Foglio di Comunità – n° 4/2016

Bollettino informativo non periodico della Comunità cristiana di base Viottoli
Distribuzione gratuita — Pinerolo (To), 30/03/2016

LE EUCARESTIE

DOMENICA   17 aprile ore 10 dopo la celebrazione, verso le ore 10,30 assemblea di comunità

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GRUPPO BIBLICO

Nel gruppo biblico, che si incontra ogni martedì sera alle ore 21 presso la sede di vicolo Carceri 1, stiamo leggendo il Vangelo di Giovanni. Le introduzioni e i com- menti saranno pubblicati sul prossimo numero di Viottoli.

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GRUPPO RICERCA

Giovedì 7 e 21 aprile, alle ore 21, come sempre a casa di Paola ed Elio. Stiamo concludendo la lettura del libro Le società matriarcali di Heide Goettner-Abendroth. Proseguiremo gli incontri leggendo “Donne sciama- ne” di Morena Luciani, Ed.Venexia. Sono letture estremamente interessanti: il gruppo è aperto a chiunque volesse coinvolgersi.

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GRUPPO DONNE

Corso “Donne che leggono la Bibbia”: continuano gli incontri alla Cascina Roccafranca di Torino; il 20 aprile (dalle 17 alle 18,30) il tema sarà “Maddalena”, introdotto da Doranna.

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GRUPPO MEDITAZIONE

Ci troviamo ogni venerdì al Fat, vicolo Carceri n° 1, dalle 19 alle 20,30. I nostri incon- tri prevedono una meditazione guidata di circa un quarto d’ora seguiti da una me- ditazione silenziosa di un altro quarto d’ora. Poi proseguiamo con la lettura di un te- sto di Corrado Pensa “La tranquilla passione” condividendo dubbi, comprensioni esperienziali e domande aperte a risposte personali e non sempre immediate. I testi per suscitare le riflessioni e gli approfondimenti sono scelti dal gruppo. Se sei interessata/o puoi presentarti direttamente al Fat

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CDB DEL PIEMONTE

L’incontro dell’11 marzo scorso ci ha permesso di mettere meglio a fuoco le diver- se proposte per “i temi” dei prossimi convegni regionali:

Approfondire la ricerca avviata con gli incontri su ecoteologia ed eco- teologia-femminista, per fare sempre più nostre le idee femministe sull’economia come “governo della casa comune”, come economia delle relazioni e della cura: sono un punto di vista credibilmente alternativo al capitalismo patriarcale;

Dedicare alcuni incontri a condividere il racconto delle ricerche in corso nelle singole Cdb del Piemonte: in modo che siano conosciute, reciprocamente riconosciute, e che chiunque lo desideri vi possa partecipare, anche a distanza;

Sperimentare per un anno una lettura biblica “unitaria” in tutte le Cdb del Piemonte, per condividere l’introduzione (un incontro), le conclusioni (un incontro) e fare il punto a metà percorso (un incontro);

Proseguire l’approfondimento del tema proposto da Cesare di Piossasco nell’incontro preceente, sulla scorta del libro di Benasayag Oltre le passioni Dalla solitudine contemporanea alla creazione condivisa (Feltrinelli) e invitando qualche “esperta/o” ad aiutarci nella riflessione: abbiamo pensato a Valentina Pazé e Marco Deriu. Le date proposte sono: il 5 giugno o una domenica di fine settembre.

Infine è stata fatta la proposta che a turno una Cdb assuma per un anno il compito di funzionare da segreteria tecnica: per prima ha accettato il compito la Cdb di

Carla e Beppe

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COORDINAMENTO GRUPPI DONNE CdB e non solo

Il 12 e 13 marzo a Verona si è concluso il ciclo di incontri del coordinamento don- ne delle cdb italiane per la preparazione del convegno annuale.

I profondi cambiamenti in atto a livello globale, su diversi piani, ci pongono in uno stato di attesa: non è passività ma desiderio ed anche necessità di ascoltare il si- lenzio, le “voci di dentro” di ciascuna di noi e delle altre con cui abbiamo intrec- ciato fili di relazione nell’oggi e nella storia.

“Maria, da parte sua, custodiva gelosamente il ricordo di tutti questi fatti e li medi- tava dentro di sé” (Luca 2, 19). Si tratta di una postura necessaria per accogliere il tempo lento e profondo della fecondità di idee ed azioni, per stare in un rapporto trasformante col presente e non cedere alla tentazione di una passiva accetta- zione o di un attivismo ansioso.

Il titolo del prossimo convegno che si terrà il 18-19.20 Novembre sarà Il tempo dell’attesa, intreccio tra spiritualità e vita quotidiana.

Doranna e Luisa

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VENERDI’ 8 E VENERDI’ 15 APRILE A PINEROLO – “USCIRE DALLA GUERRA”

Il gruppo “Uscire dalla guerra” nasce a Pinerolo alla fine del 2015 ed è formato da persone, donne e uomini provenienti da esperienze diverse, che credono forte- mente in una cosa: la guerra non è la soluzione dei problemi esistenti (ingiustizie, povertà, fame, sopraffazione, colonialismo, terrorismo) ma la loro causa; la guerra è la malattia, non la cura. Il gruppo si è posto l’obiettivo di ALLARGARE queste riflessioni alla nostra città, al nostro territorio. Molti pensano “… la guerra c’è sempre stata… non riusciremo noi ad eliminarla… è nella natura dell’uomo… cose da visio- nari… abbiamo già i nostri problemi, non ci riguarda… parlare di eliminare la guer- ra è una perdita di tempo…”. Noi al contrario siamo convinti che si debba fare di tutto per uscire dalla guerra, fonte di morti, sofferenze, distruzioni.

La guerra ci riguarda per molti motivi, facciamo qualche esempio:

L’Italia spende in guerra 80 milioni di euro al giorno, vi sembrano ben spesi? Ba- sterebbero per costruire, ogni giorno, un grande ospedale, oppure 6 scuole, o 25 asili o per far viaggiare migliaia di treni ed autobus in più;

Ognuno dei 000 militari italiani ci costa, con i suoi giocattoli di morte, più di 150.000 euro all’anno. Con gli stessi soldi si potrebbero creare almeno un milione di posti di lavoro, ad esempio sviluppando i servizi alla persona ed investendo in energie rinnovabili

La nostra Costituzione all’art. 11 dice “L’Italia ripudia la ..”. Da 20 anni i nostri Governi calpestano la Costituzione, ma nessuno o pochissimi fanno sentire la loro voce, il loro dissenso

Abbiamo bisogno di sicurezza ed il modo migliore per ottenerla è smetterla di mandare soldati in giro per il mondo, fomentando odio e violenza; se continuere- mo a farlo ci troveremo ben presto la guerra in casa e non ci sarà modo per fer- marla

Abbiamo bisogno di sicurezza ed il modo migliore per ottenerla è quello di smettere di produrre armi e venderle ai terroristi: l’Italia è uno dei maggiori produt- tori di armi (8^ posto) e le vende a paesi come l’Arabia Saudita, attraverso cui le armi arrivano anche all’ISIS

Abbiamo bisogno di sicurezza, ed il miglior modo per ottenerla è quello di ga- rantire i diritti delle persone che arrivano qui scappando dalla guerra e sperano di essere trattati con amicizia; trattarli come bestie, emarginarli, privarli dei loro diritti è evidentemente un modo per trasformare i nostri amici in nostri nemici

Il gruppo “Uscire dalla Guerra” intende continuare il lavoro di sensibilizzazione su questi argomenti e per questo ABBIAMO PREPARATO ALTRI DUE INCONTRI:

Venerdì 8 aprile ore 21 – Salone del Laboratorio di Comunità della parrocchia di S. Lazzaro (Via S.Lazzaro n.1 Pinerolo), Claudio Canal e Rosita Di Peri ci parleranno di “Guerra e (dis)informazione. Il caso del Medio Oriente”.

