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L'omofobia interiorizzata
di Antonella Montano 

5 febbraio 2003 (incontro organizzato dal gruppo di gay e lesbiche credenti "Nuova Proposta" di Roma)

(testo non rivisto dall'autrice)

Quando nasciamo, abbiamo tutti delle differenze individuali legate ad esempio al colore dei capelli o a quello degli occhi, ma non sono tanto le differenze genetiche che ci rendono diversi gli uni dagli altri, quanto una serie di condizionamenti che riceviamo sin da bambini: la mamma che dice "Luca, devi fare così", o papà "Hai ubbidito a mamma"? Poi arriva la nonna "Paola, sei stata una brava bambina"? e così via. Possiamo rappresentare questi condizionamenti come una serie di frecce che ci arrivano da più direzioni.

Naturalmente ci sono anche quelli sociali, per cui si impara che bellezza = magrezza = promessa di felicità, oppure che eterosessualità = normalità; omosessualità = malattia e devianza. Oppure che bisogna mangiare i sofficini, la nutella, eccetera, però mantenersi magri con la bacchetta magica. Ma noi apprendiamo anche attraverso il meccanismo chiamato modeling, ovvero l'imitazione del modello che ci forniscono i nostri genitori e le persone con cui cresciamo e che ci sono state vicine durante la nostra crescita.

Tali condizionamenti morali quindi, che non sono solo quelli della Chiesa, che quando non producono danni sessuali sicuramente ne producono altri a livello di ansie e di sensi di colpa, li apprendiamo da bambini, e da adulti, ci dimentichiamo di averli appresi. I condizionamenti morali ci dicono cosa si può fare, cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma la famiglia, la società e la morale, ci trasmettono anche le loro paure: stai attento che il mondo è pericoloso, stai attento perché poi chissà che pensano di te, stai attento che rimani da solo...con tutti questi stai attento già è tanto che riusciamo ad uscire di casa!

Un concetto molto importante, è legato al fatto che le emozioni che proviamo, quali ansia, depressione, gioia, senso di colpa, paura, panico, timore, non nascono dall'alto ma sono parte dei nostri pensieri. È un pensiero, che produce l'emozione. Un pensiero, inoltre, produce anche un nostro comportamento, che a sua volta produrrà un'emozione. Il problema è che i pensieri sono di due tipi: ci sono quelli lunghi, tipo un ragionamento (mi metto un vestito rosso con una sciarpa rosa), ma il 90% dei pensieri che noi formuliamo durante la giornata, sono talmente brevi, talmente piccoli che prendono il nome di pensieri automatici. Noi possiamo fare anche 30 pensieri automatici in un secondo senza rendercene conto, ma si tratta comunque di pensieri che producono un'emozione o un comportamento automatico che ci porta a provare un'emozione.

Esistono tre livelli diversi di pensiero. I pensieri più superficiali sono appunto i ragionamenti e i pensieri automatici, poi c'è una categoria intermedia di pensieri e credenze, costituita da ciò che ci ha trasmesso chi è intorno a noi, infine ci sono i pensieri che ci rovinano la vita, vale a dire le credenze profonde. Sono quelle che apprendiamo quando siamo bambini, e in inglese vengono definite core belief: core indica il nucleo più nascosto di una cellula, belief credenza. L'espressione quindi, indica i pensieri più nascosti. Il problema è che i pensieri lunghi e quelli automatici si nutrono del nostro core belief, e in un certo senso è come se si sporcassero. Le persone gay e lesbiche in genere hanno un core belief del tipo: sono difettato, sono diverso, sono inadeguato, non posso essere amato. Questo perché nella nostra società, essere diverso vuol dire essere peggiore, quindi dover fare di più, stare più attento, fare di più per essere amati.
È importante capire che le frecce che ci hanno bersagliati e che ci bersagliano nel corso della nostra vita, hanno un effetto sulla considerazione che abbiamo di noi stessi.

Inizierò a parlarvi dell'omofobia attraverso una serie di esempi pratici.

