Lettera alla Comunità di Via Città di Gap… e risposte

giovedì 4 gennaio 2018 – da: Riflessioni e commenti di don Franco Barbero
OGGI UNA FECONDA ASSEMBLEA COMUNITARIA

La rivista ESODO, sentita la comunità cristiana di base di Pinerolo di Via Città di Gap 13, che ne ha sollecitato la pubblicazione, ha diffuso la lettera di Beppe Pavan e Carla Galetto “Prete in una comunità di base”. Il prete di cui parlano è don Franco Barbero.
Le assemblee della comunità hanno due aspetti utili: ci sono coloro che vivono la storia dall’inizio e altri e altre che trovano nell’assemblea la possibilità di conoscere la storia comunitaria in cui si sono in seguito inseriti. Specialmente per queste ultime persone le assemblee sono importanti per evitare di vivere il “frammento” e solo il frammento.
Oggi l’assemblea è stata molto positiva. Abbiamo concordato di fornire una risposta della comunità e una di Franco Barbero.
Non ci sarà possibile inviare il vasto dossier composto dalle molte lettere che ci sono giunte. Vedremo come valorizzarle e renderle consultabili.
La raccolta di questo dossier continuerà nei mesi prossimi ben oltre il termine di fine gennaio in cui dobbiamo consegnare alla rivista il nostro elaborato comunitario.
E se nascesse un piccolo libro da questo dibattito?

Franco Barbero

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——– Messaggio Inoltrato ——–
Oggetto: Lettera alla comunità
Data: Domenica, 7 gennaio 2018 18:17

Care sorelle e cari fratelli della Cdb di Via Città di Gap,

abbiamo letto sul suo blog quanto Franco Barbero riferisce della vostra assemblea comunitaria del 4 gennaio scorso, in cui avete verosimilmente discusso e “concordato di fornire una risposta” a quanto noi abbiamo scritto per la Rivista Esodo, sul n. 4/2017 che abbiamo ricevuto in questi giorni.

Leggeremo certamente con attenzione quanto scriverete voi e quanto scriverà Franco sul prossimo numero della stessa Rivista. Ma non è la prima volta che provate ad affrontare questa problematica con interventi scritti: era già successo sul foglio di comunità. Se ci ritroviamo ancora qui, allo stesso punto, per noi significa che il metodo non funziona.

Quello che è mancato, dal 2003 (30° anniversario della nostra Cdb) ad oggi, è quello che invano abbiamo desiderato e richiesto in ogni occasione: parlarci in presenza, guardandoci negli occhi; ascoltare e confrontarci sui motivi che vi stavano portando ad abbandonare la comunità per fondarne un’altra. Per iscritto continueremo, voi e noi, a raccontare la storia dai nostri rispettivi punti di vista, ma difficilmente arriveremo a una lettura condivisa degli avvenimenti. E potrà succedere ancora quello che stiamo vivendo in questi giorni.

A proposito di questo nostro scritto su Esodo, lasciate che vi precisiamo alcuni particolari, perchè le cose non sono andate esattamente come Franco Barbero continua a presentarle.

E’ stata la redazione di Esodo a chiederci un articolo per questo numero della Rivista su “Preti e comunità”. Noi abbiamo accolto l’invito e abbiamo scritto un “articolo”; non abbiamo mandato alcuna lettera alla Rivista.

Oggetto dell’articolo non è, com’è successo in passato, esporre le nostre rimostranze e desiderata nei confronti di Franco Barbero, ma svolgere il tema che la redazione ci aveva affidato. Ovviamente, come abbiamo spiegato nelle primissime righe, la nostra esperienza si è svolta tutta nella nostra Cdb e in relazione con Franco Barbero.

Da quel che risulta a noi, il direttore di Esodo, prete come lui, quando ha ricevuto l’articolo l’ha subito mandato a Franco B. dicendogli che, se non fosse stato d’accordo, non l’avrebbe pubblicato. A noi, che l’abbiamo scritto e firmato, non ha detto nulla.

Non solo: dal blog di Franco abbiamo scoperto che due mesi prima che venisse pubblicato l’avete diffuso in giro per l’Italia. Perchè avete fatto questo? Questa divulgazione vi ha, evidentemente, fornito le “molte lettere” per il dossier che state preparando.

