Foglio di Comunità – N° 12/2012

Bollettino informativo non periodico della Comunità cristiana di base
Distribuzione gratuita — Stampato in proprio c/o ALP, Via Bignone 89, Pinerolo (To) il 28/11/2012

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LE EUCARESTIE
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ella sede della comunità)

DOMENICA 2 dicembre ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-sede
DOMENICA 9 dicembre ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-FAT
DOMENICA 16 dicembre ore 10 : prepara il gruppo del martedì mattina-sede
DOMENICA 23 dicembre ore 10Festa del perdono. Prepara il gruppo del lunedì sera sede
LUNEDI’ 24 dicembre ore 21Veglia natalizia. Prepara il gruppo del lunedì sera-FAT
DOMENICA 30 dicembre ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-sede
DOMENICA 6 gennaio ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-FAT|

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ALTRI APPUNTAMENTI

ASSEMBLEA DI PROGRAMMAZIONEDomenica 16 dicembre, dalle ore 10,30 alle 12, subito dopo una breve celebrazione eucaristica. Si raccomanda la maggior partecipazione possibile. Seguirà, per chi può e lo desidera, il pranzo comunitario autogestito.

GRUPPO DONNE: martedì 11 dicembre, ore 16,15, in sede.

GRUPPO BIMBEBIMBI: domenica 9 dicembre ore 15, nella sede della comunità, continuiamo a camminare insieme a Zena e alla sua tribù.

GRUPPO RICERCA: martedì 4 e 18 dicembre stiamo finendo la lettura del libro “Quando Dio era una donna” di Merlin Stone. Poi leggeremo “Leggere il Corano a Roma” di Adnane Mokrani. Ricordiamo che il gruppo è sempre aperto alla partecipazione di chiunque.

GRUPPI BIBLICI SETTIMANALI lunedì ore 21 in sede; lunedì ore 21 al FAT; martedì ore 10 in sede Stiamo finendo la lettura del libro del profeta Isaia.

LA SCALA DI GIACOBBE: sabato 15 dicembre alle ore 16 nella sede del Circolo Maurice a Torino, via Stampatori 10, con il tema: “Da un linguaggio catechistico ad un linguaggio liberante: due cristianesimi diversi“. Discussione e colloquio introdotti da Franco Barbero sulla dimensione inclusiva e responsabilizzante della fede; fuori dagli schemi dogmatici per far posto alla ricerca più appassionata ed evangelica del modo di definirci e viverci come cristiani. Seguirà la cena negli stessi locali. L’invito è sempre aperto a tutti e tutte.

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ASSEMBLEA COMUNITARIA DEL 18 NOVEMBRE 2012

1) Vengono ricordati gli appuntamenti del mese

2) Viene predisposto il “calendario” del mese di dicembre.

a) Oltre ai consueti appuntamenti viene deciso di celebrare il perdono domenica 23 dicembre e l’eucarestia della vigilia il 24 dicembre alle ore 21, sempre nei locali della comunità. Per quanto riguarda l’invito alla comunità valdese di condividere con loro una celebrazione nella nostra comunità non vi è stata alcuna risposta per ora, nonostante sia stato da tempo comunicato al Concistoro della Comunità Valdese di Pinerolo questo nostro desiderio. L’assemblea per il mese di dicembre verrà fatta il 16/12, sempre dopo una breve eucarestia.

b) Per la Scala di Giacobbe l’incontro è programmato il 15/12. Emanuele riferisce che il gruppo per ora non ritiene possibile partecipare alla turnazione nella celebrazione dell’eucarestia domenicale, nonostante gli incontri mensili del sabato vedano una buona partecipazione, però con un notevole ricambio di volta in volta. I “pinerolesi” sono pochi e non possono farsi carico di questo servizio.

c) Il gruppo del martedì viene invitato da Domenico a inserirsi nella predicazione domenicale. Da Antonella e Lella vi è disponibilità a riprendere questo “servizio comunitario”. Verrà confermato successivamente dopo il confronto con il gruppo.

