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Il titolo è promettente, il volume è un contributo sostanzialmente inutile

Il titolo è promettente, il volume è un contributo sostanzialmente inutile. Il genere letterario è quello della tesi di licenza in teologia di tipo compilativo, aggrappata a note e riferimenti così numerosi da risultare soffocanti.
L'argomento è trattato all'ombra del Magistero, intendendo con questo in pratica due documenti romani (1975 e 1986) citati pressoché integralmente, che però hanno almeno il pregio di essere più sintetici.

Una prima parte, intitolata "La sollecitudine della Chiesa per le persone omosessuali", mette insieme, senza un apparente criterio, la testimonianza biblica, aspetti ecclesiologici e giuridici del 'fenomeno', rapidi excursus sociologici e una presentazione di movimenti gay, cattolici e non. Sulla Bibbia e sull'antropologia l'autore non si discosta da quanto è più 'tradizionale' (nel senso di ripetuto), ignorando l'abbondante letteratura biblica e teologica che problematizza diverse acquisizioni date per definitive. L'autore è volentieri assertivo: per lui l'accettazione della propria omosessualità è "fatalismo", i movimenti gay radunano persone che "hanno deciso di fare della loro condizione un motivo di ostentazione" (p. 86), i gruppi di gay cattolici sono viziati da "personalismi" e causa di "possibile scandalo e confusione tra i fedeli" (p. 117), l'antropologia cristiana "è una sola" (p. 99), l'integrazione della sessualità nella relazione affettiva presuppone "ovviamente la convinzione (umiliante) che la persona omosessuale sia incapace di continenza" (p. 82). Su queste basi la proposta pastorale è centrata sul 'riorientamento' e sull'astensione da ogni 'attività sessuale', nella quale, quando si tratta di omosessuali, l'autore vede solo, sembra, la ricerca del piacere: da qui l'insistente e ossessivo richiamo alla 'castità' come unico obiettivo.

Segue una parte dedicata all'eziologia (ricerca delle cause) dell'omosessualità. L'autore ha una grande fede nella psicologia, purché concordi con il Magistero. Ci sono dunque cause, e quindi c'è una cura, che prevede anche la 'prevenzione'! Ma il Catechismo della Chiesa Cattolica non sembra avere questa angoscia eziologica, anzi, pare lasciarla decisamente da parte, quando, riferendosi all'omosessualità, dichiara che "la sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile" (n. 2357).

Nelle ultime due parti l'autore propone come novità sua propria una strategia di collaborazione tra psicologi/psicoterapeuti e pastori esemplificata in due tecniche di 'riorientamento'. La prima, di J. Nicolosi, è basata su uno schema progressivo e meccanico di quattro tipi di amicizia: "amicizia tra persone gay, amicizia casta tra omosessuali; amicizia con maschi eterosessuali non sessualmente attrattivi (dovrebbe essere 'attraenti', ma l'autore ha trasportato di peso l'inglese attractive!); amicizia con maschi eterosessuali sessualmente attrattivi"; l'altra, di G. van den Aardweg, vede nell'omosessuale un vittimista rimasto bambino, da far maturare e da riorientare usando come strumento fondamentale l'autoironia.

Il volume esibisce molte letture. Un maggiore ascolto delle persone avrebbe aiutato l'autore a vedere che le 'strade dell'amore', anche di quello omosessuale, sono più numerose e articolate di quella a percorso obbligato da lui presentata.

Don Domenico Pezzini  (Gruppo “La Fonte” – Milano)