E magari pubblicherete anche “un piccolo libro”… Buon lavoro! Noi lo acquisteremo certamente, come sempre, perchè siamo curiosi di leggere il “dibattito” che vi sarà raccolto e sapere chi ne saranno i protagonisti. Noi certamente no, perchè l’unico dibattito a cui vorremmo partecipare, e che continuiamo a desiderare, è quello vis-à-vis con voi, in un’assemblea congiunta delle nostre due comunità, per dirci finalmente quello che pensiamo e nominare le differenze che non siamo stati/e capaci di far convivere, nonostante tutte le dichiarazioni in proposito.

Vi salutiamo con affetto, sperando che teniate in considerazione le nostre precisazioni. Perchè queste inesattezze, al limite della scorrettezza, sono facili quando chi non ha vissuto la storia dall’inizio la sente raccontare da una sola parte, pur sapendo che altri e altre hanno un punto di vista diverso su quella stessa storia. La vostra assemblea sarà stata certamente “feconda” e “positiva”, ma forse perchè non c’è stato quel “dibattito”.

Che il 2018 ci veda capaci di maggior sincerità reciproca e di relazioni spiritualmente più evangeliche.

Beppe e Carla
Pinerolo, 7 gennaio 2018

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Franco Barbero in dialogo con Carla Galetto e Beppe Pavan

So solo fare il prete? Può darsi… Ai cancelli delle fabbriche prima della messa negli anni ’60-’70, nei tribunali civili per i reati di vilipendio alle istituzioni militari, negli interminabili processi ecclesiastici, poi in una casa parrocchiale condivisa con operai del Sud Italia, successivamente nella sede della comunità per la scuola agli stranieri, nel gruppo nato 23 anni fa per un cammino terapeutico con i preti pedofili abbandonati, nei 25 anni da animatore del Fat (Familiari e Amici dei Tossicodipendenti), nella Scala di Giacobbe, nel lavoro con l’Agedo dalla sua fondazione, nel Corso per animatrici e animatori biblici da 40 anni a Torino, la costruzione della commissione catechesi che negli anni ’79-’86 vide una partecipazione e una creatività singolari dei genitori e dei ragazzi/e producendo quattro densi testi di catechesi cherigmatica… e nell’impegno quotidiano con gay, lesbiche, transessuali e transgender, un continuo peregrinare da un “Gay Pride” all’altro e soprattutto il rapporto con persone sole, sempre più numerose e in cerca di chi le ascolti, nei gruppi di amicizia cristiano-islamica… così sono trascorsi i miei 55 anni di ministero.

Sì, può darsi che abbia solo fatto il prete, ma forse anch’io ho tentato di essere prima di tutto un uomo e un cristiano, un marito, un fratello che cerca di vivere, con le sue contraddizioni, qualche frammento di vera solidarietà, in un cammino condiviso con i più strani “pellegrini”.

Sconfessato dalle autorità gerarchiche, ho continuato il ministero di accompagnamento teologico e pastorale, con il pieno consenso della comunità (“Perché resto”, Quaderno di Viottoli numero 6, 2003, pag.18-19) e anche in alcune parrocchie che me lo richiedono.
Nello stesso impegno quotidiano del blog e della corrispondenza, ho cercato di accogliere e scambiare momenti e strumenti di relazione e di crescita.

Con la disobbedienza all’ingiunzione vaticana, non ho voluto conservare un potere e tanto meno un posto nella “casta”, ma compiere con la comunità, in quel febbraio 2003, una scelta di libertà evangelica e di aperto dissenso da una autorità gerarchica prevaricatrice nei confronti della mia coscienza personale e di una decisione comunitaria. Come il dettagliato comunicato stampa, ora ricordato, dichiarò apertamente.

Nelle relazioni interpersonali lascio ad ogni persona e ad ogni gruppo che mi incontra la libertà di identificarmi e di riconoscermi in modi diversi: Franco, don Franco, padre Barbero, eretico, padre Franco, vecchietto irriducibile , signor Barbero… Non vedo ragione per le quali persone così diverse, come quelle che incontro, debbano censurare il loro modo di rivolgermi un saluto.

Quanto al “Cerchio di uomini e donne alla pari”, nel pieno rispetto di questa concezione delle relazioni, non attribuisco alcuna importanza alla sedia o al posto che occupo: al centro, a lato, dove capita, dove mi mettono, in piedi, in mezzo, sul marciapiede, al letto di un malato, all’altare di una parrocchia, in treno, al reparto psichiatrico… Il mio tentativo e la mia preoccupazione stanno altrove: tento di stare in quel posto, in qualunque posto, sempre come fratello e accompagnatore.

