nazionale in autunno contro la violenza. Raccontiamoci anche le tante iniziative tra uomini e tra uomini e donne già impegnate su questo difficile terreno.

Non partiamo da zero. In questi anni la consapevolezza nel nostro paese è cresciuta. Dieci anni fa, nel settembre del 2006, un appello di uomini contro la violenza maschile raccolse molte centinaia di adesioni: da lì si è sviluppato un impegno che ha cambiato molti di noi. Tutto questo resta ancora troppo poco visibile e diffuso nella società e sui media, poco riconosciuto dalla politica e dalla cultura.

Non si tratta di ergersi a giudici di altri uomini o a “difensori delle donne” ricreando un ambiguo paternalismo, o di attivarsi solo per sensi di colpa o senso del dovere, ma di interrogarci sui nostri desideri, sulla capacità di riconoscere la nuova autonomia e la nuova libertà delle donne, dirci se può essere un’occasione di cambiamento delle nostre vite.

La violenza maschile contro le donne è il frutto di una cultura, di una forma delle relazioni tra le persone che genera altre violenze. L’uccisione dettata dall’odio verso le persone omosessuali è parte di questa cultura. Oggi proviamo orrore e ripulsa di fronte alla strage di Orlando. Perché per molti uomini è intollerabile la libertà di una donna così come è intollerabile una sessualità diversa?

La violenza riafferma un dominio, un ordine gerarchico tra i sessi ma anche tra orientamenti sessuali. Anche la violenza omicida e omofoba in Florida è l’estrema espressione di una realtà molto più diffusa fatta di insulti quotidiani nelle nostre scuole e nelle nostre strade, di battute, imbarazzi, discriminazioni ed esclusioni.

La riproduzione e la riaffermazione di ruoli sessuali stereotipati, l’adesione a presunte attitudini maschili e femminili, l’imposizione di una norma nelle relazioni affettive, contribuiscono a generare questa violenza, impoveriscono la libertà di tutti e tutte, costringono le nostre vite in gabbie invisibili.

Crediamo che anche altre violenze, altre sofferenze abbiano a che fare con questa cultura della gerarchia, della paura e del dominio verso chi percepiamo diverso da noi. Così tolleriamo la sofferenza e la morte di chi fugge dalla guerra e dalla miseria in un  mondo in cui crescono guerre, violenze, ingiustizie e disuguaglianze, considerando i migranti come minaccia, accettando che siano oggetto di violenze intollerabili ai nostri confini. Dimentichiamo di fatto la gravità della tratta di migliaia di donne schiavizzate per i consumi sessuali maschili. Accettiamo nuovi muri e recinti anziché impegnarci per un ordine internazionale più giusto e non dominato dalla guerra. La violenza razzista e nazionalista che ha ucciso a Londra la deputata Jo Cox è solo l’ultimo segno di un continente europeo avvelenato dall’odio e dall’intolleranza. Ci aggrappiamo a false identità collettive anziché scommettere sulla singolarità di ognuno e ognuna e sulla curiosità e l’apertura reciproca.

Trasformare questa cultura, vivere il cambiamento che le donne hanno già da molti anni determinato, sono anche un’occasione di libertà per noi uomini, possono arricchire e aprire le nostre vite. Possono rendere possibile un cambio di civiltà, che riguarda tutti e tutte.

Impegniamoci ad organizzare come uomini per il prossimo autunno in tutt’Italia una giornata nazionale contro la violenza maschile che coinvolga il più possibile il mondo della scuola, dell’informazione, della cultura, della politica e dell’associazionismo, ed anche quei singoli uomini che già si sono espressi pubblicamente in quest’ultimo periodo, per diffondere al massimo la sensibilità e l’impegno fra tanti ragazzi e adulti ancora troppo silenziosi, isolati e confusi.

Una giornata che volutamente si svolga prima della Giornata internazionale del 25 novembre contro la violenza sulle donne, per prendere parola come uomini prima del richiamo rituale di una ricorrenza importante: per cambiare, per agire prima della violenza.

Per adesioni e contatti scrivere a: primadellaviolenza@gmail.com

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LA DOMANDA GIUSTA

Ferdinanda Vigliani continua a fare luce sull’adolescenza, quella che noi adulti/e tendiamo a definire come età “ingrata, difficile, stupida…” quando parliamo dei nostri figli e dei loro coetanei, mentre ricordiamo con affetto e nostalgia la nostra. Il suo ultimo libro esplora questa età del “passaggio, l’avventura umana più interessante e straordinaria, il momento in cui la nostra umanità si compie” (p. 9). E’ ciò che Carla Lonzi definisce “baldanza” e Ferdinanda chiama “l’altra verginità”: è tutto quello che “nelle ragazze viene troppo spesso mortificato e riorientato in una sola direzione, verso la conquista del principe azzurro. Questa è la vera perdita della verginità: una contrazione dell’orizzonte che riduce tutto alla seduttività” (p. 13).

L’altra verginità è anche degli uomini: “E’ desiderio allo stato puro: desiderio per il mondo. (…) L’energia che prorompe a 360° diventa un fenomeno che può essere banalizzato e liquidato come tempesta ormonale. Gli occhi che brillavano si spengono. Questa è la perdita della verginità” (p. 12). “Cucirsi un vestito su misura” è la metafora usata dall’Autora per dire di un/una adolescente che sceglie di essere se stesso/a, cercando di non farsi irretire dagli stereotipi della cultura dominante: “La verginità è preziosa (…) perchè pone la domanda Chi sono?’ che è molto diversa da Che cosa sono?’. Per questo l’adolescenza non è – ma lo diventa se la domanda giusta non viene posta – l’età ingrata” (p. 27).

Ecco, mi sembra che Ferdinanda parli a me, a noi che adolescenti siamo stati/e: solo un/a adulto/a che si pone la domanda giusta “Chi sono?” può essere capace di rispettare la risposta che un/a adolescente darà alla stessa domanda. A questo proposito è molto istruttivo il cap. 3 “In-segnare”, che raccoglie racconti autobiografici sollecitati da Ferdinanda alle/ai partecipanti a un seminario di Altradimora, organizzato dalla rivista Marea a giugno del 2015.

Il libro prende poi in esame le fiabe, le religioni e le narrazioni antiche, facendo emergere che l’amore – i legami di amore, non di odio – “è il principio che tiene insieme la comunità e prima ancora tiene insieme il mondo… e viene prima degli dèi”. In questa espressione possiamo vedere il significato profondo della parola an-arché (da cui anarchia), che può significare “senza principio”, ovvero talmente primordiale e universale da stare “al di sopra dei principî umani e persino divini. Ciò che per Virginia Woolf è la Legge con la maiuscola” (p. 80).

A questa scuola dell’amore partecipiamo ogni volta che riusciamo a riaccendere in noi la luce dell’altra verginità e ogni volta che sappiamo riconoscerla e coltivarla nelle persone giovani. “Quanto al diritto delle e degli adolescenti all’esplorazione della loro sessualità, affermo che questo non solo non è in contrasto, ma è una parte integrante di quella che ho chiamato l’altra verginità” (p. 94).

Ferdinanda Vigliani, L’altra verginità, Rosemberg & Sellier, Torino 2016.

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