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La costruzione dell'identità e dell'affettività
di Paolo Rigliano 

21 novembre 2001 (incontro organizzato dal gruppo di gay e lesbiche credenti "Nuova Proposta" di Roma)

(testo non rivisto dall'autore)

Sono molto contento di essere qui con voi oggi, perché questa è la prima discussione pubblica che faccio a Roma, lontano dalla città in cui vivo e che conosco di più, in cui sono conosciuto per altri lavori ed impegni, dalla tossicodipendenza all'AIDS.

Lesbiche e gay si nasce o si diventa? Vorrei subito entrare in argomento. Penso, e quindi ho cercato di argomentare, questa mia proposta, questa mia ipotesi, che non si nasca né eterosessuali, né omosessuali. Si diventa eterosessuali e omosessuali come una normale possibilità dello sviluppo nell'arco di tutta la complessità psicologica e relazionale che tutti i bambini attraversano. Quindi non si nasce, le persone non nascono avendo già in sé la figura dell'altro del sesso opposto, nel senso che le persone non nascono naturalmente eterosessuali, ma la definizione di quale è la figura che scatena l'immaginazione, il desiderio, la volontà di legarsi, per riceverne completamento, gratificazione radicale su tutti i piani dell'essere, quindi dal piano più profondo emotivo, esistenziale, relazionale, ai vari piani in cui l'esistenza si configura, compreso naturalmente quello sessuale che è solamente uno dei piani, pur essenziale, pur diverso dagli altri piani, per alcune cose che diremo poi dopo. Ripeto è importante marcare questo concetto. Quindi la figura dell'altro viene acquisita. L'individuazione, la ricerca, la costruzione, come si dice oggi in psicologia, è un lavoro, è un compito, ma è soprattutto una possibilità che tutte le persone fanno nei primissimi anni di vita.

La prima e la seconda infanzia sono, come dire, gli anni in cui la mente, l'interiorità, la personalità di tutte le persone si costruisce e dunque si individua a quale genere appartiene quella figura che affascina, che attira, verso cui si dirige il desiderio che è, primariamente, una costruzione guidata su basi emozionali. Ero partito, lo dico sempre perché secondo me è una cosa molto importante che marca la differenza della mia proposta, da una ipotesi più conservativa, più classica. Mi ero sempre ribellato all'ipotesi, al senso comune in realtà più che ipotesi, che le persone omosessuali, lesbiche e gay dovessero o potessero essere definite primariamente e/o esclusivamente su un piano sessuale. L'ipotesi su cui ho preso le mosse era contestare questo schiacciamento, questa riduzione sul piano sessuale che marca una differenza, con una parola difficile, ontologica, in essenza, delle persone omosessuali da quelle eterosessuali. Ero partito dall'ipotesi che questa riduzione delle persone omosessuali al solo piano sessuale, senza considerare la complessità esistenziale , la complessità della mente, dello sviluppo psicologico e soprattutto considerare i nessi che mi parevano e mi paiono indubitabili, che connettono le varie sfere psichiche, la cognizione, la motivazione, il comportamento, la relazione e l'autoconsapevolezza, quindi tutte le sfere dell'essere. Ecco volevo fare un lavoro che cercasse di mettere in luce i legami che connettevano appunto la sfera, il piano sessuale, con tutte le altre sfere, con tutte le altre esperienze psichiche, interpersonali e sociali delle persone omosessuale. Perché mi sembrava che questo riduzionismo fosse il frutto di una visione profondamente oppressiva.

