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Il vero peccato di Sodoma

Una premessa

Nella Bibbia si trova una testimonianza umana della rivelazione di Dio. Come fa notare il filosofo francese Emmanuel Levinas, il cristianesimo occidentale ha sempre amato fare uso della metafora “luce” per parlare della verità.

Ma spesso ci si è dimenticati che, quando si fa luce nelle tenebre, si proietta anche la propria ombra. La nostra visione delle cose è pur sempre parziale. E’ possibile che chi ha scritto i testi biblici lo abbia fatto senza proiettare in qualche modo la sua ombra, cioè i propri valori culturali e morali, sulla parola di Dio?

L'evangelo non è mai contenuto in un solo versetto. Ogni versetto biblico, per essere compreso, va situato nel suo contesto storico, culturale e letterario, va sempre messo in relazione con gli altri testi. La Bibbia va letta alla luce del messaggio d'amore e liberazione datoci da Dio attraverso gli uomini e le donne nella storia e non è solo una raccolta di racconti, detti e poesie più o meno “datati” e a volte in contraddizione fra loro.

La Bibbia non è un libro di ricette, da seguire alla lettera per arrivare quasi alla perfezione. Essa non ha prescrizioni etiche dettagliate e adatte a ogni situazione.

… anzi due

Nella Bibbia, inoltre, come nel mondo antico, non c’era un termine per designare l’omosessualità; la parola ”omosessualità” fu coniata soltanto nel 1869 da un medico ungherese, Karoly M. Benkert, che in una pubblicazione in tedesco la usò per designare “individui di sesso maschile e femminile” che “dalla nascita” sono orientati eroticamente “verso il proprio sesso” (AA.VV., Bibbia e omosessualità, Claudiana, Torino 2002, pag. 11), tantomeno si parlava di sessualità come condizione o di orientamento omo o etero sessuale.

Quello di ‘sessualità’ è un concetto astratto di cui siamo debitori alle moderne analisi e teorie psicologiche. Lo stesso vale, ovviamente, per i concetti di ‘eterosessualità’, di ‘omosessualità’ e ‘bisessualità’: nel mondo antico non esistevano termini per designarli.

Era universalmente dato per presupposto che tutti fossero ‘eterosessuali’, nel senso di congenitamente (naturalmente) predisposti al congiungimento fisico col sesso opposto. Così non esistono passi biblici sull’omosessualità intesa come ‘condizione’ o ‘orientamento’.

In alcuni testi della Bibbia per omosessualità si intende la prostituzione sacra, esercitata nei luoghi sacri, durante culti orgiastici: “Non vi sarà alcuna donna dedita alla prostituzione sacra tra le figlie di Israele, né vi sarà alcun uomo dedito alla prostituzione sacra tra i figli di Israele. Non porterai nella casa del Signore tuo Dio il dono di una prostituta né il salario di un cane, qualunque voto tu abbia fatto, poiché tutti e due sono abominio per il Signore tuo Dio” (Dt. 23, 18-19); cfr. anche 1 Re 14, 24; 2 Re 23, 7; Os. 4, 14.

Ogni testo preso in esame va collocato nel contesto e nel suo ambiente letterario, culturale e teologico. La Bibbia infatti è una raccolta di scritti nata da autori diversi, in epoche diverse e luoghi diversi.

Sodoma

Qual era dunque il peccato di Sodoma, la causa per cui la città, nel racconto biblico, è stata distrutta? Una tradizione vuole che fosse proprio l'omosessualità (da qui il termine sodomia).

Le città di Sodoma e Gomorra sarebbero state distrutte da Dio perché si sarebbero macchiate di questo peccato. Molti interpreti biblici contemporanei non sono però d'accordo con questa interpretazione.

Nel capitolo 18 di Genesi, Dio manda due angeli a Sodomia, dove Lot, il nipote di Abramo, li persuade ad accettare l'ospitalità della sua casa. Nel capitolo successivo, i vicini di Lot gli chiedono di far uscire i due ospiti, così che essi «potessero conoscerli».

Il temine ebraico usato, yadha, generalmente significa «avere una conoscenza completa»; potrebbe riferirsi a voler esaminare le credenziali dei visitatori. Tuttavia, in molti casi indica la conoscenza carnale. Se così fosse - ed è l'interpretazione più attestata - il racconto si riferirebbe a un tentativo di stupro di gruppo, usato come segno di subordinazione e sottomissione.

Ma Lot sa che già Abramo, intrattenendo due stranieri, aveva in realtà ospitato due messaggeri di Dio (Genesi 18, 1-15). Per non permettere dunque questa abietta violazione dei codici d'ospitalità, Lot cerca di proteggere i suoi ospiti offrendo alla folla impazzita le proprie due figlie. Un'azione ingiustificabile e deplorevole che non viene commentata nel testo.

Comunque, la gente di Sodoma rifiuta l'offerta e gli angeli li rendono ciechi. Lot e la sua famiglia vengono messi in salvo dagli angeli, e Sodoma e Gomorra vengono distrutte.

Ma perché Dio condanna queste due città ancor prima di questo terribile incidente? Se il problema era di natura prettamente sessuale, sorge una serie di domande.

Nei capitoli successivi, Lot commette incesto con le fìglie (Genesi 19, 30-38). Il tabù nei confronti dell'incesto è uno dei più forti in moltissime culture, dall'antichità a oggi.