3) Beppe suggerisce che si potrebbe pensare di dare vita ad un gruppo di accoglienza per le persone “nuove” che vogliono riprendere un cammino di fede: un gruppo di confronto, di racconto e di scambio. Franco a sua volta aggiunge che occorre trovare la formula. Luisella manifesta il desiderio di partecipare alla vita della comunità, anche per conoscere di più “dal di dentro” l’esperienza. “Mi manca l’aspetto comunitario: io vengo dall’AGESCI di Pinerolo e ho lasciato questa esperienza entrando in crisi con la Chiesa. Anche se risiedo a Pinerolo spesso sono a Torre Pellice per lavoro e, sempre per lavoro, nei fine settimana mi reco spesso all’estero. Quando posso partecipo al gruppo biblico con Franco. Vi chiedo di accogliermi quando posso esserci e utilizziamo eventualmente internet per le comunicazioni”. Memo chiede se la Scala di Giacobbe riesce a trovarsi come gruppo di coordinamento. Suggerisce di sperimentare qualche volta la celebrazione dell’eucarestia il sabato durante il gruppo. Emanuele: Il gruppo si trova anche come coordinamento. Sono arrivate persone nuove, credenti e non, che stanno cambiando un po’ l’identità del gruppo. Si stanno chiedendo come proseguire il loro cammino in Cdb. Sono in ricerca. Per quanto riguarda la celebrazione dell’eucarestia, personalmente, preferisce prepararla alla domenica con la comunità.

4) Giornata della memoria. Come già deciso in precedenza, Beppe ricorda che occorre scegliere l’argomento per la celebrazione della “Giornata della Memoria” che intendiamo fare in comunità. Per questa iniziativa è programmato un incontro preparatorio il 10 dicembre alle 18 in comunità. In quella sede dovremo concordare con Bruna Laudi e Davide Terracini il tema dell’incontro che si terrà a gennaio. Nasce un confronto vivace ed interessante. Gli argomenti proposti sono molteplici:

Parlare della persecuzione verso gli ebrei, ma anche verso le altre minoranze: zingari, omosessuali, malati di mente… (Luisa). Capire il pensiero filosofico che sta alla base del nazismo e dell’antisemitismo (Luciana). Il culto del corpo maschile in Germania per creare il mito della superiorità… (Beppe). L’Espresso ha pubblicato due dvd sul tema della Shoah (Luisella). Come la memoria della Shoah incide oggi nell’ebraismo? Memoria “paralitica”…(Franco). Angelo propone il film “L’uovo del serpente”, sulle aberrazioni della filosofia nazista. In considerazione dei temi, tutti interessanti, Memo propone di organizzare una serie di incontri nel corso dell’anno. Beppe a questo punto suggerisce di fare un calendario, anche nella prossima assemblea, degli incontri futuri, ma di scegliere per il 10/12 un argomento specifico. Luisa suggerisce di “fare un quadro sulla memoria che non incide più oggi”. Viene deciso di proporre il tema sulla memoria che non produce più nessun cambiamento, anzi…

5) Varie: Il 6/12 alle ore 18 (vedi foglio) a Piossasco è previsto l’incontro del gruppo di collegamento delle comunità piemontesi, aperto a tutte e a tutti come sempre. Il 14 dicembre sul tema “Dopo Paestum” vi sarà un dibattito organizzato da L’Eco del Chisone. Il Comitato contro l’omofobia è convocato per il 7 dicembre, ore 21, nella sede della comunità.

Memo Sales

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COLLEGAMENTO REGIONALE CDB

Ricordiamo che ci incontreremo a Piossasco (a casa di Cesare e Carla) giovedì 6 dicembre alle ore 18. Sarà l’occasione per continuare il confronto avviato durante lo scorso collegamento e per confrontarci sul prossimo incontro regionale, sul tema “Gesù storico”, che si terrà probabilmente domenica 10 marzo. Sede e relatrice/tore sono ancora da stabilire. Appena avremo ulteriori informazioni vi faremo sapere…

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PINEROLO “CONTRO L’OMOFOBIA”

Il prossimo incontro del nostro comitato “Pinerolo contro l’omofobia” è fissato per venerdì 7 dicembre, alle ore 21, nelle sede della cdb.

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VERSO LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Lunedì 10 dicembre, alle ore 18, in sede, ci incontreremo con Bruna Laudi e Davide Terracini per definire contenuti e modalità con cui la nostra comunità intende quest’anno celebrare la giornata della memoria (v. verbale dell’assemblea). E’ bene che all’incontro partecipino rappresentanti di ogni gruppo della cdb.