Prego Dio ogni giorno affinché mi aiuti, in queste diverse situazioni, a mettermi al servizio della crescita, dell’autonomia e della felicità delle persone… Il cerchio non mi convince; il servizio mi impegna e mi aiuta a convertirmi. Nella mia esperienza ho visto e conosciuto troppi abilissimi scalatori della piramide travestiti da teorici del cerchio. Preferisco uno spazio sociale in cui esistano ministri-ministre, animatori e animatrici come leader riconosciuti e dichiarati e così esposti e disponibili al confronto, alla valutazione e alla critica.

Quanto poi alla metafora “pastore- gregge”, la simbolica biblica, letta nella sua espansività e transculturalità, continua a parlarmi di amore, di tenerezza, di cura, di attenzione ai più deboli, alle “pecore smarrite e soprattutto perdute”. L’immagine di Gesù buon pastore e di Dio stesso come buon pastore, non hanno per me nessuna parentela con una relazione di dipendenza gregaria. Quando, a mia volta, ho esperimentato il dono dello smarrimento, ho sempre gustato la gioia di affidarmi a Dio buon pastore, rimettendo nel mio cuore e sulle mie labbra la preghiera del Salmo.

Del resto, la “cura pastorale”mi rimanda alla pagina rivoluzionaria della Riforma che ha cancellato il sacerdozio gerarchico e ha scelto la “consacrazione” dei pastori e delle pastore, il riconoscimento ministeriale di animatori, predicatori , catechisti, uomini e donne che, nella pratica del sacerdozio universale dei credenti, vengono individuati, preparati e immessi nel servizio alla comunità.

A mio avviso, tutti questi ministeri, hanno bisogno di adeguata preparazione e di continua conversione allo spirito e alla pratica del servizio. Senza questi molteplici ministeri, che costituiscono la cura pastorale, le comunità corrono il rischio di perdere la strada.
Cambiare si può? Direi che si deve. Per quel che mi riguarda personalmente, ogni giorno devo cambiare, cioè convertirmi, ma forse la conversione passa spesso attraverso strade diverse e anche attraverso dissensi aperti ed impegnativi. Si può correre il rischio di proiettare sugli altri il nostro desiderio o il nostro percorso di conversione, dimenticando che la conversione degli altri al Vangelo può anche non passare per la mia strada.

E’ sempre molto apprezzabile il richiamo che persone come Carla e Beppe mi rivolgono, affettuosamente solleciti della mia conversione, ma si può essere in stato di permanente conversione su sentieri molto diversi. Senza perdere né la stima né l’amicizia e accettando separazioni chiare, motivate, privilegiando altre istanze e dando priorità ad altre voci. I cuori possono restare vicini anche se i nostri cammini restano diversi.

Per questo motivo quando Beppe Pavan scrisse una sua riflessione dopo il collegamento nazionale delle CDB il 9 marzo 2013 e dichiarò : “Ognuno/a è assolutamente libero di stare dove crede; ma è proprio indispensabile stare in una chiesa? Personalmente sto bene nelle Cdb perché sono in una comunità di donne e di uomini e posso elaborare il mio personale cammino “oltre le religioni e le chiese”; dagli anni ’80 non mi sento più cattolico e neppure cristiano, ma sto bene con chiunque” e quando il 14 settembre del 2013, in un incontro promosso dalla Scala di Giacobbe ad Agape di Prali dichiarò: “Io ora mi sento ateo”, con alcuni fratelli e sorelle della comunità non feci fatica a ridirmi che le nostre strade, da anni ormai si erano diversificate ed era tempo di prenderne atto, come facemmo con grande impegno da parte di tutti/e in numerose assemblee comunitarie. Carla e Beppe sono sempre stati tra i più convinti promotori di questo confronto che ci ha permesso di prendere decisioni anche difficili, sofferte, ma finalmente feconde e liberatrici.