Venerdì 15 aprile ore 21 – Salone del Laboratorio di Comunità della parrocchia di Lazzaro (Via S.Lazzaro n.1 Pinerolo), Giorgio Cremaschi ci parlerà di “Guerra e mondo del lavoro”.

https://www.facebook.com/usciredallaguerrapinerolo/

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VIOTTOLI

Stiamo preparando il n. 1/2016. Invitiamo tutti e tutte a mandare articoli, commen- ti biblici, segnalazioni, recensioni… entro il 30 aprile. La prossima redazione è ca- lendarizzata per lunedì 9 maggio, ore 21.

Ringraziamo tutti/e coloro che tramite email e telefono ci contattano e per gli ap- prezzamenti che riceviamo. Vi invitiamo a collaborare mandandoci articoli, rifles- sioni, preghiere, recensioni…

Ricordiamo la quota associativa: 25,00 € (socio ordinario) – 50,00 € (socio sostenito- re); oppure potete versare un contributo libero utilizzando il ccp n. 39060108 inte- stato a: Associazione Viottoli – via Martiri del XXI, 86 – 10064 Pinerolo (TO) o con bonifico bancario: IBAN: IT 25 I 07601 01000 000039060108 BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX

Vi invitiamo inoltre a richiedere copie saggio gratuite del nostro semestrale (per informazioni: viottoli@gmail.com). Sono disponibili alcune raccolte complete con tutti i numeri della rivista dal 1992 a oggi. Sul nostro sito http://www.cdbpinerolo.it cliccando su VIOTTOLI —> ARCHIVIO DEI NUMERI ARRETRATI trovate, e potete scaricare gratuitamente, tutti i numeri in formato *.pdf dal 1998 al 2014.

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TELEFONO UOMO

L’Associazione Il Cerchio degli uomini di Torino gestisce uno sportello telefonico per l’ascolto del disagio maschile: telefonare al n. 011 2478185 il martedì dalle 19 alle 20 e il giovedì dalle 12 alle 13.

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SVOLTA DONNA

Centro Antiviolenza- Numero verde 800 093900

Orario di ascolto telefonico: lunedì e venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18; martedì e mercoledì dalle 9 alle 12;  www.svoltadonna.it info@svoltadonna.it

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UOMINI IN CAMMINO DI PINEROLO

Il gruppo UinC 1 si riunisce al FAT giovedì 14 e 28 aprile con le consuete modalità

Il gruppo UinC 2 si riunirà nella sede dell’ARCI mercoledì 13 e 27 aprile, alle ore 21.

Ricordiamo agli uomini che leggono questo foglio che i due gruppi sono sempre aperti a chi sente il desiderio di conoscerci o di coinvolgersi. Basta una telefonata per un contatto preventivo con uno di noi

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PER UN SERVIZIO PUBBLICO DI AIUTO A UOMINI CHE AGISCONO VIOLENZE DI GENERE

Come già sapete, da circa un anno si è andata consolidando a Pinerolo una rete di associazioni, gruppi e singoli/e che abbiamo chiamato “LIBERI DALLA VIOLENZA”, nata per dar vita anche sul nostro territorio a un servizio pubblico di ascolto, aiuto e sostegno a uomini (in particolare) che sono in difficoltà nelle relazioni e che sentono di poter commettere violenze o ne hanno già commesse: per cerca- re di aiutarli a riflettere e cambiare. Stiamo entrando nella fase operativa, con l’avvio di un corso specifico di formazione per operatori volontari e professionisti (psicologi/he, psicoterapeuti/e…). Vi invito a iscrivervi e a frequentarlo: la parteci- pazione è gratuita per i volontari. Al termine del corso decideremo insieme come organizzare concretamente il servizio, che non richiederà presumibilmente subito orari stressanti e turni faticosi. Ovviamente, più siamo meno faticoso sarà per cia- scuno. L’impegno dei volontari sarà soprattutto per l’ascolto telefonico e l’acco- glienza. Poi si tratterà, speriamo soprattutto, di inserire le persone in gruppi di auto mutuo aiuto come i nostri. A parte i casi che avranno bisogno di un percorso di aiuto individuale ad opera di professionisti/e.

Beppe Pavan

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GLI OTRI VECCHI

Alla vigilia del nostro Incontro nazionale, chiamato a riflettere sulle “Novità e con- traddizioni nella comunità cristiana e nella società al tempo di Francesco” mi pare opportuno avviare una riflessione proprio sul “tempo” di Francesco, per individua- re che cosa rende vecchi gli otri in cui versare il Vino nuovo.

Penso, infatti, che non ci si debba interrogare tanto sul nuovo stile da lui introdotto nel modo di vivere le sue giornate di papa, né sui suoi interventi nell’azione di go- verno della Chiesa universale, quanto piuttosto sulle gravi difficoltà che incontra nel promuovere il decentramento e la responsabilizzazione delle chiese locali nell’intento di rendere più cristiana e magari, evangelica, la Chiesa universale. Fra tali difficoltà è da collocare la resistenza delle gerarchie locali a condividere tale suo intento. Luigi Sandri l’altra settimana, analizzando sul sito il viaggio del papa in Messico, ha evidenziato le tensioni con l’episcopato di quel paese sordo ai suoi inviti.

Anche noi dobbiamo fare i conti con un episcopato indisponibile a mettersi in di- scussione per entrare in sintonia con il papa che, a sua volta, non ha mancato di prenderne le distanze non incontrando il presidente della Cei nel vivo del dibattito sul tema delle unioni civili del Ddl Cirinnà, annullando l’incontro con Scola a Mila- no programmato per il 7 maggio prossimo, dichiarando che non parteciperà al 26esimo Congresso eucaristico nazionale indetto per settembre a Genova. Già a Firenze nel novembre 2015 in occasione del quinto convegno nazionale della Chiesa italiana aveva detto ai vescovi: “Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal tra- sformarsi in ideologia”, aggiungendo l’invocazione: ”Dio protegga la Chiesa italiana da ogni surrogato di potere, d’immagine, di denaro”.