L'anno scorso in Turchia, ad Efeso, doveva sbarcare una crociera di 1500 gay statunitensi. Non li hanno fatti sbarcare, poi il sindaco si è scusato, ma resta un grave episodio di omofobia. In quest'occasione mi hanno chiamata in Turchia a tenere una lezione sull'omofobia agli psichiatri turchi. Nel 2000, il sindaco dell'Isola di Lesbo ha chiesto al tribunale di annullare le vacanze di 100 turiste lesbiche britanniche, sostenendo che la pubblicità della Sappho Travel, che aveva organizzato il viaggio, recava danno all'immagine dell'isola, definendola il paradiso dell'amore omosessuale.

Luigi Caruso, candidato in Sicilia per il Polo delle Libertà, qualche giorno prima delle elezioni di maggio 2001 si è espresso così: Non voglio vedere finocchi per strada, non voglio vedere nipotini negri ecc.

Cosa succede nel mondo? Anche se molti paesi hanno cambiato il loro codice legale, l'omofobia fa ancora parte del modo di pensare convenzionale. Ricorderete il Gay Pride in Italia e tutte le difficoltà e le polemiche cha ha suscitato. In Turchia l'omossessualità non è illegale, ma i gay sono comunque soggetti a intimidazioni, a maltrattamenti, e ci sono alcuni articoli del codice penale per la salvaguardia della morale. In Romania fino a poco tempo fa, vale a dire fino a sei mesi fa, gli atti omosessuali tra gay venivano puntiti con detenzioni da 1 a 5 anni; in Iran l'omosessualità maschile e femminile viene punita con frustate, negli Usa alcuni stati omofobici, hanno trovato questo escamotage: puniscono i rapporti sessuali tra gay a causa delle legge sulla sodomia. È la realtà del Texas, del Kansas, del Missouri, del Montana e del Tenesse. Il dipartimento di polizia di New York, invece, fa un uso eccessivo di forza e di maltrattamenti verso gli omosessuali; questi abusi vengono denunciati ogni anno da Amnesty International. In Brasile si registra il più alto tasso di uccisioni dei socialmente indesiderati ad opera degli squadroni della morte, con il beneplacido della polizia che lascia fare tranquillamente.

Come nasce l'omofobia? La società attraverso i condizionamenti e specialmente attraverso la famiglia, a seconda di se nasciamo maschi o femmine, predispone il nostro destino. Così, se nasciamo femmina avremo il nostro bel fiocco rosa, e da adulte sicuramente faremo le torte e ci occuperemo dei bambini. Se siamo maschi avremo un bel fiocco celeste e da adulti avviteremo lampadine e manterremo la famiglia. Questi sono solo gli esempi comportamentali, ma attraverso i condizionamenti la famiglia, la società e la morale ci trasmettono i loro messaggi; quindi tutte quelle credenze e quei pensieri riguardo un ideale che identifica le donne come passive, docili, sottomesse, subordinate, più vulnerabili e meno potenti. Lo stereotipo del maschio invece, è quello che deve proteggere e sostenere la famiglia, e gli uomini di conseguenza saranno forti, decisionisti, dominanti, freddi e razionali, come se queste caratteristiche fossero uguali per tutti gli uomini e soprattutto innate.

Molti dei nostri gusti, delle nostre scelte e dei nostri comportamenti saranno determinati dal fatto di nascere maschi o femmine ed è un aspetto su cui vale la pena riflettere.

Il ruolo primario dell'essere maschile, è stato rappresentato per anni e ancora oggi lo è, da questo esercizio di potere. Il ruolo del genere femminile invece è quello di vivere una posizione sempre subordinata.

L'omofobia deriva dal greco homos = stesso e phobos = paura, e con essa si definisce la paura irrazionale, l'intolleranza e l'odio della società eterosessista verso gli omosessuali. Oppure è l'insieme di pregiudizi, atteggiamenti, comportamenti e opinioni discriminatorie con le quali un gay o una lesbica deve lottare ogni giorno. Questi pregiudizi e questi comportamenti sono il prodotto di quelle frecce che nel nostro intimo ne costituiscono il core belief.

L'omofobia inoltre, è l'espressione più visibile del pregiudizio contro gli omosessuali e si manifesta attraverso il pregiudizio individuale, la discriminazione istituzionalizzata e l'omofobia interiorizzata. La definizione attuale è la seguente: è un insieme di emozioni e sentimenti quali ansia, disgusto, avversione, paura e disagio che gli eterosessuali provano sia consciamente, sia inconsciamente, nei confronti di gay e lesbiche.