Nel compiere questa ricerca, quindi nel valutare alcuni miti estremamente diffusi anche nel mondo omosessuali, lo diremo poi se ci sarà occasione, voglia e desiderio, facendo riferimento a questi miti, le persone omosessuali hanno sempre dovuto in qualche modo più delle altre persone, aderire a certe credenze, ad alcune credenze spesse volte, troppe volte, elaborate, come dire passivamente accettate verso cui non si è instaurata una profonda riflessione. Uno di questi miti, una di queste credenze acritiche, a priori è che il mito che ci sia una ed una sola psicologia omosessuale, una ed una sola personalità, che ci siano dei tratti specifici delle persone omosessuali. Ho applicato alle ricerche di vari campi, dalla psichiatria alla psicologia, dalla psicologia sociale alla psicologia evolutiva, alla genetica, alla neurobiologia dei criteri di scientificità. Ho fatto questo per cercare di capire appunto questi legami, quanto ci fosse di vero, quanto ci fosse di arbitrario, cosa era stato dimostrato, e quindi cosa si poteva dire della complessità delle persone omosessuali. Nel condurre avanti questa ricerca, che comunque produceva i suoi frutti, che si evidenziavano anche nelle prime affermazioni un po' forti che ho fatto rispondendo alla prima questione, ho dovuto ribaltare la mia ipotesi di partenza. Nel senso che non solo il piano sessuale, come in tutte le persone si connette con la complessità psichica, esistenziale e sociale, in cui la vita delle persone omosessuali si attua, si realizza, si concretizza, ma anche andando a vedere, facendo i conti con la rivoluzione psicologica della psicologia evolutiva, cioè il modo di vedere il bambino che da circa 20 anni si sta attuando nel mondo, di cui si ha poca conoscenza, perché evidentemente c'è un dibattito scientifico che arriva assai poco ai non specialisti, ho dovuto da una parte suffragare, dare, come dire, prove all'ipotesi di partenza, ma l'ipotesi ho dovuto superarla a favore di una proposta, della proposta ancora più radicale.

La proposta più radicale, quindi torniamo con una sorta di circolarità speriamo virtuosa alla prima questione, è che noi nasciamo nella relazione: non si da essere umano se non dentro relazioni; relazioni primarie, relazioni emotivamente forti, vitali. Per motivi etologici, per così dire, l'essere umano viene alla luce incompleto. I processi più importanti che non solo distinguiamo, ma che di fatto concretizzano l'evoluzione completa dell'essere umano, fanno si che il piccolo dell'uomo venga incompleto, bisognoso di cure, bisognoso di un supporto vitale e dunque venga al mondo per porsi oggettivamente dentro una rete relazionale. Una rete relazionale che costituisce un mondo sociale da cui nessuno può prescindere. Apro una piccola parentesi: a ricerca ultimata mi sono reso conto, sottoponendo la mia ipotesi ad una critica epistemologica, di aver fatto alcune operazioni. L'operazione che ne risultava, che è anche il frutto della mia proposta, è che lo sviluppo delle persone omosessuali è e deve essere inteso per ogni questione possibile ed immaginabile, che noi possiamo porre sullo stesso piano dello sviluppo eterosessuale. Tutto ciò di cui noi parliamo qui stasera vale, a mio modo di vedere, per le persone omosessuali e per le persone eterosessuali. In realtà il libro, ho fatto anche delle presentazioni universitarie, è, prima ancora che una proposta rivoluzionaria per le persone omosessuali , una proposta rivoluzionaria per le persone eterosessuali, perché appunto, soprattutto in sessuologia, in psicologia evolutiva sempre di meno, c'era l'idea di una strada preformata e che quindi lo sviluppo delle persone omosessuali andasse cercato in un percorso diverso, in un percorso speciale. Una sorte di corsia speciale apposta per le persone omosessuali.

Mi sono accorto, a ricerca finita, che invece uno dei prodotti della mia riflessione è che lo sviluppo delle persone omosessuali è in tutto e per tutto uguale a quello delle persone eterosessuali. Non è possibile definire un processo, un fattore, una fase, un elemento di qualunque natura, biologica, psicologica, sociale, educativa, etica, che differenzi lo sviluppo delle persone omosessuali da quelle eterosessuali. Tutti noi siamo stati allevati a pane e Freud, e quindi tutti noi abbiamo incontrato dei volenterosi psicologi che hanno teorizzato di padri distanti, di madri seduttive e fredde, di madri che rivaleggiavano con i figli, che spronavano i figli omosessuali di entrambi i sessi a rivaleggiare con il partner , con l'altro genitore. Tutte queste teorie ad una verifica scientifica, applicando quelli che sono i metodi, le analisi scientifiche che si usano per ogni oggetto di conoscenza scientifica si rivelano delle menzogne non supportate, da nessun dato di fatto, da nessun risultato dimostrato, ma anche frutto di un procedimento mentale distorto. Questi dati dicono pochissimo, nulla sulla realtà, sulla vita delle persone omosessuali, dicono invece molto sui pregiudizi, sui preconcetti e sui procedimenti gravemente viziati, estremamente viziati, lo sottolineo, da un punto di vista scientifico dei ricercatori. In realtà non dicono nulla sull'oggetto, dicono molto invece sui soggetti che hanno preteso di spiegare la realtà delle persone omosessuali. Quindi una premessa di metodo importante: lo sviluppo omosessuale è uguale in tutto e per tutto allo sviluppo eterosessuale, se non evidentemente per la scelta della figura dell'altro.