In verità di tale protezione c’è grande bisogno come si può ricavare anche dall’introduzione di Bagnasco ai lavori della Presidenza della Cei, riunita proprio in questi giorni a Genova. Lucida e senza omissioni è la sua analisi della situazione della società italiana e chiara è la denuncia del male che la condiziona: “sono le ricchezze esorbitanti di alcuni, che esercitano il loro spropositato potere per cam- biare il modo di pensare della gente, spinti solo da un’insaziabile avidità di profit- to”. Sono parole di papa Francesco queste usate da Bagnasco, che, però, non ne trae occasione per interrogarsi su quale siano le responsabilità della Chiesa, che è chiamato a guidare, nel determinare la realtà di questo Paese non solo segnato da gravi disuguaglianze sociali, ma anche dominato da corruzione e scarsa soli- darietà.

Eppure è un Paese di battezzati!

In verità si tratta di “fedeli” di una Chiesa concordataria le cui scuole sono alla pa- ri di quelle statali, In queste sono presenti suoi delegati per insegnare le sue “veri- tà”. La sua Cei gode di un contributo finanziario di oltre un miliardo l’anno frutto della scelta della metà dei contribuenti resi titolari della gestione dell’otto per mille dell’intero gettito IRPEF. La sua gerarchia interviene alle pubbliche cerimonie a cui presenziano le “autorità civili e religiose”. Delle sue opinioni alle forze politiche, pur se meno di un tempo, conviene tener conto come si è visto recentemente nel loro adeguarsi alla sua intransigenza nell’evitare ogni somiglianza con il matrimonio delle unioni fra omosessuali nella legge, che ne definisce lo status!

Tale complice interventismo le rende autonome e autoreferenziali, escludendo i “fedeli”, pur se impegnati nelle parrocchie e nelle tante associazioni e gruppi nell’evangelizzazione e nelle opere di solidarietà, dal responsabilizzarsi in queste compromissioni. Forti di tale ruolo si confermano pastori destinati a guidare il “gregge”, che per questo non riuscirà mai a diventare Popolo di Dio.

Delle sempre nuove forme assunte da queste contraddizioni penso che dovrem- mo occuparci nei laboratori se intendiamo versare vino nuovo in otri vecchi ricer- cando, in dialogo con Francesco, nuovi linguaggi e prassi della fede per testimo- niare modi nuovi di essere chiesa nella società di oggi.

Marcello Vigli

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CATTOLICI DEL NO: NO

Ho detto e ripeto che tutti i comitati per il no ai referendum deformativi della Costi- tuzione vanno bene, e perciò anche questo. Che però non mi sento personalmen- te ne’ di firmare, ne’ di diffondere. Esso infatti a mio parere parte da una posizione di papa Francesco, che a me pare la meno accettabile del suo pontificato e cioè una certa propensione al neotemporalismo.

Considero laico ciò che Paolo VI disse, quando parlò alla Commissione etica delle N.U., per correggere la posizione dell’antico motto latino accettato anche dalla Chiesa ,”Si vis pacem, para bellum”, in “Si vis pacem, para pacem”, con il quale discorso tolse qualsiasi appoggio agli armamenti che servono a preparare le guer- re preventive dette di difesa; e secondariamente quando nella “Octogesima ad- veniens” disse che la Chiesa non ha nessuna dottrina sociale, essendo solo esperta in umanità.

Papa Francesco parlò alle N.U. all’assemblea generale come capo di Stato e poi davanti alla camera Usa in modo imbarazzante, facendo di fatto parte della campagna delle primarie, cioè della campagna elettorale e appoggiando i me- dici antiabortisti Usa, che sono violentissimi.

Nel Giubileo della misericordia non vi è misericordia per le donne che abortiscono, ne’ riconoscimento del minimo sindacale alle suore che lavorano nei grandi anti- chi palazzi di proprietà del Vaticano, adibiti ad alberghi e pensioni per i ricchi turi- sti: se quelle suore hanno fatto voto di povertà spetta comunque a loro decidere come vogliono usare il salario che comunque loro spetta.

Ma si può fare una causa sindacale nei confronti di un sovrano assoluto? (quale un papa certamente è). Invece un cardinale può intervenire nella disciplina di vo- to dei parlamentari italiani? Il pasticcio mi pare grande. La posizione veramente laica mi pare quella di Paolo VI, la quale non comporta affatto di ridurre la fede o la religione a fatti privati, ma distingue tra diritto delle istituzioni e libertà di dire fare parlare in una società democratica e laica come quella che la Costituzione pre- vede, escluso l’art. 7.

Lidia Menapace

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IL PETROLIO RESTI SOTTO TERRA!

Il 17 aprile dobbiamo andare tutti/e a votare il nostro Sì al referendum, proposto da nove Regioni e dai comitati No Triv. Ricordiamoci che si tratta di un referendum abrogativo di una legge del governo Renzi sulle trivellazioni petrolifere, per cui è da votare “Sì all’abrogazione”! La sola domanda referendaria su cui dovremo esprimerci sarà: «Si può estrarre petrolio fino all’esaurimento dei pozzi autorizzati che si trovano lungo le coste italiane entro le 12 miglia?». Inizialmente erano sei le domande referendarie proposte dalle nove Regioni (Basilicata, Puglia, Molise, Ve- neto, Campania, Calabria, Liguria, Sardegna e Marche). Ma la Cassazione ha bocciato l’8 gennaio le altre cinque domande perché il governo Renzi, nel frat- tempo, aveva furbescamente introdotto due commi al Decreto Sblocca Italia 2016. Per cui ne rimane una sola.

Le ragioni dei comitati No Triv per votare Sì sono tante: il pericolo di sversamenti di petrolio in mare con enormi danni alle spiagge e al turismo; il rischio di movimenti tellurici legati soprattutto all’estrazione di gas; l’alterazione della fauna marina per l’uso dei bombardamenti con l’aria compressa.

Ma la ragione fondamentale del Sì è che, se vogliamo salvarci con il pianeta, dobbiamo lasciare il petrolio ed il carbone là dove sono, cioè sottoterra! Il refe- rendum ci offre un’occasione d’oro per dire no alla politica del governo Renzi di eccessiva dipendenza dal petrolio e dal carbone per il nostro fabbisogno energe- tico. Gli scienziati ci dicono a chiare lettere che, se continuiamo su questa strada, rischiamo di avere a fine secolo dai tre ai cinque centigradi in più. Il che rappre- senterebbe una tragedia immane.

Papa Francesco ce lo ripete nella sua appassionata enciclica Laudato Si’: «Infatti la maggior parte del riscaldamento globale è dovuto alla grande concentrazione di gas serra emessi soprattutto a causa dell’attività umana. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo dei combustibili fos- sili (petrolio e carbone) che sta al centro del sistema energetico mondiale». Il ver- tice di Parigi sul clima dello scorso dicembre (Cop21) lo ha evidenziato, ma pur- troppo ha solo invitato i Paesi a ridurre la dipendenza da petrolio e carbone. E così gli Stati, che sono prigionieri dei poteri economico-finanziari, continuano nella loro folle corsa verso il disastro. Per questo il referendum contro le trivellazioni diventa un potente grimaldello in mano al popolo per forzare il governo Renzi ad abban- donare l’uso dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili.

