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GAY&LESBIAN MOUVEMENT

In trent'anni di lotta il Gay Liberation Movement in America è cresciuto. Si è trasformato da una realtà iniziale che rappresentava poco più di agglomerato semiclandestino a un movimento che risulta secondo (per portata) solo a quello per l'emancipazione e dei diritti civili degli anni '60 e a quello delle donne.

La nascita della moderna militanza gay viene solitamente fatta risalire alla rivolta Stonewall quando la comunità del Greenwich Village insorse contro la chiusura di un locale gay da parte della buoncostume newyorchese. Ci furono allora tre giorni di scontri che segnarono il primo vero episodio di resistenza organizzata alla repressione, un evento che diede luogo, tra l'altro, alle parate commemorative che ogni anno si svolgono a New York, San Francisco Los Angeles come Gay Pride.

Da allora l'attivismo si è sviluppato come militanza quanto come azione di lobby legislativa. Sono state organizzate ripetute marce su Washington che hanno radunato davanti al campidoglio americano fino a un milione di manifestanti ed hanno ottenuto la sanzione costituzionale dei diritti gay nonché in alcuni stati e aziende l'estensiione di alcuni benefici fondamentali come l'assitenza medica per partner omosessuali. Lo scorso mese il Vermont è stato il primo stato a sancire l'unione di coppie gay. Paradossalmente è stata la decimazione dell'Aids a galvanizzare definitivamente la comunità che ha fatto fronte all'epidemia con l'organizzazione di una rete capillare di consultori, self-help, gruppi militanti, centri di informazione e lobby legislative che ne hanno consolidato definitivamente la struttura politica.

Al di là delle conquiste politiche la misura dell'emancipazione degli omosessuali americani è data dal riconoscimento del loro potere d'acquisto. I siti internet Gay&Lesbian recano le vistose sponsorizzazioni di aereolinee e catene d'alberghi, le parate di Pride come quella di San Francisco giunta al venticinquesimo anniversario, usufruiscono ormai anch'esse di sponsorizzazione della camera di commercio e della diretta Tv.

I quartieri "simbolo" come West Hollywood, dove i gay vivono in villini circondati da giardini ben tosati e auto tedesche parcheggiate davanti al garage proiettano oggi l'aspetto esteriore di tranquilla middle-class più che che evocare la militanza di frange radical come Act-Up.

Fra le minoranze meglio educate e più economicamente agiate, ci sono i Glbt (Gay, Lesbian, Bisexual e Transgender) che vengono continuamente corteggiati da agenzie pubblicitarie e reparti di marketing come quelle che sponsorizzano su Santa Monica boulevard le pubblicità per villaggi vacanze unisex, Hollywood. L'industria gay friendly inserisce ormai di routine personaggi omosessuali in film e sitcom televisive.

In California, polo storico del movimento da West Hollywood separatosi 15 anni fa da Los Angeles per fondare sostanzialmente un municipio a maggioranza politica gay (come tradizionalemnte ne sono anche i sindaci) a Castro Street, la main street del gay liberation di San Francisco, a Sacramento sede del parlamento californianao dove siedono ben 9 parlamentari dichiaratamente omosessuali, le notizie riguardanti il World Gay Pride di Roma, annunciato alla recente Millennium March on Washington, che il 30 aprile ha radunato nella capitale oltre 200.000 manifestanti, sono rimbalzate come un rombo lontano, ma inquietante su The Advocate, Bay Area Reporter e altri organi del movimento.

"E' deprimente quello che accade a Roma e soprattutto una grande delusione questo appello alla paura e all'ignoranza del diverso rivolto dalla chiesa". Mark Leno è consigliere comunale della circoscrizione che fu di Harvey Milk, leggendario sostenitore liberal della comunità del Castro, divenuto martire della causa in seguito all'uccisione per mano di un avvesario politico 22 anni fa.

"Sono soprattutto deluso anche se non sopreso dalle azioni della arcidiocesi di San Francisco", ha dichiarato Mark Leno.
Come consigliere del comune della città sulla baia, Leno è un veterano di contrasti con l'arcivescovo Levada, prelato di San Francisco. I rapporti fra chiesa e comunità gay locale si sono inaspriti l'anno scorso quando le Sisters of Perpetual Indulgence, un gruppo di agitprop gay specializzati in travestirsi da suore, hanno chiesto di celebrare il loro ventesimo anniversario con una festa pubblica la domenica di Pasqua nel quartiere di Castro. L'arcidiocesi inoltrò allora una protesta formale per revocare il permesso del comune, ma la richiesta fu respinta dal consiglio.