Seconda conseguenza, stiamo sempre ragionando tra parentesi: bisogna allargare lo spettro della normalità. Se è vera la prima premessa allora la normalità non è solo evoluzione eterosessuale. La normalità è anche una scelta e la normalità di questa scelta risponde ad altri parametri ed ad altri criteri, per esempio di completezza, e di autoconsapevolezza. Ancora una volta i parametri sono uguali per tutti. Il parametro dell'autoconsapevolezza rispetto alla figura d'amore o figura erotica, vale per le persone omosessuali e vale per le persone eterosessuali. Il figlio dell'uomo viene nelle relazioni, non può essere se non in relazioni, relazioni vitali, relazioni emotive che sono basate, sono guidate e sono significate cioè acquistano significato in base alle emozioni che si scatenano dentro l'interazione stessa. Mi sono reso conto che la rivoluzione psicologica che sta avvenendo, che ha cambiato lo schema di riferimento con cui noi guardavamo al bambino obbliga a vedere tutti i sistemi prativi comportamentali o sociali concreti di cui uno è il sistema sessuale come dei sistemi che man mano intervengono nel corso dello sviluppo. Per esempio il sistema sessuale interviene solo a partire dal secondo anno di vita, diciamo dall'inizio del terzo anno di vita in poi. Inizia a svilupparsi quando, per tutta una serie di altri processi di tipo intellettivo, di tipo cognitivo, di tipo comportamentale, di tipo psicofisiologico, neuropsicologico, dopo aver acquisito una serie di capacità, i bambini iniziano a scoprire, innanzitutto dal punto di vista cognitivo le differenze di genere, incominciano a creare la griglia che è una griglia di lettura del mondo. Dai due anni in poi, i bambini iniziano a scoprire il piacere, un piacere corporeo, incominciano ad apprendere il modo per produrlo e di vivere dentro questo piacere. I bambini iniziano a masturbarsi. Dal secondo anno, e poi nel corso del terzo sempre più intensamente e di fatto non si arresterà mai, anche questo attraverso varie fasi naturalmente, i bambini iniziano a venire in contatto con uno di questi sistemi che vengono chiamati sistemi motivazionali.

Il sistema sessuale è uno dei sistemi motivazionale, che costituiscono il nostro essere uomo, che si basa ancora una volta sull'interazione di biologia, di bisogni e di istanze biologiche, però sempre culturalmente e socialmente situati. Prima dei due anni il bambino ha un mondo mentale, ha già una mente complessissima, ricchissima e capacissima. Faccio un esempio per esprimermi meglio, peraltro è una delle teorie di riferimento che io stesso ho adottato, andando a vedere il tipo di significato che viene dato nella psicologia per spiegare il legame d'amore, sicuramente una delle strutture fondanti il legame d'amore nelle persone eterosessuali: la relazione di attaccamento. A dodici mesi il bambino ha sviluppato e strutturato una serie di legami di attaccamento che si evidenziano nei confronti delle varie figure del suo ambiente: la mamma, il papà, i fratelli, gli altri adulti significativi. Significa che il bambino individua delle figura, delle figure importanti perché gli garantiscono la sicurezza dai pericoli, dall'ignoto, dall'imprevisto, lo proteggono, lo difendono, quando lui si muove in un mondo che gli appare estraneo, popolato di persone che lui non sa ancora decodificare, che non sa ancora investire di un significato di benevolenza. Il bambino ha bisogno della madre, ci sono degli esperimenti, ci sono dei metodi per dimostrare se la relazione di attaccamento si è instaurata, come si è instaurata, quanto è forte, se è sana, se è distorta, se il bambino è arrabbiato con questa figura, perché non si comporta in modo adeguato ecc. ecc. Cosa vi sto dicendo? Vi sto dicendo che il bambino ad un anno ha già un mondo psichico di enorme complessità, di enorme sofisticazione, ed ha elaborato la propria mente, e lo farà sempre in ogni istante della propria vita e lo sta facendo da quando apre gli occhi. Questo bambino è attivissimo, è capace di dare significati, certo significati tutte le volte adeguati al livello di sviluppo raggiunto momento per momento.