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GRUPPO MEDIE (E GENITORI) PINEROLO-RIVALTA

Domenica 11 novembre abbiamo partecipato con i nostri figli ad un incontro di riflessione, gioco e convivialità presso la bella cascina della comunità famiglia de “Il filo d’erba” a Rivalta. Per noi pinerolesi è stata l’occasione per conoscere meglio i vari gruppi di Rivalta: gruppo medie (a cui da quest’anno si è aggregato il nostro gruppo medie pinerolese), gruppo bimbi, gruppo superiori e gruppo giovani adulti. Non ci aspettavamo di incontrare così tanta gente. Tra bambini/e, ragazzi/e ed adulti erano presenti circa 70-80 persone!

Sabato 24 novembre alcuni di noi hanno partecipato all’incontro mensile che da diversi anni il gruppo genitori di Rivalta svolge presso il salone della parrocchia di San Francesco di Piossasco. Franco Barbero ha introdotto un interessante e vivace dibattito su pregi e limiti del Concilio Vaticano II.

Per chiunque fosse interessato/a a partecipare ai prossimi incontri forniamo alcuni dettagli sui due appuntamenti di dicembre.

Sabato 1 dicembre alle ore 19, presso la casa di Daniela Filippini (Rivalta, Via Mellano, 4), i ragazzi/e del gruppo medie condivideranno una cena a base di Kebab e prepareranno un canto suonato e danzato-mimato, con l’aiuto di Francesco Melillo, da presentare alla fine della celebrazione di Natale (vedi sotto).

Sabato 22 dicembre dalle ore 16 alle ore 18 presso la cascina della comunità famiglia de “Il filo d’erba” a Rivalta, si svolgerà l’incontro mensile del gruppo medie e genitori. Come gruppo genitori proseguiremo il cammino di riflessione sul Gesù storico cominciato lo scorso anno, commentando insieme l’introduzione e il primo capitolo (pp. 1-34) del libro di Mauro Pesce “Da Gesù al cristianesimo” (ed. Morcelliana, Brescia 2011). Dalle 18 alle 19,30 a gruppi uniti parteciperemo alla celebrazione eucaristica natalizia.

Francesco e Valentina

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CARI FRATELLI E SORELLE DELLA COMUNITÀ DI PIOSSASCO…

Cari fratelli e sorelle della Comunità di Piossasco,

ho letto con particolare attenzione e interesse la vostra lettera inviata al Collegamento nazionale e mi sono sentito interrogato dalla vostra speranza di provocare un dialogo costruttivo.

Provo a rispondere alla provocazione, ma solo per la parte in cui penso possa essere utile un mio contributo: quella che concerne “l’immagine” che abbiamo del movimento nel suo complesso.

Anche a me non interessa se il movimento delle comunità di base sia vivo, già morto o in procinto di esserlo. Nessuno di noi, che abbiamo avviato, con un po’ di fatica in verità, oltre quaranta anni fa il suo cammino per far emergere le Comunità di base dalla indistinta galassia del cattolicesimo post conciliare italiano, ha pensato a quanto tempo dovesse durare.

Non abbiamo voluto, infatti, creare un soggetto omogeneo che avesse una sua teologia, un suo modo di leggere la Bibbia o di celebrare l’eucarestia, pur se fra i tanti con cui ci trovammo a discutere c’era chi lo voleva, sollecitando le Comunità o a ridursi a gruppi di consumo spirituale nutriti di letture bibliche o a costruire, di fatto, un modello omogeneo di altra Chiesa. Così, in realtà, è successo per Cl. Prevalse la tesi che le Comunità di base avevano senso se mantenevano ciascuna la propria specifica vocazione limitandosi a condividere due intuizioni fondamentali: l’autoconvocazione e la scelta anticoncordataria. Per il resto ogni Comunità sarebbe stata pienamente autonoma nel costruire la sua esperienza di chiesa altra. Il movimento doveva essere solo lo strumento per favorire lo scambio di tali esperienze, per sostenersi a vicenda e per resistere alla repressione che la gerarchia aveva messo in atto per soffocare questi tentativi di costruire il popolo di Dio voluto dal Concilio Non a caso nel definirne la struttura organizzativa, dopo lunghe diatribe, se n’è costruita una leggera: un collegamento non un coordinamento, con segreteria operativa priva di poteri decisionali, solo tecnica.

