Foglio di Comunità – N°10/2014

Bollettino informativo non periodico della Comunità cristiana di base
Distribuzione gratuita — Pinerolo (To),  30/9/2014

|

LE EUCARESTIE

DOMENICA  12 ottobre  ore  10

DOMENICA  26 ottobre  ore  10

|

GRUPPI BIBLICI

L’assemblea di comunità ha scelto di spostare l’incontro del gruppo biblico settimanale al lunedì sera, alle ore 21, al FAT.

Lunedì 6 ottobre cominceremo lo studio degli Atti degli Apostoli, con una introduzione curata da Carla.

Il gruppo biblico pomeridiano si incontrerà lunedì 6 e lunedì 20 ottobre, al FAT, alle ore 17.

|

ASSEMBLEA DI COMUNITA’

Domenica 12 ottobre, dopo una breve celebrazione eucaristica che inizierà alle 10. Chi può è invitato/a a fermarsi a pranzo per continuare lo scambio conviviale, oltre che del cibo, anche di pensieri, esperienze, incontri… proposte…

|

GRUPPO RICERCA

Giovedì 9 e 23 ottobre, alle ore 21, a casa di Paola ed Elio, continuiamo la nostra ricerca utilizzando il libro “Femminismo Islamico. Corano, diritti, riforme” di Renata Pepicelli (Carocci ed). Ricordiamo che il gruppo è sempre aperto alla partecipazione di chiunque lo desideri.

|

GRUPPO DONNE

Giovedì 2 ottobre, ore 21, da Carla.

|

GRUPPO BIMBEBIMBI

… che ora sono ragazze e ragazzi…

Ne abbiamo parlato in assemblea. Per scelta di Francesca, Lorenzo, Matteo e Gaia il gruppo quest’anno non proseguirà il suo cammino. Abbiamo fatto in questi anni un percorso nuovo e appassionante che siamo disponibili a ripetere qualora altri genitori ne manifestassero il desiderio. Appena sarà pronto manderemo tutto il materiale al sito nazionale delle Cdb per metterlo a conoscenza e a disposizione.

Beppe e Marika Petrelli

|

LA SCALA DI GIACOBBE

Sabato 18 ottobre alle ore 17, presso la sede dell’Arci di Pinerolo (stradale Baudenasca 17), discuteremo sulla difficoltà di costruire una stabilità affettiva e di intraprendere relazioni durature.

Alle ore 19,30 cena autogestita. Alle ore 21 proiezione di un film a tematica LGBT.

|

CASSA  DI  SOLIDARIETA’

Ricordiamo che l’assemblea di comunità ha deciso di mantenere attiva una “cassa di solidarietà” da cui attingere per interventi di sostegno a chi si rivolgerà a noi in cerca di aiuto. Chi può e vuole contribuire si rivolga a Domenico

|

CONVEGNO REGIONALE CDB DEL PIEMONTE

DOMENICA 5 OTTOBRE con inizio alle 10, a TORINO presso l’associazione “OPPORTUNANDA” in Via Sant’Anselmo 28

L’incontro verterà sul tema dell’ECOTEOLOGIA (fede in Dio e cura del creato…).

La relazione introduttiva sarà curata da Carlo Bianchin, del gruppo degli “Sconfinati”, che da tempo approfondisce questo tema e ci presenterà delle interessanti riflessioni.

L’eucarestia è prevista per le 15.30-16.

Come sempre il pranzo sarà un momento di condivisione  delle cose che ognuno porterà. Prevediamo di finire attorno alle 17. La cdb di Torino ricorda che per il pranzo ciascuno/a è invitato/a a portarsi il piatto e le posate, in modo da risparmiare le stoviglie di plastica.

Abbiamo fatto circolare on-line documenti attinenti al tema. Chi li volesse ricevere in formato cartaceo ce li chieda.

|

XXXV Incontro Nazionale delle Comunità cristiane di base italiane

Roma,  6-7-8 dicembre 2014
Casa La Salle, Via Aurelia 472

“Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”(Lc 10,3)
Povertà evangelica in una società violenta

|

ASSOCIAZIONE VIOTTOLI

Stiamo lavorando alla preparazione del n. 2 del 2014.