Franco Barbero
(Esodo n°1/2018)

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Due o tre cose sulla CdB di Pinerolo

Chi legga le considerazioni di Beppe Pavan e Carla Galetto sulla cdb di Pinerolo si farà l’idea di una comunità nata e cresciuta attorno a un sacerdote carismatico, ostinatamente legato al suo ruolo di “pastore”, che ostacola la crescita del suo “gregge” accentrando su di sé tutti i compiti e tutti i ministeri. Avendo vissuto un pezzo di quella storia, e continuando a riconoscere Franco Barbero come il presbitero della nostra comunità (come abbiamo fatto il giorno dopo la sua riduzione allo stato laicale, nel 2003), vorremmo dire che facciamo fatica a riconoscerci in questa rappresentazione.

“Sostanzialmente una parrocchia, in cui il prete non si chiamava parroco, ma era lui che si occupava praticamente di tutto”… vediamo. A partire dalla sua nascita, nel 1973, nella cdb di Pinerolo lo studio biblico si è svolto settimanalmente in diversi gruppi (quattro nel momento della massima vitalità), che si ritrovavano nelle case di vari membri della comunità. Uno solo di essi era animato da Franco Barbero, mentre gli altri si auto-gestivano, avvalendosi delle competenze che diverse persone – uomini e donne – avevano acquisito, negli anni (in alcuni casi frequentando la facoltà di teologia valdese). La catechesi era affidata al “gruppo genitori”, che si ritrovava periodicamente con Franco per approfondire i vari temi, ma che lavorava in autonomia con bambini e ragazzi. La predicazione, durante le celebrazioni eucaristiche, era – ed è tuttora – svolta a turno dai “laici”, uomini e donne – e sempre seguita da una libera discussione, a cui tutti possono prendere parte. Il ministero della parola, dunque, non è e non è mai stato monopolio del prete, né le decisioni sulla vita della comunità, assunte collegialmente dal “servizio di direzione”.

Certo, nella storia della cdb di Pinerolo la presidenza delle celebrazioni eucaristiche di regola (ma non sempre) è stata assunta da Franco. E Franco ha una rete di contatti con persone in difficoltà – non solo omosessuali, ma tossicodipendenti, prostitute, stranieri, persone con sofferenze mentali – che gli riconoscono particolari capacità di ascolto e accoglienza. E’ questo un limite di quell’esperienza? La dimostrazione che ci si è fermati a metà strada nella sfida della costruzione di una chiesa “dal basso”, democratica, anti-gerarchica? Noi non lo pensiamo. Certo, oggi è assai di moda – anche in politica – l’ideologia del “cerchio”, in cui “nessuno siede al centro e neanche in un punto fisso della circonferenza”. In cui “uno vale uno” e tutti sono perfettamente interscambiabili, tanto da consentire di svolgere a turno qualsiasi incarico e responsabilità. Ci permettiamo di rilevare l’ingenuità di questa visione, regolarmente contraddetta dall’esperienza, che vede l’affermarsi di leader informali tanto più influenti e dispotici quanto meno riconosciuti sul piano ufficiale. Di fatto, ciò che è accaduto quando si è provato a stabilire una turnazione di presenze nella sede della cdb per “socializzare” il servizio dell’ascolto, è che il campanello della sede è rimasto silenzioso e Franco si è trovato ad accogliere le persone che lo cercavano per i colloqui a casa propria…

Quanto alla libertà di ricerca, non ci risulta che sia mai stata ostacolata nella cdb di Pinerolo. La larvata lamentela perché “lui non si coinvolgeva” in tutti i gruppi (gruppo uomini, gruppo donne, gruppo “ricerca”) ci sembra difficilmente comprensibile da parte di chi rivendica la libertà di camminare da persona adulta nel percorso di fede. Anche il fatto che a un certo punto gli interessi si siano divaricati non dovrebbe essere vissuto in modo traumatico. Qualcuno ha fatto del pensiero della differenza “il” paradigma di riferimento, mentre altri lo hanno considerato un punto di vista da tenere presente accanto ad altri. Alcuni hanno scelto di andare “oltre le religioni”, altri hanno continuato a riconoscersi nella tradizione ebraico-cristiana. Una pluralità di percorsi, vissuti, sensibilità che, nel tempo, ha condotto alla nascita di due comunità distinte a Pinerolo, ma comunque in dialogo tra loro. Perché viverla come un dramma e non come l’espressione della libertà di ciascuno di sperimentare una propria strada, nel pieno rispetto nei confronti di chi ha scelto diversamente? Con affetto, pur nella diversità delle posizioni.

La Cdb di via Città di Gap – Pinerolo
(Esodo n°1/2018)

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