Ad ogni stadio dello sviluppo, il bambino ha una mente completa e ben funzionante, ribadisco, ad ogni istante del suo sviluppo. Non dobbiamo pensare la mente del bambino come la mente dell'adulto, ma la mente del bambino è un mondo complesso, sempre più complesso, ma non è una tabula rasa, non è un serbatoio su cui le cose si riversano. Il bambino ha una attività enorme. Il bambino ha una sua autonomia, sempre di più manifesta questa autonomia ed elabora dei significati, cioè da a sé legato all'altro dei significati sulla base delle emozioni che prova. Il bambino rispetto a tutte le figure di genere del suo ambiente, prima ancora di ogni consapevolezza, ribadisco, prima ancora di ogni consapevolezza di genere, dà un significato, dà un senso al legame tra se e gli altri, e questo significato rafforza le emozioni, ma nello stesso tempo è creato sulla base delle emozioni. Quello che oggi la psicologia dice è che tutte le figure dell'ambiente, tutte le figure significative e quindi tutte le figure di entrambi i generi maschili e femminili, sono investite di significato relazionale, quindi di emozioni, e queste emozioni sono rappresentate dentro la mente in formazione del bambino. Il bambino può dare, costituire queste rappresentazioni, che sono come dire le colonne fondanti della mente, nei confronti della figura maschile e nei confronti della figura femminile. E a seconda delle emozioni che prova nei confronti dell'uno o dell'altro genere, vive delle emozioni e da a se stesso un significato di più o meno felicità, è più o meno realizzato, più o meno contento, più o meno triste, più o meno arrabbiato, e così via. Tutte le emozioni, che sono enormi, teniamo presente che le emozioni sono il terreno di coltura di questa mente in formazione del bambino, per il bambino sono degli strumenti di conoscenza, degli strumenti di azione, sono degli strumenti di interpretazione che guidano il valore che lui da a queste altre figure dell'ambiente.

Quindi nel bambino non c'è affatto una relazione, verso la figura del sesso opposto, che si pone, sto parlando dal punto di vista emotivo relazionale, come prioritaria, "naturale", naturalmente giusta, sana e prioritaria. Il bambino può elaborare per la propria libertà plastica autocostruttiva dei significati personali a seconda delle esperienze che lui vive, che lui prova, e solamente lui interpreta, e ha una libertà, che investe ogni anello della catena, ogni piano, ogni momento del suo rapportarsi a queste figure e dunque dà a sé un significato, dà a sé delle emozioni e decide di agire o di non agire a seconda la "decisione emotiva" che lui intraprende per ripristinare queste emozioni. Quindi la mia proposta è che questa base emotiva-relazionale sia la matrice primaria, man mano che si sviluppano gli altri sistemi, questi si inseriscono armonicamente dentro questo terreno. Ma ho detto prima, all'inizio della nostra discussione, che il sistema sessuale se da una parte si comporta come tutti gli altri sistemi, diversamente dagli altri ha una importanza che definirei non solo essenziale, ma eccezionale. Anche gli altri sistemi hanno una importanza essenziale nella costituzione della mente, che sarà poi la mente adulta, ma il sistema sessuale ha per il nostro discorso un importanza eccezionale, perché il sistema sessuale ha in comune con questa matrice primaria da cui emerge, da cui è andato emergendo, la figura dell'altro in grado di suscitare più intense emozioni, su cui poi si instaura il meccanismo cruciale del desiderio. Il sistema sessuale ha un potere straordinario che deriva dagli obiettivi che la sessualità consente di raggiungere.