Ho inventato una specie di formula magica per spiegare l'origine dell'omofobia:

Sessismo > eterosessismo
+
diverso = pericolo

soomofobia


Il sessismo, da cui abbiamo visto che si origina la divisione dei generi, crea l'eterosessismo, e insieme, uniti alla convinzione che ciò che è diverso sia pericoloso, generano quell'atteggiamento di rifiuto che abbiamo definito omofobico.

Analizziamo in dettaglio ognuna di queste fasi.

L'eterosessismo deriva dal sessismo. Essere sessisti significa aver accettato senza ragionamento critico, il pregiudizio per il quale si attribuiscono valori diversi ai due sessi a vantaggio degli uomini, delle loro attività e della loro visione del mondo. Il sessismo ha due radici: il patriarcato e la violenza. Il patriarcato si basa sull'assunto della supremazia del sesso maschile; gli uomini sono più forti ed evoluti, per questo hanno il diritto di sottomettere e controllare le donne e tutti quegli uomini che rifiutano di accettare questo ruolo. I sessisti hanno deciso di ostacolare alle donne l'acceso al potere, alle risorse economiche, all'istruzione e di farle vivere con la paura della violenza. In questo modo le donne mantengono il loro basso status sociale ed economico, risultando anche di fronte a se stesse meno importanti, così che gli uomini sessisti possono continuare a credere nella superiorità maschile e ad esercitare il potere che la nostra società patriarcale gli ha sempre garantito. Gli effetti del sessismo passato sono ben visibili oggi nelle società islamiche, dove alle donne è negato anche il diritto alle cure mediche. Nelle società occidentali, comunque, ancora oggi, i lavori di prestigio sono appannaggio esclusivo degli uomini.

Le donne ancora oggi costituiscono la parte più povera della società, possedendo solo l'1% delle proprietà secondo un dato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Che effetto ha il sessismo sull'omosessualità?

Il comportamento sessista si manifesta innanzitutto come curiosità verso le coppie omosessuali : chi fa il maschio? Chi fa la femmina? Gli eterosessisti difficilmente riescono a immaginare uno stato diverso delle cose. Anche quando i gay vogliono interpretare un ruolo sono omofobici. Anche le lesbiche quando si sposano ed indossano l'una l'abito bianco e l'altra lo smoking sono omofobiche. Partendo dall'assunto che debba sempre esserci un maschio e una femmina, uno forte e uno debole, le coppie omosessuali vengono immaginate come una versione distorta della famiglia tradizionale eterosessuale, il bastione del patriarcato. La coppia omosessuale viene dunque vista come una versione minore di quella eterosessuale. I sessisti prevedono la complementarità, uno è più forte, l'altro è sottomesso e più debole, e unendosi devono formare una cosa sola. Il matrimonio, che funziona da collante, che appiccica le coppie eterosessuali - eppure siamo al 47% dei divorzi - si basa su questa complementarità, che è la cosa più sbagliata per andare d'accordo. Infatti, una buona relazione di coppia, funziona solo così: c'è il momento della separatezza, l'uno ha la sua famiglia, il suo lavoro, le sue amicizie, le sue cose, l'altro o l'altra ha altrettanto, poi ci si incontra e ognuno porta quello che ha imparato quando fa una vita da sola/o. Il momento della fusione è rappresentato quando c'è l'accettazione incondizionata dell'altro, quando noi non critichiamo il nostro partner o lo vogliamo cambiare, "se mi ama cambierà". In giapponese esiste una bellissima emozione che si chiama Amae, che nella nostra cultura non esiste. Essa indica il momento in cui ci si sente amati ed accettati completamente dagli altri ed è un'emozione bellissima. L'Amae nella cultura giapponese è quasi importante quanto l'amore, anzi allo stesso livello, e non è concepibile l'amore senza l'amae. Invece noi, quando abbiamo un partner, abbiamo la tendenza a volerlo modificare secondo quello che a noi fa piacere o secondo quello che le nostre frecce dicono che è giusto o sbagliato, che si deve o non si deve fare. In realtà il momento della fusione avviene quando accettiamo il nostro partner difettato così com'è; nessuno naturalmente è un essere umano perfetto, è solo una di quelle frecce a dirci di doverlo essere, di non commettere errori, di piacere agli altri, di ubbidire, di accontentare i genitori, di essere eterosessuale.