Trovo incredibile che il governo Renzi non solo non abbia obbedito a quanto deci- so nel vertice di Parigi, ma che non abbia ancora calendarizzato la discussione parlamentare per sottoscrivere gli impegni di Parigi entro il 22 aprile. In quel giorno infatti le nazioni che hanno firmato l’Accordo di Parigi si ritroveranno a New York per rilanciare lo sforzo mondiale per salvare il pianeta. Sarebbe grave se mancas- se l’Italia.

Per questo mi appello alla Conferenza episcopale italiana perché, proprio sulla spinta della Laudato Si’, inviti le comunità cristiane ad informarsi su questi temi vitali per il futuro dell’uomo e del Pianeta, e votare quindi di conseguenza. Mi appello a tutti i sacerdoti perché nelle omelie domenicali spieghino ai fedeli la drammatica crisi ecologica che ci attende se continueremo a usare petrolio e carbone. Mi appello alle grandi associazioni cattoliche (Acli, Agesci, Azione Cattolica, ecc.) a mobilitare i propri aderenti perché si impegnino per la promozione del Sì al refe- rendum.

«Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti», si legge nell’enciclica. «Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i vescovi del Sudafrica “I talenti e il coin- volgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio”». Diamoci da fare tutti/e, credenti e non, per arrivare al referen- dum con una valanga di Sì e per salvarci con il pianeta.

Alex Zanotelli

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CHE FARE CONTRO IL TERRORISMO ISLAMISTA?

Innanzitutto chiamarlo col suo nome, islamista, non islamico. E per poter accusare altri di essere seguaci deformanti di una religione, bisogna essere alieni da ogni deformazione, che per l’Ebraismo si chiama sionismo, per l’Islam islamismo e per il Cristianesimo cristianismo o cristianesimo costantiniano o integralismo (tutti e tre i termini appartengono alla storia del Cristianesimo).

Uno o una cristiano/a non integralista, né costantiniano si può dire laico, ma deve conoscere ciò di cui parla: non basta essere ignoranti di religione, come siamo quasi tutti/e in Italia per potersi dire laici. Infatti alla prima disgrazia tutti questi laici dichiarati si mettono l’immagine di padre Pio sopra il letto o fanno novene e rosari mattina e sera; chiamavano dunque laicità l’ignoranza, dimostrandosi preda di superstizioni nel culto dei Santi e delle Madonne.

Tutto ciò premesso a me pare di poter affermare che bisogna trovare come resi- stere al terrorismo islamista senza confonderlo con altre forme di violenza, senza imitarlo, né percorrere strade simmetriche. Intanto dire Resistenza e non Guerra, anche se con ciò si smentisce il papa che in questa materia può sbagliare in buo- na fede come chiunque; e qualsiasi buon cristiano o cristiana può smentirlo senza far peccato né violare il recente dogma dell’infallibilità; secondo la dottrina catto- lica il papa é infallibile quando avvisa che sta parlando ex cathedra, non sempli- cemente quando sta facendo una appassionata e commossa predica dal bal- cone verso la piazza san Pietro.

E facendo un altro passo avanti, cercare di ricordarsi in che la Resistenza si diffe- renziava da una guerra e perché la si chiama Lotta di liberazione e non guerra di liberazione, come del resto si dice lotta di classe e non guerra di classe, e clausola di non sopraffazione di genere e non guerra contro il maschile. O peggio “quote rosa”. Le parole sono pietre, diceva Levi, bisogna stare attenti/e a come le si ma- neggiano.

Naturalmente ho fatto per un bel po’ di anni la profe e per questo sono tanto pe- dante.

Suggerivo di avviare la costruzione di un FBI europeo, che richiede la reciproca cessione di porzioni di sovranità nazionale, per poter avere persone strumenti ar- chivi informazioni spie ecc. ecc. , per non essere inglobati trascinati dal terrorismo islamico verso la barbarie del rispondere colpo su colpo (uccidendo bambini e bambine nati/e sotto il Corano?). E coltivare ciò che di meglio ha in sé -spesso ignorata- la storia d’Europa, cioè la varietà, la molteplicità, non l’integrazione.

Vediamo chiaramente che l’integrazione forzata, ovunque sia stata praticata, sia in Francia che in Inghilterra, che in Siria, che nelle colonie produce frutti di morte. Graecia capta ferum victorem cepit, dice il motto latino giocando sul duplice si- gnificato del verbo càpere, catturare conquistare militarmente e anche convin- cere acquisire a sé affettivamente. Basta davvero per oggi.

Lidia Menapace

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CATTOLICI DEL NO NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE NO ALLA DEMOCRAZIA DIMEZZATA

La posta in gioco tra il Sì e il No nel prossimo referendum costituzionale non è il Senato ma è l’abbandono della Costituzione vigente e la sua sostituzione con un sistema di democrazia dimezzata in cui i valori e i diritti riconosciuti nella prima parte della Carta, da cui dipendono la vita, la salute e la possibile felicità del cittadini, sarebbero isolati e neutralizzati per lasciare libero campo al potere del denaro e delle sue istituzioni nazionali e sovranazionali. Questo, col supporto di una legge elettorale congegnata per dare tutto il potere a un solo partito, è il disegno delle riforme istituzionali oggi sottoposte al popolo come nuove, ma concepite da vecchi politici, nostalgici dei modi spicciativi di governo di un lontano passato.

Mettendo mano alla Costituzione questi politici vogliono riaprire vecchie questioni di democrazia risolte da tempo e da cui non si può tornare indietro: divisione dei poteri, sovranità popolare, fiducia parlamentare ai governi senza vincolo di disciplina di partito, libertà e diritti sottratti all’arbitrio dei poteri, anche se espressi dalle maggioranze. Si sarebbero dovute fare al contrario riforme rivolte al futuro, a partire dalla domanda sul perché i diritti al lavoro e a condizioni economiche e sociali che non impediscano il pieno sviluppo della persona umana, pur sanciti in Costituzione, non si sono mai realizzati, e non certo per colpa solo del Senato. È questa domanda, non quella sul numero dei senatori, che avrebbe risvegliato la coscienza pubblica, a cominciare dai giovani oggi così disperati, e curato la piaga sociale dell’assenteismo e dell’indifferenza.