Grazie all’onestà intellettuale e alla dedizione di Ciro Castaldo questa struttura ha resistito a tutti i tentativi, che non sono mancati, di fare delle Cdb sezioni locali di un unico movimento. Abbiamo vissuto quarant’anni, senza finire come Cl o i Legionari e senza venir meno all’ecumenismo di base che pure nei primi anni anche molti evangelici praticavano con noi.  Siamo certo invecchiati, ed è altrettanto certo che il movimento non sopravvivrà alle Cdb. Non doveva essere custode di un modello omogeneo, ma è stato, come doveva essere nel progetto originario, strumento di libertà nella ricerca di fede e nell’impegno di sperimentare la possibilità di viverla in una Comunità autogestita, senza padri né maestri.

Non è certo facile riconoscere i frutti di questo seme diffuso nel silenzio in Noi Siamo Chiesa (fu importata in Italia proprio in un seminario delle Cdb a Livorno con la presenza di mons. Gaillot!) e nei tanti cattolici adulti oggi in circolazione e nelle tante iniziative che in questi mesi hanno intrapreso. Nessun riconoscimento e nessuna rivendicazione, perché il seme dà frutto solo se muore, come il sale e il lievito. Il privilegiare il sociale-politico, o lo studio teologico ed esegetico, o porre nel dovuto rilievo il tema della pastoralità, sono temi da discutere insieme nei seminari e convegni, per poi viverli diversamente al di fuori di schemi e senza priorità precostituite.

Le riunioni del Collegamento nazionale servono proprio a scegliere i temi e definire i modi di affrontarli di comune accordo senza che nessuno pensi di poter imporre la propria proposta… pena il disimpegno o l’ostracismo. Se foste stati presenti all’ultima riunione forse il vostro progetto sul seminario sarebbe prevalso o magari avreste potuto correggere quello avanzato da chi si era assunto l’onere di predisporne uno.

Nella speranza di essere riuscito a proporvi un modo diverso di porre il problema del movimento, vi saluto cordialmente nel nome di quel Gesù che non ci vuole gelosi custodi delle nostre piccole verità, ma disposti a riconoscere e valorizzare le scelte degli altri.

Marcello Vigli
Roma, 7 novembre 2012

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CARISSIMI…

Carissimi,

Intervengo alla mia maniera e sicuramente anche a sproposito nel vostro dibattito precisando innanzitutto alcune cose:

1) Non conosco il contenuto delle riflessioni collegate all’incontro nazionale sul “Divino”, ossia non so quali siano stati i percorsi e le riflessioni che stanno alla base e che hanno richiesto tale incontro e dunque quale sia il “focus” dell’incontro a livello nazionale.

2) Ho letto su “Viottoli” alcune riflessioni della Comunità di Pinerolo in relazione alla figura del presbitero, al suo ruolo, ad alcune considerazioni e perplessità emerse…

“Forte di tanto sapere” è normale che interverrò a sproposito come nel mio solito, convinta che chi mi conosce saprà collocare nella giusta luce quanto dirò in appresso (nel cestino).

Per chi non mi conosce dirò brevemente che dalla comunità parrocchiale dell’Ascensione di Torino sono entrata nella Comunità di Base di Mirafiori che frequentava mio marito, che allora non avevo ancora sposato. Non ci sono state tensioni particolari con la Comunità dell’Ascensione dove continuavo ad avere rapporti e legami e dove c’era una squadra di preti assolutamente aperti, intelligenti e stimabili. Da buoni anticoncordatari ci siamo sposati con la Comunità di Mirafiori, con il presbitero di Pinerolo e non abbiamo registrato le nostre nozze. Qualche giorno dopo ci siamo sposati in Municipio regolarmente. Dalla nostra unione sono nati due figli che hanno 23 e 21 anni.

Abbiamo scelto di non battezzarli confidando che avrebbero potuto farlo più tardi, in modo consapevole e per loro scelta. Soprattutto in età scolare gli abbiamo parlato della nostra fede e di Gesù. Se in un primo tempo il più grande lo abbiamo mandato al catechismo per pochi mesi all’età di 6 anni, presto lo abbiamo ritirato e non abbiamo in seguito ripetuto l’esperienza con il più giovane. Per capirci meglio, il più grande era andato al catechismo in autunno e a Natale, preparando presepe e albero gli abbiamo chiesto cosa stavamo commemorando il giorno di Natale. Il bambino ha risposto che stavamo facendo memoria della nascita di… Dio.