I sessisti, non sopportano l'idea che i partner delle coppie, sia eterosessuali, sia omosessuali mantengano la propria individualità e rimangano delle persone distinte. I sessisti tendono ad individuare un partner passivo e ad attribuirgli lo stereotipo in genere attribuito alle donne, sottomesso, meno potente, più vulnerabile. I sessisti tendono a vedere gli uomini gay come vulnerabili e le donne lesbiche come potenti e autosufficienti. Questo mette in crisi la loro idea sulla supremazia maschile e allo stesso modo l'idea universale della sottomissione femminile. Il sessismo sostiene il mito che in una coppia deve esserci uno forte e uno debole, uno che domina e uno che subisce, uno che ha certi ruoli e uno che ne ha altri, e questa spartizione deve essere irremovibile, non modificabile e perfettamente chiara e condivisa da tutti.

Come si collega il sessismo all'eterosessismo?

Il primo assunto eterosessista, è che tutti noi nasciamo eterosessuali. La mamma, già dà per scontato che il figlio cresce, si sposa, fa i nipoti; è tutto stabilito, perché la società eterosessista dà per scontato che si nasce eterosessuali. L'eterosessismo è la credenza che l'orientamento eterosessuale sia l'unica, normale e opportuna scelta che una creatura umana possa fare.

Il sessismo si manifesta come pregiudizio a favore degli uomini, l'eterosessismo invece, si manifesta come un pregiudizio a favore degli eterosessuali e a svantaggio degli omosessuali, quindi le lesbiche sono penalizzate due volte! Se l'eterosessualità è la norma, tutti gli altri orientamenti sessuali vengono valutati come diversi, perversi, patologici, incompleti, criminali, immorali e impossibili.

Secondo la posizione eterosessista il sesso serve solo per procreare, e questo è il compito principale della sessualità umana. La tradizione eterosessista condanna la sessualità per il puro piacere del corpo o come espressione d'affetto. In passato la maggior parte delle persone si sposava per contratto o convenzione tra famiglie e la sessualità era un dovere matrimoniale, il compito della coppia era quello di mettere al mondo dei figli. Ma questa tradizione appare molto invecchiata; non si può mettere al primo posto la coppia eterosessuale. Cosa c'è che non va nei singles, nei separati, nei divorziati? Per gli eterosessisti, chi non ha la loro esperienza di coppia, rimane una creatura parziale, non realizzata o semplicemente immorale. La cultura eterosessista prevede che gli uomini sviluppino solo i tratti mascolini socialmente adeguati per il loro ruolo di genere, e che le donne sviluppino solo i tratti femminili socialmente previsti ed adeguati per il loro ruolo di genere. Gli eterosessisti temono che gli individui, sviluppando le caratteristiche del genere opposto non abbiano più bisogno gli uni degli altri, per cui ognuno si sentirebbe autosufficiente e si perderebbe la complementarietà. La tradizione non è utile alla nostra società; limita l'espressione individuale da ogni punto di vista. Eroticamente, ad esempio, ci fa sentire perversi se sperimentiamo qualcosa di diverso rispetto alla penetrazione eterosessuale. La tradizione eterosessista obbliga a procreare anche le persone che non sentono la genitorialità e consente che il 16% della popolazione sia escluso o discriminato, solo perché preferisce come partner sessuali persone adulte del suo stesso sesso. Non è ragionevole permettere la sopravvivenza di questo pregiudizio. A questo proposito vi porto il mio esempio. Sono eterosessuale, ho cinquant'anni sono sposata e ho scelto di non avere figli. Quando potevo ancora averne, non avete idea delle pressioni sociali che ho subito da parte di mia madre, dalla mia famiglia, dalle amiche. Tante mie amiche lesbiche invece, e anche amici gay, hanno un forte senso di maternità e vorrebbero dei figli. Sono stata negli Stati Uniti per osservare da vicino le famiglie omosessuali, in una comunità a nord di Boston che è una città solo omosessuale, dove tutto è organizzato in questa ottica. I bambini erano felicissimi, tutti gli studi che ho condotto lo hanno dimostrato, e rispetto a quelle eterosessuali, le madri lesbiche erano migliori per tutta una serie di parametri. Per quanto riguarda l'orientamento, non che questo abbia importanza, però ve lo dico per vostra curiosità, si è rilevata la stessa proporzione di nascite di bambini eterosessuali o omosessuali rispetto a campioni "normali". Naturalmente, grazie a tutte quelle frecce di cui parlavamo, anche per i gay e le lesbiche, l'ostacolo maggiore da superare per quanto riguarda l'omofobia, è proprio l'accettazione di una genitorialità lesbica e gay. Quando si va in profondità rispetto a questo argomento, quando si capisce da dove derivano certi condizionamenti, appare evidente che il bambino nato da una coppia omosessuale avrà problematiche legate ad un'omofobia sociale che vanno risolte. Perché un problema non va superato e perché mantenere una società sessista ed eterosessista omofobica? Perché non ci si può evolvere per cambiare queste frecce e questi condizionamenti? C'è un libro bellissimo, una raccolta di storie di famiglie omosessuali intitolato "Love makes a family" è l'amore che fa una famiglia. E questo è verissimo, perché in quante famiglie eterosessuali non c'è amore, o c'è sempre questo amore condizionato: se sei così, se mi fai questo, se vai bene a scuola, se sei eterosessuale, allora ti accetto e ti amo… nelle nostra famiglie, questa forma di amore non è mai così incondizionata. Nella nostra infanzia, i nostri genitori non ci hanno permesso di sviluppare una buona autostima primaria che si genera soltanto quando ci sentiamo dire: ti amo, ti accetto così come sei e non perché vai bene a suola, sei un bravo ragazzo ecc.