Ringraziamo tutti/e coloro che tramite email e telefono ci contattano e per gli apprezzamenti che sovente riceviamo. Vi invitiamo a collaborare mandandoci articoli, riflessioni, preghiere, recensioni…

Per chi ancora non lo avesse fatto, sollecitiamo il rinnovo della quota associativa: 25,00 € (socio ordinario) – 50,00 € (socio sostenitore); oppure potete versare un contributo libero utilizzando il ccp n. 39060108 intestato a: Associazione Viottoli – via Martiri del XXI, 86 – 10064 Pinerolo (TO) o con bonifico bancario: IBAN: IT 25 I 07601 01000 000039060108    BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX

Vi invitiamo inoltre a richiedere copie saggio gratuite del nostro semestrale (per informazioni: viottoli@gmail.com). Sono disponibili alcune raccolte complete con tutti i numeri della rivista dal 1992 a oggi. Per informazioni potete scriverci o contattare Carla Galetto: carlaebeppe@libero.it

Sul nostro sito http://www.cdbpinerolo.it cliccando su VIOTTOLI —> ARCHIVIO DEI NUMERI ARRETRATI trovate, e potete scaricare gratuitamente, tutti i numeri in formato *.pdf dal 1998 al 2013.

|

GRUPPO UOMINI IN CAMMINO

Il gruppo si incontra giovedì 2, 16 e 30 ottobre.

Venerdì 10 ottobre alle ore 19 ci incontreremo – nella loro sede al 3° piano dell’ex ospedale Cottolengo – con un gruppo dell’associazione AMA di Pinerolo per confrontarci sulla “solitudine”.

Ricordiamo agli uomini che leggono questo foglio che il nostro gruppo è sempre aperto a chi sente il desiderio di conoscerci o di mettersi in cammino con noi. Basta una telefonata per un contatto preventivo con uno di noi.

Gli incontri del gruppo si svolgono presso la sede del FAT (Vicolo Carceri 1, Pinerolo) ogni quindici giorni, il giovedì, con il solito orario: 19-20,30. Poi andiamo in pizzeria a far cena.

 |

SE L’ITALIA AUMENTA ANCORA LE SPESE MILITARI…

Care e cari che passate da questo blog,

voglio rendervi partecipi di un mio turbamento e farvi una prima proposta piccina-picciò.

Mi ha turbato un articolo, specie il finale, di Manlio Dinucci su «il manifesto»; potete leggerlo qui: http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2014/9/7/42204-litalia-e-in-guerra-e-aumenta-la-spesa-militare/ ma comunque qui sotto io vi riassumo i punti essenziali.

Leggo dunque che il governo Renzi, scavalcando il Parlamento ma di sicuro in accordo con Napolitano si è solennemente impegnato al summit Nato nel Galles ad aumentare la spesa militare italiana.

Leggo che la “Dichiarazione finale del Summit” impegna i 28 membri della Nato a «invertire la tendenza al declino dei bilanci della Difesa», che occorrono «accresciuti investimenti», che resta «indispensabile una forte industria della difesa in tutta l’Alleanza».

Più armi dunque. «Il documento ricorda quindi agli alleati che essi si sono impegnati a destinare al bilancio della difesa come minimo il 2% del loro prodotto interno lordo. Finora, oltre agli Usa che investono nel militare il 4,5% del loro pil, hanno raggiunto la soglia del 2% solo Gran Bretagna, Grecia ed Estonia. L’Italia vi destina l’1,2%. Una percentuale apparentemente ridotta, falsata dall’ingannevole parametro spesa militare/pil: in realtà, trattandosi di denaro pubblico, quella militare va rapportata alla spesa pubblica. Secondo dati ufficiali relativi al 2013, pubblicati dalla Nato nel febbraio 2014, l’Italia spende per la “difesa” in media 52 milioni di euro al giorno (avete letto bene!). Tale cifra però, precisa la Nato, non comprende diverse altre voci. In realtà, calcola il Sipri, la spesa militare italiana (all’undicesimo posto su scala mondiale) ammonta a circa 70 milioni di euro al giorno».