Questi obiettivi li conosciamo tutti, sono una esperienza di globalità, di radicalità, di unione del corpo con la psicologia, la mente che vive, quindi con l'interezza dell'essere. Tutto l'essere coinvolto in un piacere che è immediato, che il soggetto può provare anche per l'azione che il soggetto esercita. È un piacere che è globale anche nel sesso, che consente l'unione intima, ravvicinata, fisica, avvolgente, conglobante, non solo dell'intero essere, non solo della personalità con un altro essere, consentendo quindi una valorizzazione della relazione, finalizzata ad un piacere realmente ottenuto. Immaginiamo due sfere, la prima più grande è la sfera affettiva, relazionale, rappresentata nella mente di questo bambino. Il bambino dentro la sua mente ha queste strutture relazionali: io legato ad un altro, io non legato. Ad ognuna di queste rappresentazioni c'è una emozione. Il bambino ha imparato che quando c'è la mamma per esempio, lui è più felice, si sente più protetto, si sente più rassicurato, si sente più coccolato, si sente più libero di esprimersi, più libero di esplorare il mondo. Insomma il bambino ha elaborato una serie di significati che sono sempre emotivamente connotati che riguardano l'altro, ma perché l'altro gli da l'appoggio. Apro un'altra parentesi nel mio discorso. La mia proposta è un proposta basata su un approccio sistemico relazionale, cioè basato sui sistemi, sulle reti di rapporti che connettono le persone e connettono i vari sistemi appunto della mente intraindividuali.

Il bambino sa che legandosi all'altro cambia il suo stato interiore. Quindi in realtà il bambino incomincia ad immaginare se stesso cambiato grazie al rapporto con l'altro. Si innesca quindi una circolarità di straordinaria potenza, perché il legame con l'altro significa un diverso legame con se stesso. La prefigurazione di un cambiamento interiore è la premesse e l'aspettativa, l'obiettivo e la posta in gioco che motiva a legarsi con l'altro. Questa è la sfera primaria rappresentata, di cui il bambino ripeto ancora, ha scarsa consapevolezza, se per consapevolezza intendiamo quella adulta. Il bambino ha un tipo di cognizione, di intelligenza, di consapevolezza propria dello stadio raggiunto.

Man mano il sistema sessuale si sviluppa, e possiamo vederlo metaforicamente come una sfera più piccola, che si deve inglobare e deve funzionare armonicamente dentro la sfera più grande non si tratta però di un semplice appiattimento, né di un semplice schiacciamento o annullamento dell'una nell'altra. Queste due sfere mantengono una propria autonomia, ma sono armonicamente connesse. Da che cosa? Dall'asse intorno a cui ruotano, l'asse di connessione attorno al quale tutte e due le sfere ruotano, e questo asse è appunto la figura dell'altro. Ciò che unisce l'affettività, la relazionalità, alla sessualità, in tutte le persone è la figura dell'altro. Questo vale per tutte le persone, non mi stancherò di dirlo. Non esiste quindi un sistema speciale per le persone omosessuali. Il nesso tra affettività e sessualità è: chi è l'altro che scatena il desiderio amoroso e chi è l'altro che scatena il desiderio erotico? Questo asse su cui queste due sfere ruotano, questo unico asse su cui queste due sfere ruotano, noi possiamo intenderlo, se consideriamo lo spazio psichico ed esistenziale più vicino alla sfera primaria, come "altro d'amore". Quanto più ci avviciniamo alla sfera sessuale possiamo intenderlo come "altro erotico". Penso che sia importante mantenere la distanza tra queste due sfere perché esperienza comune di tutte le persone è che queste sfere possono funzionare con una relativa autonomia, con una relativa indipendenza. Si può funzionare sul piano sessuale, in cui l'altro è solo altro erotico, senza una implicazione globale, omnicomprensiva, diciamo anche della sfera affettiva. D'altronde è esperienza di tutti che, quando queste due sfere sono ben integrate, ed è l'ideale di tutte le persone, allora la felicità e il piacere di questa unione su tutti i piani dell'essere è massima e veramente realizza il senso pieno del proprio vivere legato ad un altro che corrisponde alla pienezza del proprio desiderio su ogni piano dell'essere.