"Per noi si è trattato di una semplice questione di libertà d'espressione protetta dal primo emendamento. Ogni minoranza cittdina ha il diritto all'espressione ed alla pacifica celebrazione per di più, in questo caso nel cuore del proprio quartiere, senza dover soffrire l'ingerenza di organizzazioni religiose o meno. E' il fondamento di una società laica, pluralista , multietnica ed interdenominale. Tutta la vicenda fu francamente imbarazzante per la chiesa che si volle esporre come forza di divisione ed incomprensione, l'esatto opposto cioè di quello che molta gente identifica come il suo giusto ruolo.

"Il movimento gay, bisexual e transgender ha lavorato negli ultimi trent'anni per l'inclusione e l'avvicinamento delle diverse comunità", spiega Esther Lee della California Alliance for Pride and Equality, "lavorando anche da vicino con molte chiese mentre l'effetto dell'attacco della diocesi cattolica e' stato quello di esacerbare le differenze e le divisioni". L'opposizione alle sorelle dell'Indulgenza Perpetua determino' l'anno scorso l'azione di Queer Nation, ala giovanile e oltranzista che convocò un "kiss-in" i cui centinaia di coppie gay si esibirono in una maratona del bacio davanti alla cattedrale della citta'.

Viste le ostilità aperte dall'arcivescovo di San Francisco Leno non si stupisce dell'invio del video al Vaticano. "E' intitolato "the Gay Agenda" ed è stato prodotto da elementi del movimento omofobo di estrema destra, uno strumento di bieca propaganda e di odio che rammenta gli attacchi più odiosi a minoranze "diverse" che come gay e come ebreo trovo profondamente offensivo e che è stato invece apertamente strumentalizzato dall'arcidiocesi".
"E' in aperta controtendenza a recenti dichiarazione del sinodo dei vescovi americani", dice Nicholas Renault del San Francisco Gay Lesbian Center, che due anni fa promossero tra l'altro il documento che invitava genitori cattolici ad accettare i propri figli gay. "Affermazioni come quelle del Vaticano o del primo ministro italiano sono invece indice di ignoranza ed irresponsabilità.

Come dimostra la documentazione sull'olocausto del Museum of Tolerance di Los Angeles, le parole sono state le armi più micidiali del ventesimo secolo, è con affermazioni di intolleranza che si rendono possibili tragedie come quella di Matthew Shepard", (il ragazzo torturato ed ucciso in Wyoming per aver frequentato un locale gay, ndr.).

Se è vero infatti che la censura chiesta dall'arcivesovo a San Francisco non è passata, gli effetti indiretti sul clima politico generale sono stati tangibili. "In retrospettiva le affermazioni dell'arcidiocesi sono un chiaro prodromo al referendum omofobico passato lo scorso marzo", spiega ancora Leno che si riferisce in particolare all'iniziativa contro il diritto d'unione fra gay passata tre mesi fa in California col 70 per cento dei voti.

"La chiesa - dice ancora Leno - si è trovata di recente a dover fare ammenda per i molti errori del passato che hanno avuto effetti tragici sulle minoranze etniche e religiose. Per noi la battaglia continua e anche se le loro coscienze non sono pronte a farlo oggisono convinto che un giorno lo dovranno fare anche nei nostri confronti".

"Abbiamo la tendenza a dimenticarci quanto sia ancora necesario combattere per i nostri diritti, anche qui in California dove il rerferendum 22 ce lo ha bruscamente ricordato pochi mesi fa", spiega invece Esther Lee, "e parte essenziale della lotta è costituita dal Pride, dall'orgoglio e dalla visibilità che serve alla nostra accettazione come parte integrante della società moderna e democratica".

"Mia madre e mia sorella sono entrambe cattoliche praticanti e non sono certo state contente della mia partecipazione alle azioni di Queer Nation, come posso non esserlo io delle loro idee sull'aborto e l'omosessualità", conclude Reanault, "ma siamo giunti all'accordo di non essere d'accordo su tutto, questo credo è l'esempio che dovrebbe dare un'istituzione come la chiesa e sicuramente le nostre istituzioni politiche".

Luca Celada