“Andare oltre” significa tornare a Gesù

La presentazione del libro “L’INUTILE FARDELLO” di Ortensio da Spinetoli (Chiarelettere, 2017) da parte di Giovanni Fava e Franco Barbero avvenuta a Pinerolo il 9 maggio 2017 è stato un incontro per me decisamente stimolante, anche perchè avevo già letto il libro; questo testamento spirituale di Ortensio non lascia indifferenti: il suo approccio a Gesù è un invito all’amore che tocca chiunque, come accadeva a chi lo incontrava fisicamente sui sentieri della Palestina.

Ortensio lo presenta accompagnandolo con una lettura critica delle deviazioni, cominciate pochi anni do- po la sua morte, ad opera di chi si è dedicato a costruire una propria dottrina invece di “limitarsi” a vivere con coerenza l’amore e la condivisione, secondo l’insegnamento e l’esempio del rabbi di Nazareth. Or- tensio applica a queste deviazioni l’accusa di “eresia” nei confronti del cristianesimo.

Ho apprezzato e condiviso quando Franco Barbero – come Ortensio – ha sostenuto la necessità di “torna- re a Gesù”; ma sono rimasto molto perplesso quando ha sviluppato la sua lettura di questa “eresia” ironiz- zando molto su dottrine e riti della chiesa cattolica e non solo, suscitando risate complici tra il pubblico.

Sulla scorta di una ricerca che dura da decenni in comunità, la riflessione ha preso immediatamente forma nella mia mente: di quella dottrina fa parte anche il sacerdozio, l’ordine sacerdotale, la casta. Se il cristia- nesimo è un’eresia – come sostiene Ortensio -, se davvero vogliamo tornare a Gesù, allora il discorso si fa più serio.

Gesù non era prete, l’etichetta di “sacerdote” gliel’ha confezionata su misura Paolo di Tarso (o chi per lui) per accreditarlo presso gli Ebrei nella lettera omonima… Già questo era una deviazione dall’insegnamento e dalle pratiche di vita di Gesù. Aggravata poi dall’averla dichiarata “parola di Dio”.

Possiamo anche ironizzare… e chi non lo fa? Ma se chi ironizza su tutto ciò è un prete… la riflessione continua. La gente ride quando un prete ironizza sulle dottrine che la gerarchia ha inventato e imposto nei secoli e che i suoi confratelli contribuiscono a perpetuare.

La gente ride perché dentro di sé non apprezza quella dottrina e quell’ironia è liberatoria: si sente autoriz- zata a prenderne pubblicamente le distanze da un rappresentante autorevole della stessa casta che quella dottrina ha concepito e imposto per secoli.

E noi? Riconosciamo forse che solo lui/loro sono titolati a indicarci le parti della dottrina di cui ci auto- rizzano a ridere? Oppure la nostra risata liberatoria può tranquillamente “seppellire” tutta la casta che vive di quella dottrina che ha inventato per esistere? E andare oltre?

Condivido che “andare oltre” significa – parlando di cristianesimo e di religione cattolica – “tornare a Ge- sù”, per imparare la coerenza di vita con il suo insegnamento, andando oltre le sovrastrutture dottrinarie e dogmatiche inventate dai preti.

Ebbene: se è vero, com’è vero, che Gesù non era prete… chi ci parla di Gesù senza farne una dottrina? Le donne, soprattutto, che non appartengono ad alcuna gerarchia ecclesiastica.

E’ certamente bello e conveniente che ci sia chi si specializza nell’esegesi storico-critica, archeologico- filologica, e quant’altro, della Bibbia e della cultura in cui è stata elaborata e scritta, così come c’è chi si specializza in fisica quantistica, in filosofie orientali o in lingue dell’Africa subsahariana…

Ma per riscoprire Gesù, per imparare a stare con amore e cura nelle relazioni, per “animare” comunità nell’amore e nella condivisione, non c’è bisogno di sapere l’aramaico, l’ebraico, il greco e il latino. Non è quella la specializzazione necessaria a chi vuole animare comunità che cercano di camminare sui sentieri inaugurati da Gesù.

Anche lui, a pensarci bene, camminava sui sentieri delle culture matriarcali, inaugurati dalle donne che da millenni vivevano in cerchio con le loro comunità, senza castelli gerarchici che oggi ci troviamo a voler abbattere, riconosciute e seguite per la loro autorevole saggezza.

Cito un libro solo tra i tanti che ci narrano questa storia: “Le tredici Madri Clan delle origini” (ed Venexia 2015), in cui Jamie Sams mette per iscritto la tradizione orale, trasmessale dalla nonna, del popolo Chero- kee dei Nativi del Nord America.

Quelle pagine trasudano Vangelo, eppure quei popoli non conoscevano Gesù né il Dio della tradizione ebraico-cristiana.

Per praticare e insegnare l’amore non è necessario andare in seminario; anzi! Il seminario insegna a do- minare sulle coscienze, a pretendere la delega e la sottomissione a chi con la dottrina esercita il potere.

Franco Barbero ha sostenuto – come sostengono tutti i “nostri” preti – che bisogna liberare la gerarchia ecclesiastica dal senso del “sacro” che ne fa una “casta”, e ha introdotto il tema dei ministeri: bisogna “convertire i ministeri”, ha detto, per trasformarli in veri “servizi”.

Questa è una ricerca che da anni impegna le nostre comunità. Mi chiedo: sarebbe possibile avere preti senza sacro e senza casta? Credo di no: non sarebbero più “preti”, ma animatori di comunità.

Il problema è che, se non si convertono le persone che dovrebbero esercitare questi servizi, credo che i ministeri continueranno ad essere luoghi e strumenti di potere.

Conversione delle persone significa, secondo me, soprattutto che ciascuno, a partire da sé, abbandoni ogni tentazione gerarchica, ogni appartenenza a una casta del sacro, e si disponga a “vivere in cerchio”, eserci-

tando i propri carismi per il bene comune, con la convinzione che la comunità ha bisogno di amore, non di conoscenza delle radici aramaiche dell’ebraico biblico.

Quello di cui continuo ad essere convinto, da quell’ormai lontano 2004, quando celebrammo i 30 anni della nostra CdB, è che vivere da animatori/e di comunità non è missione “da preti”, ma è possibile a ogni uomo e a ogni donna che lo scelga con coerenza e vi sia riconosciuto/a dalla comunità, non necessaria- mente come ruolo individuale, pur se esercitato a rotazione.

Ogni comunità, poi, organizzerà corsi o serate di approfondimento intorno alla Bibbia, al Corano e a ogni altro testo “sacro” per qualche porzione di umanità, invitando esperti ed esperte che conosce e che stima per la profondità dei loro studi…

Beppe Pavan
(da cdbitalia.it – 5 giugno 2017)

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