Passiamo adesso alla fase diverso = pericoloso. L'omofobia deriva dall'assunto che chiunque viene percepito come diverso è potenzialmente pericoloso. All'interno di ogni società, quando presenti, le diversità sono ritenute pericolose e in quanto poco conosciute sono percepite come ingestibili: si tratta di un meccanismo di difesa che una maggioranza omologata di persone ha sempre utilizzato allo scopo di proteggersi. In ogni società è insita la necessità di aumentare la propria autostima e il proprio senso di appartenenza attraverso il biasimo di chi è diverso, la sua esclusione. La nostra società tende a regolamentarsi e autoconservarsi, categorizzando tutto ciò che esiste, e attribuendo ai diversi gruppi che la popolano, giudizi di valore in grado di mantenere l'ordine e le gerarchie.

Non nasciamo omofobici ed eterosessisti, lo diventiamo. Si tratta di atteggiamenti che vengono acquisiti attraverso l'interazione con gli altri, i nostri pari, la famiglia, gli insegnanti, i coetanei e gli amici. I comportamenti omofobici ed eterosessisti, vengono appresi, formati e mantenuti attraverso la comunicazione. L'omofobia non è però un problema confinato entro il giudizio individuale, perché si riflette anche nelle nostre istituzioni e nelle strutture portanti della nostra società: nella famiglia, nella scuola, nell'ambiente lavorativo, nella vita religiosa, nello sport e nei mass media. I pregiudizi condivisi, vengono supportati dalle maggiori istituzioni sociali e diventano la norma. L'insulto, la violenza psicologia e la discriminazione verso gli omosessuali vengono tacitamente approvati e ritenuti normali. L'istituzione rinforza i pregiudizi e limita il rispetto dei diritti civili dei cittadini omosessuali, favorendo il permanere di schemi rigidi di suddivisione, all'interno della società.

Le caratteristiche principali del pregiudizio individuale delle persone omofobiche, sono l'ignoranza e la mancanza di contatti con la comunità omosessuale - gli individui si sono formati un'idea astratta, basata sul sentito dire e sugli stereotipi sociali più comuni - un sistema di credenze basato sull'insieme di valori conflittuali - la famiglia tradizionale e la chiesa non permettono un approccio sereno alla realtà omosessuale - la conformità alle norme sociali dominanti, il rifiuto dei conflitti esistenti all'interno della società, quando essi non servono a rafforzare e a giustificare il loro punto di vista. Si rifiuta la cultura omosessuale, perché non è funzionale ai propri interessi, al proprio quieto vivere, e perché si vuole negare l'esistenza del diverso.