Se Dio distrugge Sodoma e Gomorra perché condanna l'omosessualità, e protegge Lot che prima offre le fìglie vergini per essere violentate dalla folla e poi ha rapporti sessuali con loro, vuol dire che la violenza sulle donne e l'incesto sono comportamenti sessuali accettabili? Inoltre, quando in altri passi biblici si fa riferimento a questo testo, non si parla mai semplicemente di omosessualità.

Se anche gli abitanti di Sodoma avessero voluto violentare i due stranieri, questo atto di violenza di per sé non avrebbe nulla a che vedere con l'omosessualità in generale. La violenza sessuale è sempre un'aberrazione della sessualità.

Lo stupro è stato ed è spesso usato come strumento di potere, a livello individuale e collettivo, per infliggere dolore, provocare vergogna, asserire il proprio disprezzo e affermare il proprio potere sulla vittima. La violenza che gli abitanti di Sodoma volevano praticare sugli stranieri è espressione del loro odio per il diverso, per lo straniero.

Secondo molti esegeti, sia cattolici che protestanti, infatti, questo racconto non ha lo scopo diretto di dare un giudizio morale sul comportamento omosessuale in generale, né tantomeno su atti omosessuali compiuti tra adulti consenzienti.

Riporta invece l’intenzione dei cittadini di Sodoma di fare violenza su degli stranieri, a cui, invece, si doveva ospitalità e protezione, secondo la cultura del tempo. Quindi direttamente viene colpito il peccato gravissimo di inospitalità (Sap. 19, 13-17).

L’ accenno allo stupro dei due uomini è secondario: “Il fatto che l’aggressione, se fosse riuscita, avrebbe comportato lo stupro dei due ospiti maschi di Lot da parte di una banda di altri maschi è “un dato accessorio del racconto”. A quanto pare gli uomini di Sodoma avevano intenzione di trascorrere una ‘notte brava’ e gli inermi ospiti di Lot “erano parsi un obiettivo atto alla bisogna” (op.cit., pag. 12).

In seguito, nella Bibbia, nessuna delle allusioni all’episodio si focalizza sul carattere omosessuale del progettato stupro:

- in Ezechiele 16 si fa riferimento al racconto della distruzione di Sodoma: Dio si rivolge così alla città di Gerusalemme: “Questa è stata la colpa di Sodoma: era orgogliosa di vivere nell'abbondanza e nella sicurezza. Non aveva preoccupazioni, tuttavia non ha aiutato i poveri e gli oppressi. È diventata arrogante e ha commesso azioni che io detesto. Allora io l'ho fatta scomparire dalla faccia della terra come tu sai” (16, 49-50).

- nei vangeli di Matteo e Luca il fatto di Sodoma è riportato in un contesto di mancata ospitalità in senso lato (Mt 10, 12-15; Lc 10, 10-12);

- neppure il commento a Giuda 7 sulla “fornicazione” di Sodoma ha come obiettivo l’omosessualità. Il testo greco dice, letteralmente, che Sodoma e Gomorra «andarono dietro a carne diversa». La Bibbia della CEI traduce: “Sodoma e Gomorra... sono andate dietro a vizi contro natura” e commenta in nota: “vizi contro natura, alla lettera ‘una carne diversa’: una carne che non era umana, perché il loro peccato era consistito nel voler abusare di ‘angeli’; un’allusione al fatto che gli ospiti di Lot erano in realtà angeli in spoglie mortali”.

Il vero “peccato”

Il "peccato" di cui si sarebbero, dunque, macchiati gli abitanti di Sodoma è l'ingiustizia, l'idolatria, l'egoismo, l'indisponibilità all'accoglienza, l'odio per lo straniero, la presunzione di essere dalla parte del giusto, della civiltà, del diritto.

Una comunità, una realtà di uomini e donne che hanno come idolo pratiche di prepotenza, denaro e potere, piccolo o grande che sia, difficilmente ha nei cuori il dono dell'ospitalità e dell'accoglienza.

Ospitalità e accoglienza: due elementi fondamentali, ancor di più oggi in un mondo che ci spinge all'egoismo, alla violenza, alla vendetta, al rifiuto delle relazioni, alla paura dell'altro/a, del diverso/a (visti come minaccia per la propria identità, cultura, valori...); termini simili, ma non sinonimi, che possono oggi rappresentare un elemento fondamentale nella costruzione di una comuntà aperta e rispettosa di tutti/e.

Accogliere, oggi, significa (e la situazione politica italiana non va in questa direzione) non riservare solo per sé la possibilità di un lavoro o il poter godere delle risorse del mondo, significa rendersi conto che solo con gli altri/e si potrà costruire veramente. Significa anche vedere come un dono la diversità di culture, di religioni, di valori.

Come si può accogliere lo straniero se non si accoglie il "diverso" che è tra noi? Come possiamo pensare che la cultura è un qualche cosa di immutabile quando questa è frutto di pratiche, abitudini, comodità intellettuali? Interrogarci e chiedersi il perché può essere scomodo e dirompente...

Perché non accogliere l'altro, l'altra semplicemente come persona, creatura di Dio come noi, senza etichettarlo/a per le sue presunte caratteristiche esteriori, di comportamento, di cultura, di istruzione, di provenienza, di religione?

Paolo S.