12^ Domenica del T.O.

Non temete

Non li temete dunque, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Matteo 10,26-33).

Non abbiate paura

Nel cap. 10 del Vangelo di Matteo c’è un concentrato delle prime riflessioni sull’opera, sull’impegno e sulle difficoltà dei messaggeri e dei testimoni delle prime generazioni cristiane.

Matteo è ben consapevole di quante volte nel cammino della comunità era stato necessario e utile riprendere e meditare l’esortazione al coraggio, al “non aver paura” che Gesù aveva rivolto al gruppo dei discepoli e discepole. E nemmeno erano stati dei maestri di coraggio quelli della sua cerchia più stretta che non erano riusciti a rimanere svegli la notte del Monte degli Ulivi e che se l’erano data a gambe “tutti” nell’ora della passione.

A ben guardare, molto più audaci e coraggiose erano state alcune donne guidate da Maria di Magdala. Senza poi scordare che nella comunità era ancora noto il racconto del rinnegamento di Pietro. Inoltre il redattore del Vangelo di Matteo ben conosceva le scritture d’Israele. Quante volte in esse riecheggia l’invito di Dio a “non temere”, ad “avere coraggio”, a non lasciarsi bloccare dalle difficoltà.

Dio libera dalla paura Abramo, Mosè, Giona, altri profeti, il popolo… e deve fare i conti con persone pavide, incerte, deboli. Questo è il sano realismo che accompagna tutti gli scritti biblici e che mette in guarda da qualsivoglia santificazione delle persone, anche quelle che vanno di moda oggi nella chiesa cattolica, falsificando la realtà e ingannando le folle che meriterebbero rispetto e ben altra attenzione. Continua a leggere