La Costituzione è un bene comune e, pur provenendo ciascuno da parti diverse, comune deve essere la battaglia di uomini e donne per la sua cura e la sua difesa, ognuno lottando però con i suoi colori e con le sue bandiere. I cristiani già altre volte, in momenti cruciali della storia della Repubblica, sono stati determinanti con le loro scelte nei referendum per un avanzamento della democrazia e della laicità e per tenere aperta la via di vere riforme. Oggi come cattolici ci sentiamo di nuovo chiamati a votare NO alle spinte restauratrici, e così ci saranno dei “Cattolici del NO” in questo referendum. Allo stesso modo speriamo nell’impegno di molti altri cristiani di ogni denominazione e confessione. Ugualmente voteranno NO moltissimi che cristiani o credenti non sono, magari anche più motivati e determinati di noi. Ma noi, che pur non siamo soliti nominare la fede nella lotta politica, questa volta diciamo NO proprio come cattolici, rispettando in ogni caso quanti saranno spinti da motivazioni diverse.

Prima di tutto votiamo NO per una questione di giustizia. Se, nel suo significato più elementare, la giustizia è “la correttezza di una pesata eguale”, lo scambio che ci viene proposto, di dar via metà della Costituzione per avere in cambio ancora Renzi al potere, non è giusto. Renzi e la Costituzione non hanno lo stesso peso, e mentre il primo non ci è costato niente (non lo abbiamo nemmeno eletto) la Costituzione ci è costata molto, in pensiero e martiri anche nostri. Perciò, come voto di scambio, Renzi contro la Costituzione è uno scambio ineguale. Di conseguenza se in questo gioco d’azzardo con la Costituzione Renzi, perdendo, vorrà lasciare il potere, ce ne faremo una ragione. Ma avremo salvato l’idea che ci vuole un minimo d’equità anche in un baratto.

In secondo luogo votiamo NO per una questione di verità. Non è vero che la Costituzione vigente è vecchia, tant’è che da vent’anni si cerca di cambiarla. Vero è che da vent’anni essa resiste, anche grazie a imponenti voti popolari. Vecchia è invece la proposta Costituzione nuova, che dà più potere al potere e meno potere ai cittadini, in ciò tornando allo Statuto albertino concesso dal re e finito in Mussolini. Ma è un’illusione che dia più potere a Renzi e alla Boschi, che già conosciamo; in realtà darà più potere e forza esecutiva a uno di quei mangiapopoli arruffoni e razzisti che oggi circolano in Europa e che facilmente, col marketing delle agenzie pubblicitarie e dei telefonini scambiati per modernità, potrà insediarsi a palazzo Chigi e nei 340 seggi di replicanti assegnatigli per legge nella Camera residua, con tutti i poteri compreso il diritto di guerra. Non è vero che con la nuova Costituzione si ridurranno i costi della politica. I deputati restano 630, le spese delle province ricadranno su altri enti, il Senato rimane a gravare sul bilancio pubblico col suo palazzo e tutto il suo apparato, anche se viene ridotto ad un club nobiliare per consiglieri regionali e sindaci che passeranno a Roma uno o due giorni alla settimana (sicché il Senato sarà il primo Ufficio Pubblico a brillare per l’assenteismo del suo personale).

In terzo luogo votiamo no per una questione di patriottismo costituzionale. Consideriamo la Costituzione la nostra Patria, sia come cittadini che come cattolici. Come cittadini temiamo che il crollo dell’architettura della Repubblica causato dalla ristrutturazione in corso travolga anche i diritti e i valori fondamentali. Come cattolici ci sentiamo figli della Costituzione perché, benché inattuata, mette al di sopra di tutto la persona umana e perché fa del lavoro, che una volta era considerato il compito abbrutente del servo, il fondamento stesso della Repubblica e il diritto col quale sta o cade la dignità del cittadino.

Infine votiamo NO per coerenza storica. Per secoli si è chiesto alla Chiesa di riconoscere la sovranità del diritto e la divisione dei poteri, e sarebbe assurdo che proprio ora che il papa le ha solennemente proclamate all’ONU, i cattolici italiani ne abbandonassero la difesa per tornare a quella vecchia, decrepita, infausta cosa che è l’uomo solo al comando e tutti gli altri a dire di sì. Ma coerenza storica ci impone di votare no anche perché i cattolici in Italia hanno messo il meglio di sé nella Costituzione repubblicana. È la cosa migliore che hanno fatto nel Novecento. Dopo la scelta antiunitaria e revanscista della questione romana, dopo la sconfitta del Partito popolare, dopo l’acquiescenza al fascismo, e grazie alla partecipazione alla Resistenza, la Costituzione è stato il dono più alto che i cattolici, certo non da soli, hanno fatto all’Italia. Ora si dovrebbe cambiarla per portarla su posizioni più avanzate (più diritti, più sicurezza sociale, lavoro, cultura, più garanzie contro la cattiva “governabilità” e l’arroganza della politica), non certo sfasciarla.

Queste sono le ragioni, laiche e sacrosante, del nostro NO alla rottamazione costituzionale.

Roma 21 gennaio 2016, dopo l’approvazione in seconda lettura della nuova Costituzione da parte del Senato, senza i due terzi dei voti.

