Lunedì 30 luglio 2012 – Vangelo di Matteo cap. 28

Le donne: Maria Maddalena e l’altra Maria

Ecco due donne che in questo capitolo hanno un ruolo principale, come già avevamo visto nel capitolo precedente, durante la passione di Gesù. In quest’ultimo episodio del vangelo di Matteo esse sono venute al sepolcro con l’intento di vedere la tomba, dice il brano; infatti era implicito che non si potevano spingere oltre: c’erano le guardie e davanti alla porta della tomba c’era un grande masso che ne sigillava l’entrata.

L’altra possibilità è che siano venute con l’intento di pregare sulla tomba e ricordare il grande amico e maestro. Ma qui assistono alla grandiosa scena ad effetto, quasi apocalittica, descritta da Matteo: grande boato, la pietra rotolata via e un angelo che vi siede sopra. Proprio questo angelo che si rivolge a loro con queste parole: “Non temete, non abbiate paura”.

Poi annuncia loro la risurrezione, la conseguenza della tomba vuota e, per ultimo ma assai importante, chiede loro di portare esse stesse la notizia di tutto questo ai discepoli. Matteo descrive anche lo stato d’animo di queste due donne, timorose ma con una grande gioia nel cuore.

Di questa prima parte del racconto possiamo cogliere diversi aspetti. Io ne prendo in considerazione due.

Il primo: l’angelo dice loro di non avere paura. Queste donne hanno già dimostrato di essere più coraggiose dei vari discepoli che se ne stanno chiusi in casa; esse sono uscite e andate alla tomba; hanno assistito a quella scena di grande effetto, hanno visto quel personaggio che il racconto descrive dotato di sguardo e vestito folgoranti…

Un po’ di paura certamente è nata in loro, ma le parole dell’angelo le incoraggia e le stimola ad una reazione, ad una presa di coscienza di ciò che viene loro annunciato e la richiesta di essere ambasciatrici della notizia (questo è il secondo punto su cui desidero soffermarmi) fa crescere nel loro cuore il coraggio e la gioia.

Esse sono pronte a partire, a correre per portare l’annuncio ai discepoli: che Gesù è risorto e, soprattutto, che li avrebbe preceduti in Galilea e là si sarebbe fatto vedere da loro. In queste donne voglio vedere proprio questo aspetto: ci insegnano il modo di reagire a situazioni difficili.

Oggi siamo in uno di questi momenti e proprio dalle donne che si vogliono mettere in gioco, che non hanno paura, che non vogliono farsi imporre questo sistema capitalistico e corrotto, dobbiamo farci aiutare a vedere uno spiraglio di luce in tutto questo buio.

Quelle donne che non hanno esitato a farsi ambasciatrici e portatrici di novità verso i discepoli e che hanno saputo reagire al bruttissimo momento vissuto sul Golgota, che hanno colto il messaggio dell’angelo e hanno creduto nell’incontro in Galilea: ecco il messaggio positivo che voglio cogliere da questo episodio, per ribaltarlo sull’attualità dell’oggi.

Oggi penso che abbiamo veramente bisogno di cogliere questo messaggio, per ribaltare e invertire la situazione negativa che stiamo vivendo e penso che ci siano veramente delle donne in grado di darci questa scossa, questa notizia di cambiamento; poi, chiaramente, tocca ad ognuna e ognuno fare la propria parte.

Gli uomini

Cosa fecero gli apostoli alla notizia portata loro dalle due donne? Essi sono riabilitati dall’annuncio delle donne, che hanno rafforzato la loro convinzione anche con l’apparizione di Gesù, che ribadisce loro l’annuncio che dovranno portare ai fratelli, per convincerli nella loro titubanza. Queste donne, che portano nel loro cuore tanta gioia e tanta convinzione, riescono a smuovere i discepoli.

Questi partirono per la Galilea e andarono nel luogo indicato loro dalle donne. Ecco che avviene l’incontro. Matteo sviluppa proprio questo tema dell’apparizione, ma lo fa in termini teologici molto personali, come il vero epilogo non solo dell’apparizione, ma di tutto il suo Vangelo.

Gli apostoli vengono presentati in prostrazione alla vista di Gesù, ma anche dubbiosi – alcuni non erano totalmente convinti… Questa immagine si rispecchia molto sia nelle prime comunità, che facevano fatica ad avere una fede sicura e continuativa, sia nel nostro oggi, in cui facciamo fatica ad essere coerenti con quanto diciamo e predichiamo e poi non riusciamo ad evitare di cadere nei dubbi e fare tutt’altro.

Luciano Fantino

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