I governi italiani spendono dunque ogni giorno 70 milioni di euro (cioè dei nostri soldi) per le armi… ché questo vuol dire “difesa” nel linguaggio orwelliano che ci domina.

Leggo ancora: «Impegnandosi a portare la spesa militare italiana al 2% del pil, il governo Renzi si è impegnato a farla salire a oltre 100 milioni al giorno. Qualcuno potrebbe dire “verba volant”. L’ impegno non è però formale: la Dichiarazione del Summit prevede infatti che “gli Alleati verificheranno annualmente i progressi compiuti sul piano nazionale” in apposite riunioni dei ministri della Difesa e nei futuri summit dei capi di stato e di governo».

Saltando alla fine dell’articolo di Manlio Dinucci: «Oltre ad aumentare la spesa militare, il governo Renzi (sempre scavalcando il Parlamento) si è impegnato a mantenere forze militari in Afghanistan e a far parte dei «donatori» che forniranno a Kabul (leggi alla casta dominante) un aiuto economico di 4 miliardi di dollari annui. Si è impegnato allo stesso tempo a partecipare a uno speciale fondo di sostegno per il governo di Kiev, candidato a entrare nella Nato insieme a Georgia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Macedonia, allargando ulteriormente l’Alleanza “atlantica” a est.

Questi e altri impegni, assunti dal governo Renzi al Summit Nato, non solo trascinano l’Italia in nuove guerre e in un sempre più pericoloso confronto militare con la Russia, ma provocano un aumento della spesa militare diretta e indiretta che sottrae ulteriori risorse alla spesa sociale e alla lotta contro la disoccupazione. Che cosa si aspetta a fare di questa materia un fronte di lotta politico e sindacale? Che scendano in piazza i girotondini?».

Sono preoccupato, quasi terrorizzato, e allo stesso tempo molto incazzato (anche per la mia ignoranza: non credevo che ci muovessimo su cifre simili e impegni così vincolanti). E non credo che tante e tanti lo sappiano.

ECCO ALLORA LA MIA PROPOSTA PICCINA-PICCIO’…

Mi impegno – e propongo a tutte/i voi – a far girare queste notizie con un piccolo PS a tutti i messaggi (o i post) che scriverete nella settimana 22-29 settembre.

Un PS del tipo: VI FA INCAZZARE?

care e cari, sapete quanti dei nostri soldi vanno in armi? Ecco le cifre riprese da un articolo su «il manifesto» (è qui se volete leggerlo tutto: http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2014/9/7/42204-litalia-e-in-guerra-e-aumenta-la-spesa-militare/ ) del sempre informato Manlio Dinucci.

«Secondo i dati ufficiali relativi al 2013, pubblicati dalla Nato nel febbraio 2014, l’Italia spende per la «difesa» in media 52 milioni di euro al giorno (avete letto bene!). Tale cifra però, precisa la Nato, non comprende diverse altre voci. In realtà, calcola il Sipri, la spesa militare italiana (all’undicesimo posto su scala mondiale) ammonta a circa 70 milioni di euro al giorno».

Vi fa incazzare? Vi sembra giusto far circolare questa informazione? E magari possiamo-vogliamo-dobbiamo discutere su come opporci?

Dal blog di Daniele Barbieri (22 settembre 2014)

 |

TTIP: LETTERA ALLA COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE DI OREGINA… ma in realtà a tutte/i

Nel generale silenzio dei grandi media, relegato in fondo alle pagine e ai siti specialistici di economia internazionale, al riparo da ogni pericolo di dibattito pubblico fra le diverse sponde dell’atlantico e del pacifico, un ristretto gruppo di negoziatori governativi e un numero di gran lunga più alto di lobbisti per conto delle più potenti multinazionali stanno pianificando da almeno quattro anni i due più mastodontici trattati commerciali internazionali del ventunesimo secolo.