Quindi l'affettività viene intesa come una pienezza di emozioni che vengono significate, rappresentate, in base ad una attività forte, immaginativa, guidata dalla gioia e sempre personalmente commutata. Il bambino, ogni bambino, attribuisce a ciò che prova, alla propria esperienza, alla propria percezione, una propria interpretazione. Dico sempre che quand'anche ci fossero due bambini che abbiano la stessa percezione, loro avrebbero delle interpretazioni diverse. Ogni bambino ha la sua griglia, il suo codice interpretativo. Quand'anche i codici interpretativi fossero uguali il bambino dà all'esperienza un posto diverso dentro la complessità psichica. Quand'anche il posto fosse uguale ogni bambino ne ricava un prodotto, una finalità, gli attribuisce un senso complessivo nella sua organizzazione mentale diversa. Quand'anche l'obiettivo fosse uguale, ogni bambino di questi due bambini, ognuno di essi potrebbe farne discendere una dialettica, un processo ancora una volta personale e differente da quello dell'altro. Ecco perché gay e lesbiche, ma io dico così come eterosessuali non si nasce, ma eterosessuali, lesbiche e gay si diventa nel corso dello sviluppo psicologico che è uguale per tutte le persone, che attraversa l'interessa della globalità psichica e sociale della persona ed è da parte di tutti il confrontarsi con vie aperte davanti, quindi non si nasce, ma tutte le persone lo possono diventare, lo diventano sulla base di una attribuzione di valore positivo a sé legato ad un altro. Quindi sulla base di emozioni forti, radicali che tutti i bambini vivono. Questo è un processo, ribadisco, che il piccolo dell'uomo deve per forza attraversare, sotto tutte le culture, sotto tutte le epoche. Altrimenti non si ha persona umana, come almeno noi la intendiamo. E questo processo vale per tutti i primati superiori. Ci sono delle ricerche di assoluto valore.

Su questa base affettiva si impianta il meccanismo, ancora una volta per gli eterosessuali e per le persone omosessuali, del desiderio. È una cosa importante. Il desiderio si sostanzia per tutte le persone, come tutti i desideri, anche per quello sessuale, attraverso varie dinamiche. Non basta cioè, sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali, il vivere, il rappresentare e il rappresentarsi in base a significati emotivi, ci deve essere una dinamica precisa. Questo è cruciale capirlo. Che la dinamica del desiderio ancora una volta non corrisponde ad una logica di automatismo però il desiderio è, oserei dire, gravemente sensibile al dettato sociale. Da sempre ogni desiderio è il terreno principe della costituzione della norma sociale. Quindi se da una parte bisogna avere una visione non deterministica dall'altra parte bisogna essere consapevoli che ogni potere, in realtà ogni società, in ogni latitudine ha sempre mirato a governare il desiderio, e quindi a costituire delle strade, delle norme, dei vincoli per governare le strutture del desiderio. Perché naturalmente, quando prima dicevo che tutte le persone hanno davanti delle strade, spero che ognuno di voi abbia subito pensato che non è vero, infatti non lo è. In realtà dalla parte del bambino questo è vero, ma dalla parte del mondo in cui il bambino vive, in cui il bambino è immerso, alcune strade sono bloccate, su alcune strade c'è un divieto di accesso, con tutto un sistema sociale che non è solo repressivo o di interdizione, ma penso che la dinamica, la forza principale del sistema sociale si eserciti attraverso dei meccanismi di incentivazione positiva, non di punizione, non di repressione. Quindi i bambini avendo una potenzialità aperta, in realtà si confrontano con una sistema sociale che sollecita l'identificazione di sé e dell'altro in termini eterosessuali.


Domanda: L'influenza dei genitori nelle scelte dei bambini, e quanto i genitori possono indirizzare gli sviluppi futuri.