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Anna Falcone, avvocata, Domenico Gallo, magistrato, Raniero La Valle, giornalista, Alex Zanotelli, missionario comboniano, Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, Lorenza Carlassare, costituzionalista, Paolo Maddalena, vice-presidente emerito della Corte Costituzionale, Boris Ulianich, storico del cristianesimo, Enrico Peyretti, “operaio del leggere e scrivere”, Torino, Adista, settimanale di informazione politica e documentazione, avv. Francesco Di Matteo, presidente del Comitato per il No di Bologna, Giovanni Avena, giornalista, Roma, Eletta Cucuzza, Roma, Angelo Cifatte, funzionario comunale, Genova, Marcello Vigli, Lidia Menapace, partigiana già senatrice, “Koinonia”, mensile, Convento San Domenico, Pistoia, Alberto Simoni, domenicano, Vittorio Bellavite, “Noi siamo Chiesa”, Lorenzo Acquarone, docente universitario, già parlamentare, Genova, Suore orsoline di Casa Rut, Caserta, Raffaele Luise, presidente del Cenacolo degli amici di papa Francesco, Maurizio Chierici, giornalista, Waldemaro Flick, avvocato, Genova, Francesco De Notaris, senatore nella XII legislatura, Napoli, Giuseppe Campione, docente di Geografia politica, presidente della Regione Sicilia dopo le stragi del ’92, avv. Nanni Russo, già parlamentare, Savona, Sergio Tanzarella, professore di Storia della Chiesa, Facoltà teologica dell’Italia Meridionale, Pasquale Colella, docente di diritto canonico, Napoli, I redattori de “Il tetto”, Napoli, Giuseppe Florio, Presidente di “Progetto Continenti”, Roma, Lanfranco Peyretti, Marco Romani, “Pane Pace Lavoro”, Reggio Emilia, Gilberto Squizzato, giornalista, Busto Arsizio, Marina Sartorio, insegnante, Genova, Maria Pia Porta, insegnante, Genova, Paolo Farinella, prete, Genova, Paolo Lucchesi, sindacalista, Barberino Val D’Elsa (FI), Antonino Cinquemani, Palermo, Maria Luisa Paroni, Sabbioneta (Mantova), Giovanni Bianco, giurista, Nicola Colaianni, professore di diritto ecclesiastico, Bari, Franco Ferrara, Presidente Centro Studi Erasmo, Gioia del Colle, Carlo Cautillo, prete passionista, Claudio Michelotti, Parma, Michele Celona, architetto, Mantova, Maria Luisa Maioli, pensionata, Mantova, Gaetano Briganti, insegnante, Mercogliano (Av), Fiorella Ferrarini, vicepresidente ANPI provinciale di Reggio Emilia, Valeria Indirli, catechista, Roncoferraro (Mantova), Rosa Pappalardo, San Fratello (Messina), Corrada Salemi, Dina Rosa, Agoiolo (CR) per SALVIAMO IL PAESAGGIO (sezione casalasca), prof.ssa Marzia Benazzi, Mantova, Bianca Mussini, maestra, Bozzolo (Mn). Eliana Strona, Torino, Carla Zauli, Bologna, Stefano Ventura, ricercatore CNR, capo scout, Bologna, Giovanni Nespoli, Renata Rossi, insegnante, Giorgio Azzoni, diacono, Carla Pellacini, Gianni Gennari, teologo e giornalista, Annamaria Fiengo, insegnante di filosofia, Marco Badiali, Salesiano Cooperatore, Bologna, Luigi Bottazzi, presidente del Circolo G. Toniolo di Reggio Emilia, Fabio Ragaini, Francesco Capizzi, chirurgo, Bologna, Giuseppe Acocella, ordinario di Teoria generale del diritto, Università Federico II, Napoli, Maria Teresa Cacciari, Bologna, Roberto Mancini, docente di filosofia, Università di Macerata, Aldo Antonelli, prete, Avezzano (AQ), Carmine Miccoli, prete, Lanciano (CH), Pio Russo Krauss, Comunità cristiana di Via Caldieri, Napoli, Antonio Vermigli, direttore della rivista “In dialogo”, Quarrata (PT), Giancarlo Poddine, Savona, Antonio Mammi, Comitati Dossetti di Casalgrande, Reggio Emilia, Angela Mancuso, Firenze, Nicola Tranfaglia, Università di Torino, Grazia Tuzi, eredi via Chiesa Nuova 14, (Comunità del porcellino), Emanuele Chiodini, San Martino Siccomano, (PV), Aristide Romani, Flavio Pajer, Biblioteca per le scienze religiose (TO), Saverio Paolicelli, Margherita Lazzati, fotografa, Milano, Marina Lazzati, pedagogista, Fausto Pellegrini, giornalista, Carlo Cefaloni, Franca Maria Bagnoli, insegnante, Ivano Pioli, Ilario Maiolo, avvocato, Roma, Piera Capitelli, già Sindaco di Pavia, Totu Paladini, Fulvio Mastropaolo, ordinario di diritto civile a Roma tre, Anna Sforza, educatrice penitenziario di Bologna, Eli Colombo, Augusto Cacopardo, Firenze, Agata Cancelliere, insegnante, Roma, Nino Cascino, ricercatore sociale, Roma, Giorgio Nebbia, professore, ambientalista, Roma, Maria Ricciardi, Felice Scalia S.J., gesuita, Messina, Luciano Benini, Comitato per la Costituzione, Fano, Marco Bernabei, psicologo, Mauro Magini, chimico, Roma, Marta Lucia Ghezzi, Pavia, Mauro Armanino, missionario e antropologo, Niamey (Niger), Andrea Rocca, Paolo Candelari, Miriam Gagliardi, Vladimir Sabillón, grafico, Francesco Riva, cooperante, Jessica Veronica Padilla, bancaria, Donatella Gregori, dipendente pubblico, Pietro Vecchi, studente di architettura, Donatella Caruso, insegnante, Loris Lanzoni, imprenditore, Ilaria Barbieri, maestra, Umberto Musumeci, Montebelluna (TV), Antonio Caputo, Giustizia e Libertà, Maria Rosa Filippone, bibliotecaria, Genova, Mario Epifani, avvocato, Genova, Raffaele Porta, professore di liceo, Andrea Trucchi, avvocato, Genova, Daniele Ferrarin, Vicenza, Mauro Bortolani, Reggio Emilia, Renzo Dutto e la Comunità di Mambre, (Cuneo). Franco Camandona, medico, Genova, Giuliano Minelli, Maurizio Mazzetto, prete, Vicenza, Luca Pratesi, neurologo, Roma, Giandomenico Magalotti, Francesco Grespan, Maria Paola Patuelli, Luigi Antonio Faraco, Marzabotto, Giacomo Grappiolo, insegnante, Genova, Paolo Palma, presidente dell’associazione Dossetti “Per una nuova etica pubblica”, già deputato dell’Ulivo, Irene e Francesco Palma, Cosenza, Irene Scarnati, insegnante di lettere, Cosenza, Giovanni Serra, imprenditore sociale, già assessore al Welfare, Cosenza, Franca Sità, Gianni Russotto, pensionato, Genova, Giovanni Colombo, avvocato, Milano, Giuseppe Deiana, presidente dell’Associazione C.C. Puecher di Milano, Mauro Castagnaro, giornalista, Francesco Piersante, Luigi Mariano Guzzo, Università Magna Graecia, Catanzaro, Gian Luigi Montorsi, imprenditore, Reggio Emilia, Andriotto Pietro, Costanza Boccardi, casting director, Napoli, Velia Galati, volontaria emerita della Croce Rossa Italia, Genova, Mario Corinaldesi, soccorritore ambulanza ed autista taxi sociale, Agugliano, (AN), Alessandro Bongarzone, giornalista, Angelo Bertucci, Monica Pendlebury, Jacopo Bertucci, Yasmin Bertucci, Giampietro Filippi, geologo, Savona, Giuseppe Claudio Godani , Docente di Filosofia. Genova, Alberto Pane, Andrea Rocca, insegnante, Milano, Dino Biggio, Cagliari, Giovanni Battista Baggi, Cassino (Fr)

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Possono firmare questo appello sia persone singole che riviste, gruppi, circoli, associazioni.

La sede del Comitato dei cattolici del NO è in Via Acciaioli 7, 00186, Roma tel. 066868692, fax 066865898, mail: cattolicidelno@gmail.com, e in ogni computer o cellulare che fungerà da campana per avvertire del pericolo.

Il Comitato aderisce al Comitato per il No nel referendum e al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.