Un enorme programma di smantellamento delle residue barriere commerciali, giuridiche e politiche tra Stati Uniti, Europa e dodici paesi delle due sponde del pacifico, funzionale alla creazione della più grande area di libero scambio del pianeta (comprendendo economie per circa il 60% del prodotto interno lordo mondiale), sia per l’estensione geografica che per la profondità capillare con cui il programma di liberalizzazioni e deregolamentazioni abbatterà tutti gli ostacoli sul suo cammino: dai diritti del lavoro alla proprietà intellettuale, dai servizi pubblici fondamentali fino al diritto alla salute.

Si tratta del Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, seconda fase del Transpacific Partnership (TP), elaborato con i Paesi del Sud Est asiatico e non solo. I contenuti e i termini delle trattative in corso sono di fatto inaccessibili agli organi di informazione e anche ai parlamenti dei Paesi coinvolti così come gli incontri segreti con gli oltre 600 rappresentanti delle multinazionali. Perfino a gran parte degli stessi governi è precluso un accesso integrale alle bozze sugli accordi in ballo, come denunciato da Wikileaks.

L’accordo dovrebbe essere siglato a fine 2014, in coincidenza col semestre europeo dell’Italia, paese con un Premier che parrebbe d’accordo, da buon liberista qual’ è, con siffatto Trattato da incubo. L’obiettivo del TTIP consiste nella creazione di una zona di libero scambio che coinvolgerà 800 milioni di consumatori, attorno a cui ruota la metà del PIL mondiale.

A fronte degli oltre 730 milioni di dollari di prodotti che gli Stati Uniti esportano in Europa, e della ripresa della produzione manifatturiera negli Usa, l’obiettivo è quello di vendere sempre più pezzi e componenti a quell’Europa che non li produce più, e per farlo c’è un’unica condizione: abbattere anche gli standard di sicurezza, qualità e salute che al momento li mettono fuori legge da noi.

Gli Stati Uniti mirano ad introdurre nel proprio giro d’affari tre aree strategiche: Europa, America Latina e Asia-Pacifico. AIAB insieme ad altre 20 associazioni, tra cui A SUD, ATTAC ITALIA, COBAS, COMUNE-INFO, COORDINAMENTO NORD SUD DEL MONDO, COSPE, ENNENNE, FAIRWATCH, FONDAZIONE CERCARE ANCORA, FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA, MEDICI SENZA CAMICE, MST-ITALIA, MUNICIPIO DEI BENI COMUNI, ed altre ancora sta promuovendo una campagna per fermare il TTIP e per chiedere al Governo italiano di opporsi ad un accordo che potrebbe lasciare piena libertà alle multinazionali.

AIAB, l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica, sopra citata, elenca i seguenti 10 motivi per dire stop al Trattato di Libero Scambio Usa-Ue.

1) Sicurezza alimentare

Le norme europee su pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali, potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”.

2) Acqua ed energia

Sono settori a rischio privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre potrebbero essere accusate di distorsione del mercato

3) Servizi pubblici

Il TTIP limiterebbe il potere degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati.

4) Diritti del lavoro

La legislazione sul lavoro, già drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere.

5) Finanza

Il trattato comporterebbe l’impossibilità di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione bancaria e finanziaria.

6) Brevetti e proprietà intellettuale

La difesa dei diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale può limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni artistiche.

7) Gas di scisto

Il fracking, già bandito in Francia per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal diritto. Le compagnie estrattive interessate a operare in questo settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la protezione dell’ambiente.

8) Libertà e internet

I giganti della rete cercherebbero di indebolire le normative europee di protezione dei dati personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stati Uniti, autorizzando in questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei cittadini da parte delle imprese private.

9) Democrazia

Il trattato impedirebbe qualsiasi possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo economico, sociale, ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento da parte degli enti locali.

10) Biocombustibili

Il TTIP, attraverso l’armonizzazione delle normative europee in ambito energetico, incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i limiti minimi di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di sostenibilità ambientale.

