22^ Domenica del T.O.

La purezza del cuore

Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame – quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini» […] Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo» […] «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Marco 7, 1-8.14-15.21-23).

Il movimento delle piccole comunità di cristiani si sta allargando e aprendo verso il mondo pagano, non senza timori, polemiche e lacerazioni. La stessa comunità da cui ebbe origine il vangelo di Marco negli anni 70 d.C. era composta in prevalenza da cristiani di origine pagana.

Questo brano sulla purità e il vero culto a Dio è stato inserito tra i racconti di guarigioni compiute sul lago di Genezaret e il racconto (redazionale) del viaggio di Gesù in terra pagana.

Chiaro l’intento polemico-apologetico di Marco rispetto ai “custodi della legge”: le folle conoscono poco la legge eppure riescono ad incontrare Gesù e il suo messaggio, i pagani non la conoscono affatto ma, attraverso Gesù, aprono i loro cuori alla fede nel Dio d’Israele. Paradossalmente chi ha più difficoltà sono proprio coloro ai quali la legge è stata rivelata, coloro che meglio ne conoscono le sottili e pedanti interpretazioni.

Il brano di Marco è composto di tre parti: domande polemiche dei farisei rispetto a regole di purità, risposte polemiche di Gesù, dialogo di con la folla e con i discepoli.

La critica dei farisei e degli scribi riguarda un comportamento concreto dei discepoli. Essi prendono il cibo, cioè consumano i pasti, senza lavarsi prima le mani. Naturalmente il rimprovero non tocca una semplice usanza igienica, ma un uso cultuale-levitico: le prescrizioni a questo riguardo tendevano ad applicare ai laici le norme di purità rituale imposte ai funzionari del culto.

I farisei, che qui vengono messi in cattiva luce usando un codice caricaturale, erano il gruppo che seguiva scrupolosamente la legge sia come adempimento che con il cuore. “Essi volevano rispettare con rigore, volontariamente, le prescrizioni sulla purezza, che secondo la legge erano vincolanti soltanto per i sacerdoti. Nello stesso tempo però, in quanto uomini vicino al popolo, contrariamente ai sacerdoti del tempio essi volevano che la legge fosse una realtà viva nell’esistenza quotidiana mediante un intelligente adattamento al presente. Essi volevano alleviare la coscienza degli uomini, dare loro sicurezza; volevano stabilire esattamente fin dove ci si poteva spingere senza commettere peccato” (Hans Kung, Ebraismo, Rizzoli). Tuttavia, un’ala di essi, a causa del troppo zelo, opprimeva il popolo con un’interpretazione legalistica della legge, perdendone di vista il senso profondo, cioè la volontà di Dio che mira al bene dell’uomo e della donna.

Gesù, sull’onda dei profeti, polemizza contro queste deviazioni. Nella critica ai farisei e agli scribi non sono tanto la professione di fede con le labbra e il culto del cuore ad essere contrapposti ma il culto di Dio e i precetti degli uomini. Essi sono degli ipocriti perché hanno sostituito i comandamenti di Dio con la tradizione umana; le disposizioni degli uomini sono diventate più importanti della volontà di Dio. E nonostante ciò credono di rendere culto a Dio.

La mole enorme di precetti e di divieti che dovevano garantire l’osservanza della legge discriminano il popolo, allontanano le persone semplici da Dio, diventano un sistema opprimente che toglie libertà al pensiero e al comportamento della persona religiosa.

Come non pensare a come è stato tradito il messaggio di Gesù da tanti falsi maestri che hanno utilizzato il proprio sapere per confondere e condizionare le persone. Che in nome di Dio hanno caricato sulle spalle altrui regole e pesi inutili e gravosi che loro stessi non sarebbero in grado di sopportare, hanno eretto steccati e muri tra Dio e gli uomini e le donne. E qui mi riferisco ai condizionamenti delle coscienze dei credenti, all’emarginazione delle persone separate e divorziate e alle regole impietose che impediscono le seconde nozze, all’omofobia e ai muri di odio e di discriminazione innalzati contro i gay e le lesbiche, all’incoscienza con cui si impedisce una seria contraccezione e l’adozione di metodi sicuri contro il contagio da malattie sessuali, alla misoginia e alla discriminazione secolare delle donne nelle chiese.

