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Lunedì 16 gennaio 2012 – Vangelo di Matteo cap. 2 – CdB – Comunità Cristiana di Base Viottoli

Lunedì 16 gennaio 2012 – Vangelo di Matteo cap. 2

Già da questo capitolo Matteo esprime il suo interesse per chi non ha un ruolo importante nel sistema politico; in questo modo contrappone ai potenti coloro che sono privi di diritti. I primi sono fermi e soddisfatti, mentre i secondi sono in ricerca e si mettono in cammino.

Questo capitolo si coniuga bene con la storia di Mosé (Es 1,8-2,10). In entrambi i casi è descritto un sovrano malvagio che ordina la morte dei neonati maschi e in tutti e due i casi il neonato, a cui è affidato un compito speciale, viene salvato.

Come già detto rispetto al capitolo 1, qui non ci troviamo di fronte a una cronaca, ma l’evangelista, più che raccontare fatti accaduti, ci invita a riflettere su Gesù, il nuovo Mosé (anch’egli uscito dall’Egitto), accompagnato da Dio verso la sua missione.

In Esodo sono messe in risalto le levatrici, la figlia del faraone e la sorella di Mosé, mentre Matteo mette in luce la figura di Giuseppe: egli fa dei sogni “profetici” che gli indicano le scelte da compiere. Maria, sebbene passiva, è comunque valorizzata come madre: i magi vedono “il bambino con Maria, sua madre” (2,11); a Giuseppe si ordina di prendere “il bambino con Maria, sua madre” (2,13 e 20).

vv. 1-12: i Magi

In questa leggenda poetica dei Magi possiamo vedere che, di fronte a un evento significativo, come la nascita di Gesù, si può reagire in modi diversi. Da un lato c’è Erode, il potente di turno, che è pronto a tutto pur di non perdere la sua posizione di potere e i privilegi che l’accompagnano. Dall’altra ci sono i Magi che, pur ricchi di conoscenza e di prestigio, si avvicinano con curiosità e meraviglia, disponibili ad accogliere questo evento: alzano gli occhi al cielo per scorgere la stella e, poiché abitano lontano, si mettono in cammino. I piedi camminano sulla terra, ben ancorati alla realtà, mentre occhi e cuore sono aperti alla novità, all’invito, al cambiamento.

Matteo in questo quadro, collocato all’inizio del suo Vangelo, sintetizza quanto è già successo nella vita di Gesù: è stato osteggiato e rifiutato da chi non ha ascoltato l’invito alla conversione, da chi non ha voluto abbandonare condizioni di potere, di ricchezza e di superiorità, mentre è accolto da chi accetta di mettersi in discussione, da chi viene da lontano, dalle persone emarginate, dagli stranieri, ecc.

I Magi sono saggi perchè sono aperti all’oltre, all’altro, sono alla ricerca, disponibili a spostare sempre più avanti i paletti del proprio abitare le cose, pronti a procedere anche quando la stella scompare. Possono vedere le stelle, allargare lo sguardo e mettersi in cammino proprio perchè non sono accecati dalle luci del potere. Sono sulle tracce del re dei Giudei e lo riconoscono in Gesù, piccolo bambino inerme e semplice.

Anche Gesù farà così, indicando nei piccoli la condizione di maggior disponibilità alla crescita e al cambiamento; invece chi crede di essere grande, chi possiede ricchezze, chi è sicuro di stare dalla parte della verità, chi chiude gli occhi e il cuore, non può più sentire il messaggio del Vangelo e crescere e cambiare…

Ma mentre Erode si tormenta perchè teme di essere spodestato, i Magi provano una grande gioia. Ogni volta che, spinti dal vento di Dio, cerchiamo di mettere in pratica l’amore,  l’accoglienza e la condivisione, anche noi proviamo una grande gioia. La comunità, le comunità servono anche a questo: a sostenerci a vicenda in tutte le azioni che fanno crescere ciò che c’è di buono attorno a noi e dentro di noi.

vv. 13-23: Fuga e ritorno, in compagnia di sogni

Questo materiale sull’infanzia definisce il ruolo del padre secondo il modello di Giuseppe, che serve la sua famiglia invece di esercitare potere su di essa. In Luca, invece, è centrale la figura di Maria. In entrambi i casi sia Giuseppe che Maria cercano di assecondare la volontà di Dio.

Giuseppe non è sicuramente descritto come modello di padre-padrone, consono al patriarcato imperante: è un uomo umile, che convive con il dubbio e l’attesa e che organizza la fuga per salvare i suoi familiari da una minaccia di morte. Sa sognare e, attraverso questi sogni, comprende l’importanza di aver fiducia in Dio e riesce a trovare il coraggio di andare e venire per la terra di Israele, sconfiggendo così il disegno del potente Erode di uccidere Gesù.

Nelle Scritture il sogno è usato per indicare la vicinanza di Dio, per far dialogare Dio con uomini e donne che, incontrandolo nel sogno, decidono poi di seguirlo nella vita. Nella nostra cultura spesso il sogno è considerato fuga dalla realtà, contrario alla ragione e alla lucidità mentale. Il sogno è fragile, inconsistente e svanisce nel nulla, tuttavia sognare è anche “sollevarsi da terra”, volare là dove la realtà assume connotazioni e sviluppi meno prevedibili. I sogni possono essere fittizi e inutili, possono però aprire spiragli e intuizioni razionalmente non accessibili.

Il sogno di Dio è utopia, è qualcosa che va al di là del possibile umano, ma possiamo “guardarlo” per intraprendere un nuovo cammino, per sperare in un altro “mondo possibile”. D’altronde ciò spiega il motivo per cui il potere ha sempre avuto paura dell’utopia e dei sogni, sogni che spingono ad agire e impegnarsi per la giustizia e la libertà

Alcune considerazioni emerse nel gruppo biblico

•    Quante volte rischiamo nella nostra vita di stare dalla parte di Erode? Di voler esercitare il potere per dominare sugli altri?

•    E’ possibile dirsi seguaci di Gesù e poi bruciare i campi rom… aggredire chi ha il colore della pelle diverso dal nostro… sostenere pratiche politiche che impoveriscono chi già è povero, mentre permettono che si arricchiscano sempre di più quelli che già sono ricchi… sfruttare, fino alla sua distruzione, la terra su cui viviamo?

•    Il sogno è luogo di ascolto della Parola di Dio

•    Giuseppe, nonostante la sua mitezza, capisce (“sogna”) ciò che conta e agisce, facendo tutto ciò che è nelle sue possibilità.

Carla Galetto