Quale sarà la decisione dell’Italia? Che influenza avrebbe l’eventuale adesione al TTIP sull’introduzione ufficiale del reato di coltivazione di Ogm sul territorio italiano e sulla decisione Europea – da ufficializzare a fine anno – di concedere agli Stati membri la libertà di vietare gli Ogm sul proprio territorio?

Nel Trattato di Libero Scambio (TTIP), l’agribusiness è la lobby più potente. Lo afferma il Corporate Europe Observatory, secondo cui nessun settore avrebbe incitato di più la Commissione Europea durante la fase di preparazione per i negozianti sulla proposta del grande accordo commerciale tra Europa e Stati Uniti.

Multinazionali alimentari, agro-commercianti e produttori di sementi avrebbero avuto più contatti con l’ufficio commerciale della Commissione rispetto ai lobbisti dell’industria farmaceutica e chimica, dell’industria finanziaria e dell’auto messe insieme.

Dei 560 incontri con le lobby che la Direzione generale per il Commercio (DG Trade) ha organizzato in preparazione dei negoziati, 520, cioè il 92%, hanno visto la presenza dei lobbisti del mondo degli affari e delle industrie, mentre solo 26, cioè il 4%, si sono rivolti a gruppi di interesse pubblico. Dunque per ogni incontro con un associazione di consumatori, ne sono stati organizzati altri 20 con aziende e federazioni delle industrie.

Di fronte a tutto questo il mondo cattolico, almeno fino ad ora, manipolato come sempre dall’apparato mediatico, s’è mosso come se fosse all’oscuro di tutto, situazione non lontana dalla realtà…

In questo assordante silenzio, creato a regola d’arte dai media asserviti ai poteri forti, spiccano alcune significative eccezioni a cui tutti coloro che s’ispirano a valori e modelli alternativi, come le CdB, non possono non dare la massima attenzione…Il senso del mio intervento in seno alla Comunità è proprio finalizzato a richiamare la vostra attenzione su quanti coniugano, come sempre si dovrebbe, etica ed economia.

Con una lettera del febbraio scorso Alex Zanotelli ha aperto uno squarcio inquietante sul TTIP (The Transatlantic Trade and Investment Partnership) ossia il Trattato di liberalizzazione del commercio e degli investimenti tra Usa e Ue, negoziato in gran segreto dagli euro burocrati e catapultato sulle nostre teste. Questo Trattato creerà la più grande area mondiale di libero scambio fra due economie che rappresentano metà del Pil mondiale e un terzo dei flussi commerciali.

Tutto questo con grande esultanza del mondo degli affari ma creando conseguenze sull’ambiente, il lavoro e la nostra democrazia così disastrose che obbligano il padre comboniano a presentarlo “un tale mostro economico-finanziario che sarà pagato caro da miliardi di esseri umani, costretti a vivere tirando la cinghia.”

A tal proposito è sufficiente riflettere sui dieci punti riportati da Aiab e dalle numerose associazioni che vi si oppongono. In ogni caso la lettera di A. Zanotelli, tanto coinvolgente quanto profonda, è leggibile sull’impareggiabile periodico on-line il dialogo e, precisamente, al link seguentehttp://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http%3A%2F%2Fwww.ildialogo.org%2Feditoriali%2Fautorivari_1393083122.htm

C’è un cantiere aperto di discussione riguardo alle trattative in corso, sostanzialmente segrete, per l’adozione del TTIP. Il Trattato suscita molte perplessità e avversioni perché sembra portare alle estreme conseguenze la logica liberista della globalizzazione, lasciando senza tutele l’ambiente, i popoli e i poveri.

Su iniziativa di un gruppo di lavoro formato da Claudio Giambelli, membro della CdB di San Paolo e da me personalmente conosciuto tramite il Forum dei Beni Comuni, Ettore Zerbino ed altri si è cominciato a discutere l’ipotesi di raccogliere elementi per scrivere una lettera a papa Francesco, il quale sta preparando un enciclica sull’ecologia (la salvaguardia del creato) per esprimergli le preoccupazioni delle comunità cristiane e della cultura ambientalista per le devastazioni che questo Trattato potrebbe ulteriormente provocare.