I singoli genitori no, non è stato trovato nessun meccanismo , Grazie per questa domanda perché si ricollega alla mia ultima affermazione, perché questo è un punto molto delicato. Perché sul piano prettamente interpersonale non è dimostrato nessun fattore, nessuna attitudine, nessun elemento, nè di tipo psicologico, né di tipo relazionale, né di tipo interpersonale. Molti studiosi pensano che sia importante l'atmosfera collettiva, cioè la visione del mondo con cui ogni bambino/a nasce e con cui si confronta. Perché è vera questa visione? Faccio molto riferimento a due storie: la storia delle donne e la storia degli ebrei per capire un po' di cose. Le donne, per esempio, per millenni e anche oggi in realtà in moltissimi posti della terra vengono al mondo in dei sistemi socioculturali strutturali in cui la donna è prevista solo in condizioni di inferiorità, di subordinazione. Allora questo è il frutto di una organizzazione sociale che viene poi passata anche dall'ultimo anello della catena, che diciamo la coppia dei genitori. Questa è una cosa importante. Ma questa funzione di mettere le cose apposto e quindi definire l'ambito di potere o di libertà, per esempio delle donne, è una funzione che è collettiva non può essere addebitata solo all'ultimo anello della catena. E semmai il fatto che sia addebitata all'ultimo anello della catena è indice di altre dinamiche sociali tipo la rigidità o del potere della famiglia patriarcale, lo stiamo vedendo ora in alcune interpretazioni dell'islamismo. Per quanto riguarda la definizione del giusto modo di essere, quindi dell'eterosessualità come norma, è chiaramente una funzione socialmente convalidata, su questo non si sono dubbi e che venga portata anche dentro la famiglia questo è indubbio. Ma la domanda fatta mira, dentro questa struttura comune a identificare dei fattori differenzianti, specifici e differenzianti. Questi fattori non si danno, non ci sono dati, perché il processo che ho descritto è un processo che precede la consapevolezza piena, perché è un processo precocissimo, e in realtà è un processo interiore. E anche se i bambini incominciano a succhiare con il latte materno quelle che sono le strutture valoriali, non hanno la consapevolezza che abbiano noi, che a posteriori guardiamo, e molte volte con gravi pecche, al sistema con cui ci confrontiamo e questo processo può sfuggire all'interdizione. Questa è una questione filosofica in realtà terribile. Cosa sto dicendo? Noi siamo costretti a confrontarci con l'esperienza omosessuale in condizioni di scarto, cioè l'esperienza omosessuale non è prevista. Le persone omosessuali sono persone che in realtà non avrebbero dovuto nascere, perché il sistema prevede solo eterosessualità. Quindi, in realtà, sto facendo uno sforzo prima di tutto per ribaltare questa visione, cioè passare da una filosofia dello scarto ad una filosofia della possibilità. Quindi bisogna contestare che sia uno scarto per poter accedere ad un'altra visione, un po' come le donne hanno fatto quando hanno iniziato a ribellarsi da una condizione di eccezionalità. Le donne che sfuggivano al controllo in realtà annunciavano una nuova idea di ordine possibile. Una nuova idea di normalità. Ma per rispondere in pieno alla domanda dobbiamo anche considerare un altro elemento. L'omosessualità è una esperienza, qualunque cosa intendiamo e con qualunque nome la caratterizziamo. Io odio i nomi. C'è un parte del libro dove io contesto i nomi. Già il fatto che i nomi siano orribili e molto contestabili è un segnale. In realtà l'unico nome puro che riesco a vedere è lesbica. Potrebbe essere un nome non inquinato, a qualsiasi livello sia scientifico che interpretativo, da una connotazione negativa. Perché anche il termine gay che noi oggi usiamo con certa disinvoltura, ha avuto per secoli un significato retrivo, molto negativo, quello che ad esempio a Napoli corrisponde a la "capa fresca". Perché il gay nel senso di gaio, leggero, era la donna di facili costumi e il delinquentello di taverne, quello che viveva di espedienti o quelle donne un po' svanite, che si danno via così. In realtà questo già a partire dal '500 inglese, perché questo è un termine che nasce, si rafforza in certe esperienze, per esempio Marlowe, fa parte di una cerchia di gay, e sarà poi ucciso da una marchetta. In realtà qualunque cosa intendiamo per omosessualità vediamo persone omosessuali in tutte le culture, in tutte le società, in ogni epoca. Non si da un fenomeno antropologico che sia rispondente ad un fattore, per esempio genitoriale o familiare, perché la famiglia è una delle strutture sociali che più sono mutate nel tempo. Se dipendesse dall'assenza del padre, i padri sono stati assenti in moltissime civiltà, in moltissime neanche esiste la figura del padre. Se dipendesse dalla madre fredda, esistono intere culture basate sulle madri fredde. Questo è quello che non torna, perché si fa un errore proprio di filosofia della conoscenza perché si mette sulla base di una concezione deterministica all'esterno dell'individuo il fattore causale. Ma, è questa la scommessa che bisogna essere in grado di cogliere, non c'è una causa dell'omosessualità, perché non può darsi causa. Semplicemente le persone vivono, vivendo e rappresentando le relazioni, i significati che si impiantano sulle relazioni e le emozioni che si scatenano dentro questi moti. E sulla base delle esperienze vissute, come dire ipotizzano di poter realizzare se stessi. Questo è il meccanismo di autocostruzione e perfettamente contrario all'idea delle palle di biliardo: una stecca esterna che colpisce la palla e la mette in buca. Questo modello, che sta dietro alla questione posta, è la filosofia di chi dice quello è il fattore. Bisogna uscire da quella visione secondo me, perché quella visione nonostante le illusione dei gay, non ha prodotto nulla.