Le persone omofobiche hanno poca disponibilità ad avere contatti con uomini e donne dichiaratamente omosessuali; negano di aver mai avuto fantasie o atteggiamenti omosessuali; tendono a percepire i comportamenti di altri uomini o donne come devianti, se si insinua il dubbio che i propri interlocutori siano omosessuali; hanno un'età avanzata e un basso livello culturale, un'alta religiosità e una cultura religiosa conservatrice; un approccio tradizionale alla visione dei ruoli in base al genere all'interno della società; un atteggiamento restrittivo nei confronti della sessualità vissuta spesso come colpa o fonte di vergogna; sono autoritarie.
Se consideriamo le minoranze più odiate dalla gente, si osserva che gli omosessuali sono i più odiati dopo gli zingari, i drogati, gli ebrei, i neri e i matti. Tutte le minoranze, tipo gli ebrei, le persone di colore, gli islamici, poi, possono contare sul supporto della famiglia e della comunità, questo non è vero per gay e lesbiche.

Gli effetti dell'omofobia, incidono notevolmente sulla vita delle persone omosessuali, attraverso forme di discriminazione e di intolleranza sociale. Ha più garanzie una coppia eterosessuale spostata da due minuti, che una coppia omosessuale che sta insieme da 25 anni. La dinamica discriminatoria si sviluppa attraverso l'utilizzo di un linguaggio offensivo, la discriminazione vera e propria, la violenza fisica e psicologica. Esiste infine, anche una forma più subdola di omofobia, perché anche i gay e le lesbiche vivono sulla terra insieme agli eterosessuali, non sulla luna, per cui, questi condizionamenti colpiscono tutti. Quando colpiscono un omosessuale però, il problema diventa serio.

L'omofobia interiorizzata è data dall'accettazione passiva, conscia e inconscia, quindi automatica, di tutti i sentimenti, gli atteggiamenti e i pensieri negativi della cultura omofobica sessista ed eterosessista.

L'omofobia si trasforma in omofobia interiorizzata attraverso il pregiudizio, la disinformazione, l'isolamento e la condanna sociale.

Il pregiudizio viene inteso come fattore che impedisce la formazione di un'identità omosessuale positiva. Naturalmente, se i gay pensano di essere malati, perversi, difettati o comunque di esser vittime di una disgrazia o di qualcosa da negare, come fanno ad avere un'identità omosessuale positiva?

La disinformazione non consente agli individui di conoscere in modo adeguato il mondo che li circonda e li vede spettatori di argomentazioni decise dagli altri. Quanti omosessuali non sanno che cos'è l'omofobia? Purtroppo nelle comunità omosessuali non c'è questo tipo di educazione, nelle famiglie ancora meno.

L'isolamento è un elemento caratteristico, in cui spesso anche il supporto della famiglia viene a mancare. Gli omosessuali si isolano, soprattutto nella fase dell'adolescenza

Infine c'è la condanna sociale, che è forse l'ostacolo maggiore che gli omosessuali si trovano a dover affrontare per avere il coraggio di essere se stessi.

L'omofobia interiorizzata ha tutta una serie di effetti sugli omosessuali, quali l'incapacità di rivelarsi ai genitori; la credenza che l'omosessualità sia sbagliata, sia qualcosa da negare e da nascondere; l'abbassamento del livello d'autostima, il convincimento di essere inadeguati e indegni di essere amati; la non accettazione della propria omosessualità perché causa di un senso di ansia, colpa, vergogna, angoscia e tensione interiore, senza rendersi conto che si tratta di tensioni che derivano da pensieri omofobici; l'autoesclusione sociale, ansia, depressione, atteggiamento passivo, aumento dell'abuso di alcol e sostanze stupefacenti; e infine danni psicologici gravi. L'omofobia interiorizzata è la propria autostima, ecco perché per molti omosessuali diventa difficile amare e legarsi: se non si è sereni con se stessi, come si fa ad esserlo con qualcun altro? È l'omofobia interiorizzata che fa credere che l'omosessualità sia sbagliata, da negare, da nascondere, da vivere come esseri umani di serie B. L'individuo, soprattutto all'inizio, tende a proteggere la propria autostima conformandosi alla società che lo circonda, ecco perché molti omosessuali si sposano e hanno figli, sublimando la propria diversità e piegandosi a reprimere ciò che veramente sentono.