Il rimprovero di Gesù non è diretto soltanto contro i farisei, ma anche verso i discepoli “privi di intelletto” (vv.18-19) perché, pur non ritornando al cerimoniale ebraico, esisteva pur sempre il pericolo di ricadere in una religiosità esteriore, come alibi al rifiuto di una vera conversione.

Anche per noi esiste il pericolo di nasconderci dietro un attivismo religioso per non metterci in discussione, di aggrapparci alle regole e ai precetti che possono essere “pesanti” da osservare ma nello stesso tempo esonerano dalla fatica di interrogarci seriamente sulla maturità della nostra fede, sulla nostra fedeltà al duplice comandamento: ama Dio e ama il prossimo.

L’evangelista Marco richiama espressamente l’attenzione sulla fonte della vera impurità. L’affermazione centrale è al v. 15: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo”. Il richiamo al cuore, la parte più profonda di noi, è esplicito. Secondo la concezione biblica il cuore è la sede del volere, dell’impegno e degli affetti. E’ dal cuore delle donne e degli uomini che nasce l’impulso al bene o al male.

Gesù pone sì al centro la legge, ma applicata con il cuore. Egli punta alla conversione del cuore: senza di essa non ci sono abluzioni e regole che servano. Più importante di tutte le prescrizioni sulla purezza è per Gesù la purezza del cuore, perché esso è il centro della personalità, lo spazio dove si vive la relazione sacra con Dio.

Il cambiamento del cuore non finisce mai, solo gli stolti possono affermare di essere “arrivati”. Se guardiamo un po’ “impietosamente” dentro di noi possiamo accorgerci di quanto siamo facile preda del pregiudizio, delle nostre paure, della pigrizia mentale: quante chiusure dentro di noi anche quando ci sembra di essere liberi/e e aperti/e.

Se poi guardiamo ai numerosi interventi dei vertici della chiesa, alle leggi razziste e agli sproloqui di tanti nostri “uomini di governo” quanto pregiudizio, quanta arroganza, quanta intolleranza, quanto pessimismo, quante paure vi si nascondono dietro.

Rischio forse di semplificare, ma a me sembra che dietro questi interventi ci siano uomini che vivono isolati, chiusi nei “sacri palazzi” del potere politico, economico e religioso, lontani dalla vita reale, dalle relazioni autentiche con le persone, incapaci di vedere che oltre le categorie, i ruoli, le classificazioni ci sono uomini e donne in carne ed ossa che vogliono vivere la loro vita liberi/e da inutili condizionamenti, amando, lottando, costruendosi una vita dignitosa in cui i propri diritti, necessità, bisogni ma anche doveri vengano rispettati.

Uomini incapaci di andare oltre le apparenze, di superare i propri preconcetti, i luoghi comuni, le consuetudini negative che imprigionano, incapaci di vedere dietro a: “laici, divorziati/e, gay, lesbiche, religiosi/e, eretici, musulmani, buddisti, stranieri/e….” semplicemente uomini e donne con propri desideri, i propri sogni, le proprie fragilità e limiti, le proprie radici e convinzioni. Perché tanta paura delle persone, delle differenze? Perché tanta paura della libertà, della bontà delle persone? Perché vedere il male là dove c’è solo il desiderio di comprensione, di amore, la richiesta di vivere semplicemente una vita serena, libera dal peso dei condizionamenti e dei sensi di colpa?

A Gesù interessavano le persone: ha saputo guardare al cuore degli uomini e delle donne prima che ai comportamenti. Egli ci ha insegnato con la sua vita che la relazione con Dio passa attraverso la giusta e autentica relazione con gli uomini e le donne. A noi resta il compito di metterci in cammino sulle sue orme, di ispirarci a lui nelle nostre scelte quotidiane, nella piena libertà delle figlie e dei figli di Dio.

Luisa Bruno

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