Questo documento, da me considerato assai stimolante, coniugando un insieme di riflessioni economico-politiche con altre di tipo religioso, si può leggere sul blog di Economia democratica al link http://www.economiademocratica.it/?p=1429#more-1429 Lo scopo è, credo, di “stimolare” Papa Francesco ad elaborare una enciclica posizione sul tema del creato, su cui si era già pronunciato nella Giornata Mondiale dell’Ambiente (05/06/2014) ma, anche e soprattutto, ritengo e lo spero, di stimolare il mondo dei credenti a reagire e prendere una posizione chiara in termini etico-politici.

Veniamo alle conclusioni: dallo studio della documentazione reperibile on-line ed anche dai riferimenti acclusi nella mia lettera esaminata mi sembra di poter concludere, in sintesi, che il TTIP sostituisce alla sovranità degli Stati il potere delle multinazionali ed elimina il controllo democratico dei cittadini e degli Stati che li rappresentano. Il TTIP vuole stabilire delle regole a cui tutti devono attenersi modificando le legislazioni statali relative a quei campi da cui le multinazionali possono trarre vantaggi.

Ribellarsi ad un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e internazionali, pieno di false promesse tipo due milioni di posti di lavoro (un milione l’aveva già promesso un Cavaliere di Arcore….), strumentale all’esigenza statunitense d’incrementare le proprie esportazioni visto che la competizione tra poli imperialistici è sempre più accesa, vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a beneficio di tutti e non ad appannaggio dei soliti noti.

Vi invito, pertanto, a firmare la petizione della campagna Stop TTIP Italia il cui sito è www.stop-ttip-Italia.net

Basta , semplicemente, inviare una e-mail a stopttipitalia@gmail.com

Ma non solo…Chiedo, come membro e credente, di parlarne nelle Comunità di Base, iniziando dalla nostra che segue un cammino di liberazione dei cuori e delle menti, grazie a vari apporti, in particolare, quello fondamentale di Peppino Coscione…

Inoltre Sabato 11 e Domenica 12 Ottobre di quest’anno ci saranno in varie città una serie di manifestazioni, ancora da definirsi nei dettagli, contro questo perfido Trattato. Sarebbe importante cercare di parteciparvi, anche come movimento di Comunità cristiane di base!

In tal modo daremmo, come Comunità cristiana, concretezza all’invito rivolto da Padre Alex Zanotelli al popolo di Dio al fine di mobilitarsi contro questa “Statua Imperiale” del Capitale, che può, come quella di Nabucodonosor, essere frantumata per la caduta di un sasso come svela al sovrano babilonese il profeta Daniele, a cui Dio l’aveva rivelato in sogno.

Come diceva Antonio Gramsci, dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria ma io aggiungo, come cristiano ed anche comunista, è pure pienamente ascrivibile all’insegnamento evangelico, che è il riferimento personale di Tutti Noi. Un abbraccio con l’affetto di sempre