Chi, pur senza firmare questo appello, vuole partecipare alla battaglia per il NO, può aderire al Comitato per il No nel referendum costituzionale a questo link: http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net, oppure http://www.iovotono.it, o scrivere a: segreteria.comitatoperilno@gmail.com

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UN CITTADINO NON MISCHIA FEDE E POLITICA

L’iniziativa di Raniero La Valle volta a costituire un gruppo di “Cattolici del NO” in occasione dell’imminente referendum costituzionale, appare del tutto contraddittoria rispetto alla vicenda intellettuale, religiosa, civile e politica delle Comunità cristiane di base che si richiamano al Concilio Vaticano II e, in particolare, alla riscoperta del valore delle chiese locali, di un cristianesimo che si incarna nella storia degli uomini, di un senso della cittadinanza come espressione dei principi di laicità e libertà religiosa. E rischia di minarne irrimediabilmente l’immagine che si fonda proprio sulla rigorosa coerenza dei suoi protagonisti con quei principi e quei valori

Un gruppo di persone che provengono da variegate esperienze del “dissenso cattolico” ha deciso di prendere una posizione per il NO nel prossimo referendum costituzionale non semplicemente in quanto cittadini ma in quanto cattolici, mischiando così fede e politica e ritenendo in tal modo di catturare maggiori consensi.

Si tratta per lo più di esponenti delle Comunità cristiane di base: un movimento del tutto peculiare, nel panorama delle aggregazioni cattoliche, che si richiama al Concilio Vaticano II e, in particolare, alla riscoperta del valore delle chiese locali, quelle delle origini per intenderci, di un cristianesimo che si incarna nella storia degli uomini e di un senso della cittadinanza che si fonda sui principi di laicità e libertà religiosa.

Tali Comunità hanno mantenuto in quasi cinquant’anni un collegamento tra loro senza mai considerarsi un modello di pratica ecclesiale e hanno scelto di mettere costantemente alla prova la loro “fede in Dio e fedeltà alla terra” senza mai darsi un progetto organizzativo. Vivono un’idea di chiesa ancorata alla lettura comunitaria della Bibbia per ispirare ad essa la propria iniziativa sui problemi concreti della società.

Cercano, in sostanza, di costruire dal basso una chiesa che rispetti le scelte di ciascuna comunità, in una prospettiva di pluralismo teologico e istituzionale. Una chiesa povera dalla parte dei poveri praticata mediante i principi dell’autoconvocazione e della “porta aperta”, senza tuttavia negare all’istituzione ecclesiastica la sua funzione di garantire, nelle forme ritenute storicamente più idonee, la presenza cristiana nel mondo. Una chiesa priva di potere e dotata solo dei mezzi necessari per assolvere alla sua funzione di evangelizzazione.

Con siffatto impegno di prossimità agli ultimi, le Comunità di base contribuiscono a definire scelte politiche funzionali all’interesse generale nella convinzione che il patrimonio ideale e culturale comune è scritto nella Costituzione e non in altro libro sacro e che la politica è la forma più alta della carità se vissuta con rigore morale e competenza e non per perseguire interessi di parte cattolica. Una bella e completa ricostruzione della storia delle Comunità cristiane di base si può trovare nel volume di Mario Campli e Marcello Vigli, Coltivare speranza. Una chiesa altra per un altro mondo possibile (Ed. Tracce 2009).

Nessuno si sarebbe, dunque, mai aspettato proprio da loro un’iniziativa come quella assunta da Raniero La Valle in occasione dell’imminente referendum costituzionale, del tutto contraddittoria rispetto alla sua vicenda intellettuale, religiosa, politica e civile.

E la ragione viene così spiegata nel documento che è stato diffuso: “I cristiani già altre volte, in momenti cruciali della storia della Repubblica, sono stati determinanti con le loro scelte nei referendum per un avanzamento della democrazia e della laicità e per tenere aperta la via di vere riforme. Oggi come cattolici ci sentiamo di nuovo chiamati a votare NO alle spinte restauratrici, e così ci saranno dei ‘Cattolici del NO’ in questo referendum”.

Orbene, l’unica volta che si sono raccolte adesioni per sostenere la posizione di “Cattolici del NO” in un referendum risale al 1974, in occasione del voto sull’abrogazione della legge relativa al divorzio: 88 intellettuali cattolici firmarono l’appello in difesa della legge. Dichiararono che lo facevano per salvaguardare i “valori di convivenza civile e di libertà religiosa, essenziali in una società pluralistica e democratica”. Il 21 febbraio, il Consiglio permanente della Cei aveva emanato una Notificazione che affermava: “Il cristiano, come cittadino, ha il dovere di proporre e difendere il suo modello di famiglia”. Il che è tanto “più urgente quando i valori fondamentali della famiglia sono insidiati da una legge permissiva che, di fatto, giunge a favorire il coniuge colpevole e non tutela adeguatamente i diritti dei figli, degli innocenti, dei deboli”.

Intorno a questa posizione antidivorzista erano coalizzati diversi ambienti cattolici protetti dal segretario democristiano Amintore Fanfani e, sottotraccia, anche da monsignor Giovanni Benelli, sostituto della Segreteria di Stato. I “Cattolici del NO” e, in particolare, Giovanni Franzoni, ex abate della Basilica Ostiense, contestarono le argomentazioni teologiche accampate dai vescovi e proclamarono il diritto di tutti, cattolici compresi, alla libertà di scelta nel referendum.

Significativa una lettera di Carlo Carretto a La Stampadel 7 maggio, ripresa recentemente da Luigi Sandri: “(Nel referendum) è in gioco l’unità indissolubile del matrimonio o il rispetto per chi non ha la fede? Io in coscienza non ho dubbi in proposito. Nessuno di noi cristiani può mettere in dubbio le parole stesse di Gesù: ‘Non divida l’uomo ciò che Dio ha unito’, ma queste parole non possono essere usate con una legge civile verso coloro che non credono alla risurrezione di Cristo e che appartengono ad una società laica”.

Per i “Cattolici del NO” la difesa della legge sul divorzio consentiva una libera scelta per coloro che non consideravano il matrimonio un sacramento. A loro parere, il rispetto per le diverse concezioni della vita veniva prima di ogni altra considerazione di carattere dottrinario.

Una posizione legittima e razionale che si collegava alla dichiarazione sulla libertà religiosa “Dignitatis humanae” varata nel 1965 dal Concilio Vaticano II: tentare di imporre il SÌ, vincolando moralmente le coscienze su di un’opinabile legge civile, era vissuto da quei credenti come un vulnus gravissimo a tale libertà. Nel 1981, quando si tenne il referendum sull’aborto, ci furono delle prese di posizione individuali da parte di Mario Gozzini e Giovanni Franzoni, ma non fu lanciato nessun appello di “Cattolici del NO”.

Dunque, l’unico precedente dell’iniziativa odierna assunta dalla pattuglia di “Cattolici del NO” al referendum costituzionale è l’appello per la difesa della legge sul divorzio, la cui motivazione di fondo era racchiusa nella tutela della libertà religiosa e del principio di laicità. Una tutela che non significava affatto rinuncia alle proprie convinzioni, ma esclusivamente rimozione di ogni pretesa ad imporre le proprie scelte agli altri.

