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Liturgia della domenica – anno liturgico B – Pagina 10 – CdB – Comunità Cristiana di Base Viottoli

25^ Domenica del T.O.

Il primo e l’ultimo

Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Marco 9, 30-37).

Questo brano del Vangelo di Marco si divide in due parti: nei primi due versetti Gesù, per la seconda volta, parla del “destino del figlio dell’uomo”; successivamente interviene in una discussione tra i discepoli su chi sia “il più grande”.

Proprio questi due argomenti, apparentemente così inconciliabili, possono rappresentare un momento importante di riflessione. Ovviamente, abbiamo tutti/e ben presente che non si tratta di una vera predizione, ma di un modo di raccontare: al tempo della redazione del testo gli avvenimenti erano già avvenuti ormai da parecchio e tutti i testimoni oculari erano già morti. Marco accosta la previsione della morte di Gesù, fatto doloroso e, per il movimento dei discepoli, problematico, al dibattito su “chi è il più grande”. Gesù, mentre parlava del futuro della sua vita, aveva sentito una discussione, fatta forse a mezza voce ma, comunque, intensa e interessata: accanto a un annuncio di morte e dolore per Gesù, i discepoli si mettono a discutere su “chi è il più grande”.

Quante volte di fronte a grandi sofferenze, a problemi seri di fratelli e sorelle con cui facciamo la strada assieme noi tiriamo fuori i nostri piccoli “bubù”, le nostre paturnie, il nostro egoismo. Anche di fronte ai grandi problemi di questa nostra umanità noi spesso vediamo solo il nostro piccolo orticello. La nostra vita, le nostre cose, i nostri affari, la nostra esperienza, anche di fede, sono comunque sempre più importanti, siamo al centro del mondo e, sotto sotto, pensiamo che comunque Dio ci voglia più bene che a un altro/altra… solo perché siamo “cristiani” o fingiamo di esserlo. Continua a leggere