Roberto Giardelli

|

COSA NON BISOGNA FARE

Un’altra cosa che l’Europa non deve fare è sottoscrivere il Trattato Transatlantico sul Commercio e gli investimenti (TTIP). Un accordo di questo tipo potrebbe rivelarsi molto negativo per l’Europa. Gli Stati Uniti, in realtà, non vogliono un accordo di libero scambio, vogliono un accordo di gestione del commercio che favorisca alcuni specifici interessi economici. Il Dipartimento del Commercio sta negoziando in assoluta segretezza senza informare nemmeno i membri del Congresso americano. La posta in gioco non sono le tariffe sulle importazioni tra Europa e Stati Uniti, che sono già molto basse. La vera posta in gioco sono le norme per la sicurezza alimentare, per la tutela dell’ambiente e dei consumatori in genere. Ciò che si vuole ottenere con questo accordo non è un miglioramento del sistema di regole e di scambi positivo per cittadini americani ed europei, ma si vuole garantire campo libero a imprese protagoniste di attività economiche nocive per l’ambiente e per la salute umana. La Philip Morris ha fatto causa contro l’Uruguay perchè l’Uruguay vuol difendere i propri cittadini dalle sigarette tossiche. La Philip Morris nel tentativo di contrastare le misure adottate in Uruguay per tutelare i minori o i malati dai rischi del fumo si è appellata proprio a quei principi di libero scambio che si vorrebbero introdurre con il TTIP. Sottoscrivendo un accordo simile l’Europa perderebbe la possibilità di proteggere i propri cittadini. Questo tipo di accordi, inoltre, aggrava le disuguaglianze e, in una situazione come quella europea, rischierebbe di approfondire la recessione” (Joseph Stiglitz, da Il Manifesto del 26.09.2014).

|

TORINO È IN MOVIMENTO. SI È FORMATO IL COMITATO LOCALE STOP TTIP

Torino, 2 ottobre 2014                       comunicato stampa

Fermiamo il trattato di liberalizzazione commerciale USA-UE per arrestare l’attacco del libero commercio contro la democrazia e diritti sociali e ambientali.

Si è formato, anche a Torino, il Comitato locale della campagna Stop Ttip, a sostegno della Campagna Nazionale nata nel febbraio 2014 per coordinare organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP). – http://stop-ttip-italia.net/

L’attività del Comitato STOP TTIP Torino sarà quella di coinvolgere la cittadinanza, associazioni, il mondo politico ed imprenditoriale del territorio torinese nell’opposizione all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP).

Il Comitato torinese è uno spazio aperto a realtà, gruppi e singoli che vogliono attivarsi nella campagna contro il Ttip, campagna che vuole denunciare e fermare le politiche neoliberiste e l’austerità che distruggono democrazia, diritti, economia reale ed ecosistema e che favoriscono da sempre solo i rapaci interessi delle grandi società multinazionali a scapito di quelli delle popolazioni.

Il Comitato in piena sintonia sosterrà tutte la Campagne europee e nazionali attraverso la partecipazione e la creazione di eventi e manifestazioni finalizzate al coinvolgimento ed alla corretta e completa ed approfondita informazione su cosa sia il Ttip e ed e le pesanti ricadute di una sua eventuale approvazione.

Primo appuntamento sarà con un volantinaggio nelle strade e nelle piazze di Torino l’11 ottobre 2014 in occasione della Giornata di Mobilitazione Europea Stop Ttip. http://www.stop-ttip-ceta-tisa.eu/it/

Prime Organizzazioni promotrici e aderenti [lista aggiornata al 2 ottobre 2014]

Attac – Torino; Puntozero Connettivo Politico; Arci – Torino; Partito Umanista – Torino;Comitato Acqua Pubblica – Torino; Alternativa – Torino; Pandora TV; Associazione Voglia di Futuro; Medicina Democratica – Torino; La Comunità per lo Sviluppo Umano – Torino; Coscienza Comune; Pro Natura Regionale; Movimento Consumatori Torino; Rifiuti Zero; No Inceneritore; Comitato W la Costituzione; Alter Polis – Collettivo studenti Politecnico Torino – Libertà e Giustizia – circolo Torino; Azione Civile; Altro Piemonte – Torino; MAG4 Piemonte; CUB Sanità Assistenza Torino; Circolo di Rifondazione Comunista “Teresa Seita” – Venaria (TO)

Contatti Comitato STOP TTIP- Torino
Email: stopttip.torino@gmail.com
Tel. +39 3473115822
Sito web: http://stopttiptorino.blogspot.it/

|

|

COMUNITA’ CRISTIANA DI BASE DI PIOSSASCO

domenica 5 ottobre: partecipazione al convegno regionale a Torino

sabato 18 ottobre ore 15: incontro biblico, inizio lettura del vangelo di Giovanni, da Vanna e Silvana in via Riva Po n. 18

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.