È del tutto evidente che tra le due vicende non c’è alcun legame, trattandosi di materie e motivazioni diverse. E del resto il documento non ha l’ardire di connettere esplicitamente le due iniziative ma lascia intendere che un nesso ci sia, giocando sul fatto che, dopo quarantadue anni, siano in tanti a non ricordare più come andarono le cose o semplicemente a non saperlo perché non ancora nati.

Un ulteriore travisamento dei fatti va poi sventato: i “Cattolici del NO” sarebbero stati determinanti nell’esito del referendum sul divorzio. Qualche mese dopo la consultazione, il promotore dell’appello, Pietro Scoppola, con grande onestà intellettuale, ammise il contrario: essi si erano mossi immaginando che la loro scelta – la frattura del mondo cattolico – sarebbe stata determinante e, invece, “la società italiana si manifestava assai più laicizzata di quanto potessero immaginare sia i promotori del referendum sia i cattolici del NO”.

Anche per questo motivo, quell’esperienza non è stata più ripetuta. Ora, in vista del referendum costituzionale, nasce un raggruppamento di “Cattolici del NO” senza alcuna ragione plausibile e, addirittura, con la pretesa di essere determinanti nel risultato. Forse essi immaginano che un’eventuale affermazione dei NO possa provocare il voto politico anticipato e una nuova maggioranza parlamentare in cui essere determinanti e occupare posti di potere. Ma gli italiani, nel frattempo, si sono ulteriormente laicizzati e smaliziati da non lasciarsi più incantare da chi, per far politica, s’attarda a nascondersi dietro loghi e simboli religiosi.

La cosa che maggiormente sorprende è che tale tentativo viene proprio da alcuni tra quelli che per tutta la vita quei loghi e quei simboli hanno fieramente combattuto in nome della laicità e della libertà religiosa. E ora non si rendono conto di intaccare in modo irrimediabile la reputazione di un’intera vicenda, come quella del dissenso cattolico e delle Comunità cristiane di base; una vicenda finora considerata con rispetto anche in ambienti non contigui proprio per la profonda coerenza ai valori originari che ha caratterizzato in questi decenni i suoi protagonisti.

Alfonso Pascale (www.alfonsopascale.it)

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COMUNITA’ CRISTIANA DI BASE “VIOTTOLI” – PINEROLO

 CELEBRAZIONE EUCARISTICA DI PASQUA
“Accogliamo il vino nuovo del Vangelo!”

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Saluto iniziale all’assemblea

 E’ Pasqua, Dio ha risuscitato Gesù, gli ha dato una vita nuova presso di sé. Raccogliamoci fiduciosamente in preghiera. Al tramonto, la vita sembrava chiusa definitivamente in un sepolcro. All’alba si riaccende la speranza: la morte può essere sconfitta. O Eterno, come hai chiamato a vita nuova Gesù, tuo figlio e nostro fratello, riaccendi il lumicino della speranza che in questi tempi è così debole per molte donne e molti uomini.

Canto

Grazie, o Dio, che hai regalato al mondo, in terra di Palestina, il profeta Gesù di Nazareth, nel quale vediamo la traccia della Tua presenza, il segno del Tuo amore è un dono prezioso per l’umanità.

E’ lui che ci indica la strada verso di Te e ha aiutato l’umanità a sognare e a costruire percorsi di tenerezza, di amore e di

Spesso ci troviamo a parlare di Gesù ma la sua storia concreta non tocca mai abbastanza il nostro

In lui, o Dio, hai voluto dare all’umanità un profeta dell’uguaglianza e della giustizia, un “demolitore” di La sua testimonianza ci ha dimostrato che le cose possono cambiare se veramente crediamo in Te e nel Tuo progetto per la Vita.

Con atteggiamenti e con parole, Gesù ci ha ricordato che la sofferenza e l’ingiustizia non sono un destino, ma condizioni dalle quali si può uscire.

Tutte/i: Ricordaci, o Eterno, che ogni giorno può essere buono per deporre e far germogliare qualche seme di giustizia, di speranza, di solidarietà, di amore.

Canto

Letture bibliche:

Marco 2,18-22Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi».

Luca 19,1-10 – Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Commenti e riflessioni personali

Canto

Sorgente della vita, è bello riconoscerti come il luogo che non è precluso a nessuna/o, che sei la strada che tutte/i possono percorrere, che la casa del Tuo amore ha tutti i lati aperti per accoglierci.

Spesso ci dimentichiamo che ogni giorno della nostra vita è unico e irripetibile; fa che lo possiamo vivere come un tuo dono.

Facci percepire la Tua presenza non come un Dio che giudica ma come un compagno che aiuta, che non vuole dei primi della classe ma persone che camminano tra salite e

Aiutaci a rimanere in dialogo con Te nella gioia, nel dolore, nella disperazione, nella solitudine e ricordaci che dentro ognuno/a di noi c’è un albero da coltivare che può dare buoni

Tutte/i: E soprattutto, aiutaci a non distruggere i sogni di nessuno.

Memoria della cena

Tutte/i: Eccoci, o Padre e Madre, alla memoria dell’ultima cena di Gesù, come suoi discepoli e sue discepole. Egli, sapendo ormai vicina l’ora in cui la congiura del potere avrebbe prevalso, concentrò nel semplice segno del pane spezzato e del vino condiviso tutto il suo insegnamento e disse: “Prendete e mangiate: la mia vita è data per voi e per l’umanità. Quando mangerete questo pasto, lo farete per non dimenticarvi di me”. Poi prese la coppa del vino e, porgendone da bere a tutti e tutte, disse: “Prendete e bevete: la mia vita ha pagato fino allo spargimento del sangue la dedizione alla causa di Dio e dei fratelli e delle sorelle. Dio vi garantisce una alleanza eterna, perfetta: Egli non ritirerà mai il Suo amore dall’umanità. Mangiate questo pasto, ve lo raccomando, per non dimenticarvi di me, di tutto quello che vi ho detto e di tutto quello che ho fatto”.

Segno di condivisione del pane

Dividiamo e mangiamo il pane stasera come se fosse la prima volta. A pensarci bene non sappiamo quale è il primo e l’ultimo giorno della nostra vita ma sappiamo che ogni singolo giorno possiamo metterlo nelle mani di Dio. Ogni giorno può essere davvero importante e non ci sono le grandi e le piccole cose della vita ma ci sono gli anni, i giorni, i momenti, le scelte. Fa, o Dio, che il nostro ringraziarti non sia mai disgiunto dall’assumerci le nostre responsabilità e che la nostra vita non contraddica il gesto che ora condividiamo e compiamo insieme.

Canto del Padre Nostro

Preghiere spontanee

Canto

Benedizione finale

Tutte/i: Aiutaci, o Dio, ad andare per le vie del mondo con lo stile di Gesù. Che le abitudini non ci fermino lì dove siamo. Aiutaci a capire che il sentiero per arrivare a Te non è una corsa di velocità e non si deve sgomitare per passare avanti ma ricordaci che solo chi sta fermo, non cresce.

(a cura di Domenico, per il gruppo biblico del martedì sera)

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