Quando gli abbiamo detto che non era la nascita di Dio ma quella di Gesù, ha continuato a ripeterci che Gesù era Dio perché gli avevano insegnato così. E’ stato allora che lo abbiamo ritirato e ho preso a parlargli dello scorrere del tempo, dell’Antico Testamento, dei racconti del Genesi, degli avi, dei genitori, dei figli… Delle ascendenze e delle discendenze…, insomma si è fatta strada l’idea che Dio ci fosse anche prima di Gesù. Poi, con entrambi i bambini, abbiamo parlato delle parabole, di cosa diceva e faceva Gesù nelle varie circostanze della Sua vita. Gli abbiamo detto che è anche morto, come è morto e che quando si muore è una faccenda definitiva sul piano biologico e tuttavia i cristiani Gesù lo proclamano risorto poiché Dio non ha permesso che la sua esperienza andasse perduta.

In tanti anni, infine, abbiamo parlato di tante cose e sovente si affacciava il tema della fede insieme a quello della vita, delle vicissitudini della Chiesa… e i figli, di volta in volta, si esprimevano liberamente per ciò che sentivano e noi si parlava con loro come si fa in famiglia.

Questo, in sintesi è il background. Nell’attuale è successa una cosa che ci eravamo augurati quando abbiamo deciso di non battezzarli da infanti e che con il passare del tempo ci era sembrata una cosa con poche speranze di realizzazione. E invece, il nostro figliolo più giovane qualche settimana fa mi ha detto né più e né meno questo: “Senti mamma, io vorrei battezzarmi perché sono credente, ma non voglio farlo in Chiesa perché la Chiesa è solo “politica” e interesse e non voglio averci a che fare. Perché non mi battezzate tu e papà?”.

Vi risparmio le mie riflessioni personali su questa novità e mi limito a dirvi il resto della storia che per voi può essere più interessante. Gli ho proposto di  rivolgersi al presbitero della Comunità di base che a suo tempo (25 anni fa) ci aveva sposato. Sicché adesso sta andando in una Comunità di Torino (Pinerolo per noi che viviamo nel cuneese è decisamente più difficile da raggiungere per lui e così Piossasco o Rivalta). Vi saluto tutti cordialmente e sono a disposizione per ulteriori carteggi.

Rita Lacu (Cuneo)

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OSSERVAZIONI SULLE RIFLESSIONI DELLA CDB DI PIOSSASCO

Le osservazioni che seguono non sono state elaborate nella mia comunità, la comunità di base di san Paolo (Roma), ma sono pensieri personali e immediati che mi sono venuti dalla semplice lettura delle problematiche poste nel vostro testo. Problematiche che, in qualche modo, risuonano anche da noi e sulle quali ho spesso riflettuto. Inoltre, del tutto casualmente, abbiamo avuto modo di discuterne di recente in un convegno promosso dalla nostra comunità lo scorso ottobre. Vado per punti e in ordine sparso, riassumendo a modo mio le problematiche in essere:

I) “Siamo tutti figli del Concilio, stiamo invecchiando, non ci sono giovani nelle comunità e non contiamo un… niente”.

Nel convegno promosso lo scorso ottobre dalla nostra comunità (su: “Le due chiese: quella istituzionale e quella “altra”), cui hanno partecipato Mancuso, Flores D’Arcais, Augias e il nostro Giovanni Franzoni, dopo le relazioni d’apertura e all’inizio del dibattito, è stato Flores D’Arcais, che ha posto con chiarezza e brutalità il problema sopra indicato. A confronto con le cdb europee e americane (sud americane) che hanno il loro peso nella vita del paese e costituiscono un punto di riferimento di cui la chiesa locale istituzionale non può non tenere conto, le cdb italiane non contano niente (o giù di lì). Perché?