Domanda: lei ha detto che omosessuali si nasce e non si diventa. Allora come si spiega che alcune persone da eterosessuali diventino omosessuali?

Dobbiamo essere in grado di cogliere sempre la complessità umana. Moltissime persone, come succede per ogni sfera psichica, raggiungono la consapevolezza di sé in modi, momenti, con processi, con obiettivi, con sforzi assolutamente diversi. Le persone che hanno avuto questo cambiamento, non è che prima erano eterosessuali e poi sono diventati omosessuali. Rifiuto categoricamente questa interpretazione. Queste persone hanno avuto per la loro storia, per la loro vicenda esistenziale e psicologica, scarsa consapevolezza di sé. Sono strutture relazionali di legame, di realizzazione emotiva, che èp una realizzazione radicale. L'aspetto omosessuale come quello eterosessuale è una sorte di fibra, una sorte di scheletro, è una struttura che attraversa tutte le sfere e tutti i piani della personalità dell'essere di una persona, e come lo scheletro può essere coperto, può essere occultato, può essere non visto, può essere non reso consapevole, non vissuto. Per riprendere la metafora della struttura della fibra, perché mi sembra essere una metafora ricca, queste persone hanno sempre avuto, uso il verbo avere anche se lo odio, perchè essere omosessuali non è avere qualcosa, questa struttura interiore. Ma per questa struttura interiore bisogna avere gli occhi per guardarla, la forza di reggerla, come dire le occasioni psichiche e sociali di sperimentarla. Quindi sono persone che sono sempre state dentro di sè con delle emozioni, ma queste emozioni sono, come tutti gli organismi viventi, come dei muscoli che uno non impiega mai o delle facoltà psichiche che non impiega mai. Cioè noi viviamo, nasciamo nella nostra società per essere eterosessuali, nessuno di noi è nato, nessuno dei nostri genitori si è posto di fronte a noi, di fronte al bambino che eravamo noi, con l'idea che questo bambino potesse essere eterosessuale o omosessuale. Noi eravamo previsti solo come eterosessuali e quindi la costituzione psichica che noi abbiamo percorso era indirizzata dentro questa identificazione. Questo è un processo, è una fatica, è una possibilità che ognuno di noi coglie, ribadisco, secondo il suo percorso personale. Non credo, sarebbe ridicolo dopo tutto quello che ho detto, che essere omosessuale sia cambiare giacca, sia una scelta. Non si sceglie di essere gay, si sceglie "sempre", allo stadio dello sviluppo dell'autoconsapevolezza cui uno è arrivato, come esserlo. Non si scegli quindi di esserlo. Nessuno di noi lo ha scelto. Ognuno di noi sceglie quale significato dargli, che tipo di valorizzazione, il tipo di espressione, cosa costruirci, come concretizzarla, come viverla. Ma nessuno di noi ha scelto di essere gay.