Gli altri relatori hanno dato la loro interpretazione. Augias ha detto che il fatto dipende sia dal “carattere degli italiani” piuttosto “amorfi” (io avrei detto imbevuti di cultura mafiosa in senso stretto e in senso lato: questo è un paese dove non vai da nessuna parte se non sei collegato a qualche lobby o non hai qualche santo in paradiso) e dalla presenza storica e fortemente repressiva del Vaticano (e su questo non si può non concordare).

Mancuso per parte sua ha sottolineato che guardarsi dentro e avere la chiara coscienza di essere in pace con se stessi non è cosa da poco e quindi in qualche modo non dava eccessiva importanza al fatto che le cdb siano poco visibili.

Per quel che mi riguarda, circa l’irrilevanza delle cdb a fronte del Moloch Chiesa Istituzione, a differenza di diversi amici della comunità che sentono il problema, mi ritrovo sulla posizione di Mancuso. Non sono personalmente preoccupato della “irrilevanza” delle cdb. Certo, non posso non riconoscere che quanto detto in premessa corrisponde alla realtà dei fatti. Ma chi può veramente valutare quanto vale nella vita delle persone un percorso fatto negli anni per “demistificare” un insegnamento obsoleto, antistorico, repressivo della Chiesa? E quanto vale lo scambio, magari occasionale, con chi abbiamo incontrato? Altri semina e altri raccoglie… di cosa ci dobbiamo in realtà preoccupare se una “libertà interiore” è stata acquisita e, speriamo, non ci lascerà mai?

Chiudo questo punto dicendo che nel convegno in questione avrei voluto fare un intervento sulle “Due Chiese”, ma i relatori hanno dovuto lasciare in fretta il convegno e, piuttosto, ho scritto dopo, in forma più compiuta, l’intervento che avrei fatto (e che potrei inviarvi in caso di interesse).

II) “Collegamento col “Fermento spirituale” presente all’interno della Chiesa”

Non penso proprio che abbiate pensato al “fermento” dell’Opus Dei o di CL. Battute a parte, confesso di non essere molto informato sui fermenti che certo ci sono (a Roma mi viene in mente la comunità di S. Egidio). Probabilmente ci sono anche delle parrocchie non male, ma se il “pastore” della tal parrocchia comincia a deviare troppo dal sentiero prestabilito, allora verrà senz’altro cacciato. Su questo argomento non so dire di più.

III) “Sui fondamenti della fede”

Nel vostro documento la parola “fede” ricorre 10 volte, la parola “speranza” mai (in verità compare due volte, ma non nel senso della virtù teologale). Trovo questo fatto molto singolare e, in qualche modo, indicativo. Il fatto è che, personalmente, ho conosciuto nella mia esperienza pochissime persone in cui vedevo una fede vera. Per lo più i “fedeli” che ho incontrato erano nel migliore dei casi persone pie, spesso intolleranti e talvolta fanatiche. Questo non vale certo per chi frequenta da anni una cdb e però l’insistenza sulla “fede” la ritengo un po’ fuorviante. E la sensazione che provo è riassunta nel brano che segue che ho scritto qualche tempo fa:

Non vedo fede nei comportamenti “fanatici” di tanti che dicono di avere fede: non vedo fede nei riccioluti chassydim che muovono ossessivamente il capo al muro del pianto di Gerusalemme, non vedo fede nelle file di schiene prostrate verso la Mecca, non vedo fede nelle processioni salmodianti dietro l’icona di un santo o altro. E, soprattutto, non vedo fede in chi si fa esplodere in mezzo ai civili al grido di “Dio è grande”, oppure in chi bombarda popolazioni inermi per diffondere la nostra “superiore” civiltà cristiana. La pretesa di parlare in nome di Dio (basandosi proprio sul “libro”), e cioè pensare di possedere tutta la verità, è blasfemia. Chi pensa di possedere la verità non è disposto ad ascoltare le ragioni degli altri ed è sempre tentato di imporre, anche con la forza, la propria visione del mondo.

Ecco, senza avere nulla contro la vera fede, sia chiaro, preferisco pensare a Dio in termini di speranza. Da tempo ho maturato dentro di me una risposta a chi mi chiedesse se credo in Dio; la risposta è: non lo so, e però nutro la vivissima speranza che in quest’avventura dell’Universo vi sia un senso del tutto e se c’è un senso del tutto Dio esiste e un’altra vita è possibile.

IV) “Riappropriazione della parola: esegesi”

Su questo argomento ho già fatto delle riflessioni che, sommariamente, vi riporto: in definitiva si può senz’altro affermare che il lavoro esegetico è stato ed è di fondamentale importanza per capire il messaggio che ci è stato tramandato, depurarlo dalle scorie del tempo, svelarne le strumentalizzazioni e trarne insegnamenti validi nel tempo che viviamo. Sorge subito una domanda spontanea: quando si potrà affermare che siamo arrivati a un “ancoraggio” sicuro dopo aver esplorato con un gran lavoro esegetico tutti i testi disponibili? La risposta è mai. Se siamo alla ricerca di “certezze”, allora non è dalla lettura la più approfondita possibile dei testi sacri che le otterremo. Per quanto importante sia l’esegesi, non è da questa che viene la “fede” e quindi la “salvezza”. D’altronde voler ricavare qualcosa di certo dalle scritture, in termini di comportamenti umani corretti ed etici, è inutile e pericoloso perché si può arrivare a tutto e all’opposto di tutto. I nazisti portavano scritto “Gott mit uns” sulle loro bandiere e l’apartheid è stato giustificato sulla base di brani del vecchio testamento. La Chiesa stessa, d’altronde, ha giustificato la pena di morte e l’Inquisizione sulla base delle scritture.

Credo davvero che tutti noi non avremmo raggiunto la consapevolezza che abbiamo senza il lavoro esegetico degli ultimi duecento anni. E tuttavia il lavoro di esegesi viene dopo il lavoro che ci porta alla “liberazione interiore” (della quale l’esegesi è parte).

V) “Mettersi al servizio della comunità”

In relazione a questo tema vi sono due aspetti. Il primo: “le cose concrete” da fare per far vivere una comunità. L’altro, certamente più importante e impegnativo, è quello che voi chiamate “mettere la vita a servizio”.

Sul primo aspetto potrei dire qualcosa visto che per nove anni sono stato responsabile dei locali dove si riunisce la Comunità. Ma l’argomento non è di interesse.

Sull’aspetto più importante non mi sento davvero preparato. Però penso che la vita di ciascuno di noi non debba essere al servizio di nessuno se non di noi stessi e degli obiettivi che ci siamo prefissi nella vita. Abbiamo fatto un cammino di liberazione in una comunità di base e penso che non ci sia bisogno di “preparare” dei pastori. Finché ci saranno quelli che la sorte ci ha donato, andiamo avanti così e… dopo? Non poniamoci il problema: ad ogni giorno basta il suo affanno.

Mauro Magini (Roma)

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DOPO-PAESTUM…

venerdì 14 dicembre – ore 17
via Ortensia di Piossasco 18 – Pinerolo

LE DONNE NEI LUOGHI DOVE SI DECIDE: QUOTE ROSA?

La femminilizzazione dello spazio pubblico – comunque la si interpreti: opportunità, conquista delle donne o rischio di diventare solo “valore aggiunto”, “risorsa salvifica” di un sistema in crisi – ha reso per alcune (molte?) non più rinviabile il desiderio di “contare”, visto come presenza nei luoghi dove si decide, equa rappresentanza nelle istituzioni politiche, amministrative, partiti, sindacati e nelle imprese. Le risposte, molteplici e parziali, non saranno fornite da relazioni né iniziali né finali, ma dallo scambio libero e aperto di riflessioni, esperienze, pratiche messe in comune da chi, nei modi più diversi, si prende cura del mondo, e ritiene tale scambio condizione necessaria per ripensare oggi la democrazia.

Il gruppo donne “Dopo Paestum”

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GRUPPO “UOMINI IN CAMMINO”

Il gruppo si incontra venerdì 13 dicembre, presso la sede del FAT (Vicolo Carceri 1, Pinerolo), con il solito orario: 19-20,30. Ricordiamo che il gruppo è sempre aperto ad accogliere chi volesse provare a mettersi in cammino… chiediamo solo di contattare prima uno di noi.

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COMUNITA’ CRISTIANA DI BASE DI PIOSSASCO

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– sabato 1 dicembre, dalle ore 15 alle ore 17: lettura biblica “Isaia”;
– domenica 23 dicembre, ore 10, eucarestia di Natale

Gli incontri si svolgeranno a casa di Maria Grazia Suppo, via Martiri della Libertà 17

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